Asparago: finita la campagna 2018.  Puntata 126

SANTENA – 16 giugno 2018 – Gestire in forma associata l’agricoltura e il paesaggio rurale. 2017 e 2018 due anni differenti, per le condizioni meteorologiche, ma uguali all’insegna del cambiamento del clima, che esigono il salto di qualità. La riconversione agricola e l’uso del territorio del Chierese-Carmagnolese prendono la scena sociale e politica.

1) Asparago 2018. La qualità del prodotto è stata alta, nonostante la campagna si sia caratterizzata prima per il freddo e poi per le insistenti piogge che hanno favorito la crescita dell’erba nelle asparagiaie. Iniziata con forte ritardo, intorno al 16 aprile, è durata, per quasi tutti i coltivatori, meno di 60 giorni, fino il 5-9 giugno; solo per alcuni, meno delle dita della mano, è proseguita fino a questo weekend. In conseguenza delle condizioni climatiche, dal punto di vista della sostenibilità, della bellezza e della bontà la campagna è stata ottima, in linea con la crescita costante dell’attenzione dei produttori verso la qualità del prodotto e verso la salubrità della sua coltivazione. La stagione ha registrato cifre in crescita anche per la ristorazione e per l’accoglienza nel territorio del Pianalto. L’asparago di Santena e delle Terre del Pianalto, anche grazie alla Associazione dei Produttori, riesce a reggere alla concorrenza di un mercato anormale e sregolato grazie all’insieme di ricerca, bellezza, bontà, innovazione, tradizione e all’attenzione e al rispetto per i consumatori e gli acquirenti.

2) Asparago 2017. Lo scorso anno la siccità e del caldo confermavano la necessità di cercare soluzioni nuove per l’agricoltura del Chierese-Carmagnolese. Allora la raccolta fu di molto anticipata, iniziò intorno al 23-25 marzo. Il risultato è stato che a fine maggio la raccolta fu sospesa anche per evitare l’esaurimento delle piante. Piante che risentirono della siccità molto meno delle altre coltivazioni, date le caratteristiche specifiche dell’asparago.

3) Gestione Associata dell’Agricoltura. La riflessione sul Distretto del Cibo della Zona Omogenea del Chierese-Carmagnolese si espande oltre ogni più ottimistica previsione.  Mercoledì 13 giugno, ben due riunioni, una nel Municipio di Cambiano, l’altra nel salone della Chiesa dei Marocchi di Poirino, hanno confermato l’interesse delle aziende agricole, delle istituzioni e della Chiesa cattolica verso un’operazione, ormai già avviata, in cui si ripongono molte speranze. Pian piano la riflessione cresce, investendo i rappresentanti eletti dai cittadini, superando le prime naturali diffidenze.  Al centro della discussione la riconversione delle aziende agricole e la necessità di avere una politica del cibo da attuare attraverso il Patto delle Identità Territoriali del dicembre 2016 e il Distretto. Il banco di prova della volontà di collaborare potrebbe essere la gestione associata tra i comuni di un unico ufficio Zonale per l’agricoltura e il paesaggio rurale.

4) Tracciabilità per riconvertire l’agricoltura. In attesa che il mercato e le istituzioni ripristino gli equilibri della concorrenza si deve intervenire sulla salute del consumatore e del coltivatore.Ciò significa fare più controlli sanitari sul rispetto delle norme statali, regionali e dei disciplinari. La strada da seguire è quella della tracciabilità.

5) Identità è ciò che mangiamo. Il Distretto è il contesto in cui si costruiscono le opere e le azioni capaci di soddisfare i diversi interessi che si manifestano nella comunità interessata.La salute alimentare e la politica del cibo sono elementi identitari del Chierese-Carmagnolese su cui deve marciare la politica agricola esercitata dalle istituzioni e la produzione di alimenti da parte di aziende agricole.

6) Santena brividi in Piazza Affari. Memori della storia cavouriana di fusioni bancarie, si segue con interesse ciò che accade sul lato destro, spalle chiesa, di Piazza Martiri della Libertà, laddove un tempo c’era la Chiesa dell’Oratorio femminile. Pare che Jean Pierre Mustier, Ceo di Unicredit (ex Cassa di Risparmio di Torino) stia puntando alla fusione con la francese Société Générale, anche se altre voci dicono che sia più interessato alla Tedesca Commerzbank.  Francia o Germania, se la fusione va avanti, sarebbe la prima operazione che si realizza sotto il controllo della Banca Centrale Europea. Una sfida che al nostro Conte sarebbe piaciuta perché va nel segno dell’integrazione Europea.

7) A morte il diesel. Continua la guerra contro il diesel. Dicono faccia male, mentre la benzina “farebbe” bene. E così il motore ad oggi meno caro e più durevole sta per scomparire. Dopo il 2020 le fabbriche automobilistiche, con la copertura delle istituzioni, abbandoneranno il diesel perché troppo inquinante. Comunque. Se qualcuno vuole, chiudendosi in un garage, suicidarsi è meglio non usare il diesel, ma un’auto a benzina. Con quest’ultimo il decesso è sicuro dopo poco tempo. Col gasolio è difficile, perché le sue emissioni, al contrario della benzina, non sono immediatamente mortali. Tossirete e tra qualche decennio forse morirete per problemi polmonari. Intanto è bene sapere che l’auto elettrica è territorio quasi esclusivo dei cinesi. La Cina è -sempre più- vicina.

Gino Anchisi.
da Santena, la Città di Camillo Cavour, 16 giugno 2018

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