Santena, asparago laboratorio di innovazione. Puntata 142

SANTENA – 20 ottobre 2018 – Distretto del cibo e agricoltura 4.0. A Cesena si conoscono esperienze diverse e nuove (Cina, Messico, Perù, Canada, Germania, Olanda, Spagna, Francia, Svizzera, Australia, Nuova Zelanda, Cile, Africa, Veneto, Trentino, Puglia, Alto Adige, Romagna, Emilia, Sicilia, Campania, Toscana, Lazio, Toscana, Lombardia, Piemonte). 100 anni dalla Grande Guerra, 73 anni di pace: sull’Europa non si scherza. Milano è sconvolta, troppe Pegaso vanno a fuoco.

 

1) Micorrize, la nuova frontiera. Le biotecnologie impiegate nella coltivazione dell’asparago e in agricoltura sono la grande novità del nuovo millennio. Di che si tratta? Nel caso dell’asparago, di funghi micorrizici, cioè microrganismi utili, che agiscono per far si che le piante siano messe nelle migliori condizioni di benessere. Benessere che deriva dal contatto della pianta col terreno. Un’unione tra vegetale e minerale che genera la vita grazie all’entrata in azione di centinaia di migliaia di microrganismi che agiscono nel terreno e sulle piante. L’impiego delle micorrize apre nuove strade nella produzione di alimenti vegetali agendo sulla simbiosi pianta-fungo, stimolando un buon rendimento nella produzione degli asparagi o di altre colture.

2) Piantine o zampe. La discussione è aperta. Secondo Christian Befve, esperto francese di asparagi, bisogna prevenire le conseguenze di fusariosi, stemfiliosi, ruggine e di altre malattie fungine. Il ricorso al trapianto delle piante presenta, nella prima fase, minori rischi sanitari rispetto all’interramento delle zampe. Interramento che dunque va fatto avendo massima attenzione alla salute delle delicate radici. Un dato è certo, piante o zampe vanne messe in profondità, in terreni drenanti, meglio se sabbiosi e concimate e irrigate a dovere. Operazioni tradizionali praticate a Santena e del Pianalto che dimostrano ancora la loro validità, ma che oggi vanno abbinate agli interventi sanitari e alle tecniche innovative illustrate nel corso dell’International Asparagus Day di Cesena.

3) Diserbo. Per evitare il ricorso ai diserbanti chimici, dannosi alla salute e all’ambiente, o al diserbo manuale, dannoso per salute del coltivatore e per i costi di produzione, la novità è rappresentata dalla pacciamatura a telo. Teli speciali di plastica biodegradabile, della durata di pochi mesi, perforabili dall’asparago, in grado però di contenere la crescita delle erbe infestanti. Altro sistema illustrato a Cesena riguarda il pirodiserbo, fatto col fuoco, con macchinari che però richiedono un investimento di un certo peso. Sulla tecnica di pirodiserbo l’innovazione è continua, sia in relazione alla tecnologia, sia rispetto all’inclinazione della fiamma sulla baulatura.

4) Attenzione dalle Banche. Nel passato le banche hanno sempre prestato grande attenzione all’agricoltura della Zona. La Cassa di Risparmio di Torino e il San Paolo si contendevano la raccolta del risparmio e il finanziamento delle nuove aziende agricole. Oggi, di fronte alla necessità di riconvertire aziende e produzioni e di introdurre innovazione nella coltivazione, conservazione, certificazione, distribuzione e commercializzazione, si avverte il bisogno di un intervento orientato a sostenere il processo di trasformazione in corso e la filiera di produzione. Una filiera che ha nel Distretto del Cibo lo strumento per uno sbocco nuovo di mercato, che punta sulla qualità, la salubrità e la freschezza degli ortaggi, della frutta, delle carni e dei cereali prodotti nel territorio della comunità della Città Metropolitana Torinese.

5) Province: esempio di populismo imperfetto. Sciagurato è il giorno in cui Del Rio, le Regioni e i Sindaci dell’ANCI, presi dall’abbaglio dell’onnipotenza comunalistica, decisero di eliminare le Province. Sciagurato chi, per ignoranza, seguì l’idea miracolistica che abolendole si sarebbe ridotta la spesa pubblica. Oggi tutti si accorgono dell’errore, tipico esempio di un populismo cavalcato da tutti, meno uno. La Lega, ancora separatista Nordista, oggi convertita al nazionalismo pro-meridionalista, quasi di stampo risorgimentale, evocante seppur lontanamente Cavour, Mazzini, Rosmini, Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Della mancanza dell’Ente considerato fondamentale da Camillo Cavour oggi se ne accorge chi percorre una qualsiasi strada della rete estesa su 130.000 mila km, per la quale le Province ricevono per la manutenzione solo 2000 euro al km, contro i 22.000 dell’Anas e i 120.000 al km per la rete autostradale. Risultato: le strade provinciali sono in netto dissesto, le vetture si logorano, mentre i Comuni confermano la loro inutilità nel gestire problemi di area vasta (Fonte UPI. Unione Province Italiane. Settembre 2018) .

6)1918: il trionfo della furia nazionalistica e l’identitarismo odierno. Gli europeisti dicono di volere gli Stati Uniti d’Europa. I nazionalisti invece vorrebbero un Confederalismo che salvaguardi il nazionalismo statale. La confusione è forte. Fatto è che l’Unione Europea nata dopo il crollo dell’URSS come terzo polo inserito tra USA e Russia, oggi si trova in difficoltà proprio grazie alla ritrovata convergenza russo-americana nel mettere l’Europa in difficoltà. La memoria della Prima Guerra mondiale, del cui nazionalismo di sono figlie le Leggi Razziali in Italia del 1938, gli Stati totalitari –Italia, Germania. Unione Sovietica- e la Seconda Guerra Mondiale, deve essere messa a frutto. Soprattutto per fare i conti con l’europeismo, con l’antieuropeismo e con il risorgente nazionalismo. Per questo il ricordo della Grande Guerra, prendendo spunto dal ricordo dei caduti e dei reduci, deve prolungarsi a riflettere su come, cento anni dopo, gli Italiani e gli Europei affrontano il loro essere in un Mondo nel quale, nel male e nel bene, hanno svolto un ruolo di primo piano. Almeno fino a ieri.

7) Chi paga per le troppe Pegaso di Santena a Milano. In questi giorni Milano è sconvolta. C’è traccia di diossina nell’aria ma gli esperti dicono che i valori, seppur alterati, non sono pericolosi. Regione e Comune, comunque, invitano a stare chiusi in casa, a non mangiare frutta e verdura coltivata negli orti. Da 5 giorni un deposito di rifiuti continua a bruciare. L’ARPA controlla. Da quel che si legge, la dimensione sembra superiore a quella che colpì Santena quel mercoledì 17 marzo del 2010. Si era poco prima dell’apertura della raccolta degli asparagi. Nelle serre e in campo l’attività agricola cresceva a pieno regime. Il deposito della Pegaso, sulla Strada Statale 29 andò in fumo. Una nube nera si abbattè su Santena e i Comuni dei dintorni. Le operazioni di spegnimento furono complesse e si prolungarono per più giorni. La beffa è arrivata anni dopo. Dopo vari gradi di giudizio il costo delle operazioni, per centinaia di migliaia di euro, sono ricaduti sulle tasche dei cittadini santenesi. Da allora questa storia si è ripetuta altre volte in Piemonte e nella Città Metropolitana Torinese. Lo stesso è accaduto a Milano e dintorni. C’è da augurarsi che i rappresentanti delle istituzioni e degli enti addetti ai controlli pongano fine a uno stillicidio che ricorda da lontano la Terra dei Fuochi, tristemente nota per le azioni e i roghi della delinquenza organizzata.

Gino Anchisi.
da Santena, la città di Camillo Cavour, 20 ottobre 2018.

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