Gonin a Palazzo Lascaris e nel Castello Cavour. Puntata 151

SANTENA – 22 dicembre 2018 – Dal 20 dicembre al 1 febbraio 2019, a Palazzo Lascaris, di Torino, mostra di opere di Francesco Gonin e di suo fratello Enrico. Il Palazzo era la casa dei nipoti di Cavour, oggi è la sede del Consiglio Regionale. Di Francesco Gonin è nota l’illustrazione dei Promessi Sposi, voluta da Alessandro Manzoni. Una buona occasione per promuovere il Castello Cavour.  A Santena tra i suoi quadri spicca la raffigurazione della morte della giovane cognata di Camillo Cavour… tra conformismo e sincerità.

Quando Giovanni Visconti Venosta lasciò ai Torinesi il Castello Cavour e, successivamente, quando Maria Avetta, Carlo Pischedda e altri, nel 1959-60, diedero forma al “secondo” Museo Cavouriano di Santena avevano ben chiaro cosa volevano. Sapevano che Santena è un pozzo inesauribile di memorie della storia patria. Sapevano di avere per le mani un bel contenitore, che andava riempito di contenuti.

Per prima cosa, evitarono accuratamente di fare un mausoleo cavouriano. Un monumento alla persona era il peggior favore che gli potessero fare. Volevano un museo vivo, in cui i suoi contemporanei e Cavour parlassero ai loro discendenti ed eredi delle modernizzazioni e dei progressi apportati nella società italiana ed europea dai cambiamenti culturali, agricoli, religiosi, scientifici, tecnologici, infrastrutturali e istituzionali. Diedero anche il giusto risalto alle opere d’arte e agli arredi della casa in cui si è formato uno tra i più grandi agricoltori d’Italia e uno dei più importanti statisti d’Europa.

Tra i quadri più significativi esposero quello che rappresenta una vicenda comune di tutte le famiglie italiane, ma con qualcosa in più. Innanzitutto raffigura la morte della sposa di casa, dopo il parto. Quella giovane mamma muore la notte di Capodanno, il 31 dicembre del 1833. Il suo terzogenito, Ainardo, è nato il 12 dicembre. Venti giorni, il tempo per morire d’infezione, separano la gioia, dalla disperazione. Un evento comune in quei tempi, di cui non si conoscevano le cause. Risultato: in ogni provincia c’erano migliaia di orfani. I più poveri finivano per riempire l’esercito di piccoli garzoni di campagna e di città. Superata la soglia della sopravvivenza dei 5-6 anni, questi non bambini, lavoravano nelle cascine, nelle case, nelle botteghe, nelle industrie nascenti, spesso, fino allo sfinimento. Una vicenda conosciuta grazie al passaparola casalingo e ai romanzi che hanno segnato la cultura dell’ Otto-Novecento. La livella, allora come oggi, tutti equiparava, l’indigenza, oggi come allora, faceva la differenza.

Il pittore è uno degli artisti della rivoluzione culminata con l’Unità d’Italia. Il quadro finito da Francesco Gonin nel 1834, ma si diceva abbozzato nel dicembre 1833 durante l’agonia, presenta vari livelli di lettura. Chiavi diverse che aprono squarci sulla storia degli Italiani e dei Cavour. Il piccolo dipinto, esempio del genere death-bed era esposto, nella camera di Adelaide Lascaris di Ventimiglia, al primo piano dell’ala sinistra del Castello Cavour a Santena, prima stanza a destra. Provvisoriamente, in attesa che terminino i lavori di ristrutturazione, adesso è nell’ex Museo cavouriano.

La scena raffigurata è drammatica. Siamo a Torino, a Palazzo Lascaris, in un freddo giorno di fine dicembre 1833. Nella stanza, accanto al letto, sono seduti due uomini. Il marito, Gustavo Benso, è preso di spalle, curvo, remissivo, accasciato sulla poltrona, distrutto. Il padre, Agostino Lascaris di Ventimiglia, ritratto quasi di fronte, è altezzoso, anaffettivo, innaturalmente immobile, chiuso in se stesso. Dal loro atteggiamento si capisce che nella tragedia della morte, si svolge un altro dramma famigliare. Nel letto, si vede una donna giovane e bella, più bianca delle lenzuola. Il pittore ne dipinge l’agonia. La mamma, la suocera, la nonna, i figli non sono rappresentati. Solo due uomini in preda ad un dolore inespressivo. Il pittore qui è sincero e lascia libero sfogo ai sentimenti. Si respira un profondo disagio. I due non si guardano, non si stimano. C’è il marito. Ma perché inserire anche il padre? Perché la scena si svolge a Palazzo Lascaris, la casa di Agostino.

Lei è Adelaide Lascaris di Ventimiglia, moglie di Gustavo Benso di Cavour, il fratello maggiore di Camillo Cavour. Il matrimonio tra Adele e Gustavo non è felice, non sono una coppia ben assortita. Lo conferma Camillo nei suoi diari. Scriverà pure che Agostino ha fatto torti infami al genero Gustavo. Il Lascaris se ne andrà da Torino nel 1835. Si trasferirà a Pianezza nella villa dove è sepolta Adelaide. Morirà nel 1838. La moglie, Giuseppina, l’ultima dei Carron di San Tommaso, già si era separata, a causa del suo irascibile e violento carattere. Lui, in contrasto con i famigliari, lascerà all’Arcivescovo di Torino Dom Giovanni Franzoni –il nemico giurato dei progressisti, degli innovatori di cui fanno parte Camillo Cavour e i suoi amici– parte di Palazzo Lascaris e la villa di famiglia di Pianezza. Delle sorti e dell’educazione dei tre figli di Adelaide, Augusto, Giuseppina e Ainardo, si occuperanno i Benso.  Ma questa è un’altra storia.

Il quadro rappresenta il genere death-bed.  Fotografa, a futura memoria, un evento comune  nelle famiglie povere, ma anche in quelle ricche: la morte dopo il parto. Una disgrazia che modellava la vita sociale italiana fino alla metà del secolo scorso. Ritrarre persone normali nel letto di morte non era usuale. Fin’allora molti quadri avevano ritratto la morte, ma il soggetto era prevalentemente religioso, oppure dissimulato da scopi scientifici. Altri raffiguravano teatralmente figure classiche. In questo invece prevale la tragedia intima e famigliare. Col Romanticismo e dal Risorgimento in poi lo stile si diffonderà. Aleggiano drammi di persone comuni.

Lei sta morendo di febbri da parto. L’infezione si è impadronita del corpo. Il sangue è andato in acqua. Il pallore rende la pelle più bianca del lenzuolo. Cure e speranze non ce ne sono. Restano solo la preghiera e la rassegnazione. L’infezione è portata dai batteri di cui non si conosce l’esistenza. Il “Santo” Luigi Pasteur li scoprirà più tardi. Lo farà dal 1854 in avanti, lavorando sulla fermentazione e conservazione dei vini e della birra. Le cure delle infezioni arriveranno col tempo. Pasteur si occuperà però della diffusione delle pratiche di igiene e di prevenzione che già miglioravano le condizioni. La disinfezione delle mani, delle attrezzature mediche e infermieristiche porrà un primo rimedio a quella che era un’enorme strage. La penicillina, sarà scoperta da Fleming solo nel 1929, nell’anno della firma dei Patti Lateranensi e della grande crisi internazionale.

Nel 1833, Adelaide e tutta la sua ricca e potente famiglia, come gli altri mortali, non potevano che arrendersi alla volontà del Signore. La morente è ritratta tra le coltri, pallida, arresa, calma e remissiva. L’artista nel raffigurare la moribonda coinvolge i due uomini nella tragedia. Vista la destinazione famigliare, in cui restano i tre orfanelli, si adegua al senso comune e alle convenienze. L’immagine è conformista, ma quella rassegnazione dice che Lei è vittima e non solo della malattia. Camillo Cavour nel suo diario completa la scena durata parecchi giorni. Lei non accettava il destino e si ribellava all’idea di morire. Delirava, aggrediva con maleparole il marito, insultava i parenti e i presenti. A Lui arrivò a dire che le faceva ”l’effet du diable”.

Il dipinto ricorda quanto la morte allora fosse un atto pubblico, in cui il morente era protagonista della scena e partecipe del rito. Il sacerdote si recava presso il giaciglio più volte. Lo invitava a confessare tutti i peccati perché l’anima fosse libera di salire al cielo. Poi c’era la comunione. Il tempo veniva scandito dalla preghiera, in presenza dei famigliari. Con l’aggravamento, il sacerdote portava i conforti religiosi e infine, registrando nell’atto di morte se era o meno cosciente, gli impartiva il sacramento dell’estrema unzione. Se abitava vicino alla chiesa il moribondo sentiva il suono lento e greve delle campane che suonavano per lui, annunciandone l’agonia.

Ma chi era Francesco Gonin, pittore, capace di raccontare storie grandi e piccole? La sua carriera è legata alla committenza della crescente borghesia e a Carlo Alberto, il Principe del ramo Savoia-Carignano, di educazione francese, salito al trono nel 1831, dopo la morte dello zio Carlo Felice. Carlo Alberto è il Re che dovrà misurarsi con la dimensione nazionale e mondiale dei processi in corso. Nel 1821 si è fatto le ossa con la rivoluzione alla quale si è sottratto grazie al deciso intervento dello Zio. La vicinanza con famiglie della nobiltà imprenditoriale e dell’alta borghesia gli indica comunque di favorire la modernizzazione della società puntando sui ceti emergenti. La coscienza di essere un Savoia, di appartenere a una famiglia proveniente d’Oltralpe, con scarse radici nella grande cultura classica italiana gli suggerisce di sostenere una nuova politica culturale che affermi il ruolo storico della Sua casata nella Penisola e in Europa. Appena salito al trono inaugura il monumento a Emanuele Filiberto, in piazza San Carlo, eseguito da Carlo Marochetti. Emanuele Filiberto è il Savoia che, facendo nel 1563 di Torino la capitale del Ducato, lega il casato alla storia del Piemonte e d’Italia. Subito dopo dà vita alla Galleria Sabauda, diretta da Roberto d’Azeglio, fratello di Massimo e cognato di Cesare Alfieri di Sostegno, e all’ Armeria Reale.

Carlo Alberto sostiene un progetto di consolidamento delle radici peninsulari che si esprime nel rinnovamento dei palazzi reali, da Torino a Racconigi a Pollenzo, nella valle del Tanaro, vicino a Bra. Il progetto è affidato a Pelagio Palagi, artista capace di andare alla pre-romanità sostanziando un’italianità ampiamente influenzata dall’arte etrusca, greca e neomedievale. Il disegno di legittimare la dinastia Sabauda è complesso da realizzare. Eppure nonostante la provenienza transalpina, neanche trent’anni dopo, nel 1861, i Savoia siederanno sul Trono d’Italia. Ciò grazie all’azione di Camillo Cavour, di Francesco Gonin e dei loro contemporanei e alle particolari condizioni che in quel periodo si vennero a creare a livello mondiale. 

Francesco è dunque uno dei tanti protagonisti del Risorgimento. Nato a Torino il 16 novembre 1808 da Giovanni, di Luserna San Giovanni e da Sara Castanier, ginevrina, entrambi di religione valdese, è morto a Giaveno il 14 settembre 1889. Nel 1829 si convertì al cattolicesimo. Nel 1826 e 1827 lavorò nell’Abbazia di Altacomba, realizzando gli affreschi della Vita di San Bernardo. Tra le sue opere, le illustrazioni della “Histoire de la maison de Savoie” di Giovanni Frézet di Mentoulles, insegnante e precettore di Camillo Cavour e dei La Marmora. Oltre al quadro di Adelaide Lascaris, di Gonin a Santena ci sono i ritratti di Adele de Sellon, mamma di Camillo Cavour, di Vittoria de Sellon, moglie di Aynard Clermont-Tonnerre, di Augusto Benso di Cavour e il dipinto con i tre piccoli figli di Adelaide e di Gustavo Benso di Cavour: Augusto, Giuseppina e Ainardo.

Gino Anchisi

da Santena, la città di Camillo Cavour, 22 dicembre 2018

N.B. 1833-1834. 1833 Camillo Cavour compie 23 anni. In agosto-settembre soggiorna a Ginevra. Con parenti e amici discute degli Stati Uniti d’America. A Grinzane deve risolvere la scabrosa faccenda della bella “Salinera”. In Val Pellice l’imprenditore valdese Giuseppe Malan e gli svizzeri Grainicher e Trog impiantano un cotonificio che nel 1840 avrà 10.000 fusi con telai ad acqua e 300 operai. Nasce Alfred Nobel, l’inventore della dinamite. La Camera dei Comuni vota l’abolizione della schiavitù. 1834. A luglio è a Valdieri e incontra Anna Schiaffino ai vicini bagni di Vinadio. Nelle tenute impianta gelsi per l’allevamento dei bachi da seta. In Val Mala, diocesi di Saluzzo, la Madonna appare a quattro pastorelle. Le linee ferroviarie inglesi raggiungono 3.280 km., in “Italia” bisogna attendere 5 anni per vedere la Napoli-Portici. In Inghilterra nasce il sindacato, si regola l’orario di lavoro e si vieta il lavoro dei bimbi sotto i nove anni. McCornick, negli USA, inventa la prima mietitrice, la rivoluzione meccanica dell’agricoltura è in corso.

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