Santena, Pesche a spalliera, asparagi e attenzione alle memorie e al lavoro. Puntata 156

SANTENA – 26 gennaio 2019 – Santena osservatorio dei cambiamenti climatici, sociali, culturali e religiosi. Mentre si prepara la campagna 2019 i coltivatori dell’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto discutono del futuro e del mercato. Nel 1850, anzi già nel 1848, oltre all’Asparago a Santena si producevano pesche a spalliera. A Don Primo Mazzolari nel 60° della morte.

1940, SANTENA (TO) Coltivazione delle pesche a spalliera, Foto ed. COMETTO

1) Interrogativi Asparagicoli.

Quale sarà la situazione della coltivazione dell’Asparago nel Pianalto e a Santena tra cinque o dieci anni?

Quali varietà si coltiveranno? E l’Eros sarà ancora la più praticata?

Qual è l’andamento della domanda e dell’offerta?

La superficie coltivata diminuirà o aumenterà, tenuto conto che la cerealicoltura è in crisi sia per il cambiamento climatico, sia per le dinamiche di mercato?

L’andamento del prezzo riuscirà a remunerare il lavoro e l’investimento?

Chi e quanti sono i clienti interessati ad acquistare asparagi certificati in freschezza, salubrità e provenienza?

Quanto tempo ci metteranno i rappresentanti eletti nelle istituzioni a rendersi conto dell’importanza del Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese?

2) Pesche a schiera. L’articolo “FRUTTI DIMENTICATI E BIODIVERSITÀ RECUPERATA” su ISPRA quaderni-NATURA E BIODIVERSITA’- n.7/2015, a pag.24 parla di Camillo Benso di Cavour, socio di fama internazionale della Associazione Agraria. Cavour è indicato come promotore dell’introduzione, tra le tante innovazioni in agricoltura, anche della coltura del pesco a spalliera, addossato a muri o ad apposite controspalliere che ebbe origine a Santena intorno al 1850 e che consentiva di ottenere produzioni pregiate anche in ambienti non favorevoli dal punto di vista climatico. Una coltivazione, 4.000 piante, e una tecnica praticata anche dalla famiglia Rey, proprietaria della magnifica Villa Rey della Trinità, e da altre cascine di media e piccola dimensione.

3) Pesche di Santena. In realtà risulta che già prima del 1848 si praticava la coltivazione delle pesche. Un’attività sofisticata, che conferma la secolare specializzazione dei contadini della zona di quello che un tempo veniva definito l’Oltrepo Chierese e Carmagnolese. Al momento della vendita delle proprietà dei Tana i nuovi proprietari favorirono la diffusione della coltivazione dei peschi ai confinanti. Tra i coltivatori si ricordano pure Giovan Battista Cavaglià e i suoi discendenti Marchesin e Priorà, Ercole Cavalià, e i fratelli Lupotto. (Notizie tratte da “I pescheti del Piemonte” di G. Chiey-Gamacchio, Piacenza 1930-VII, su segnalazione dello storico Carlo Smeriglio).

4) A proposito di Alternanza Scuola Lavoro. In una cultura in cui il lavoro manuale e spesso anche quello tecnico sono scarsamente considerati, il rischio di un’emarginazione preselettiva attraverso il sistema dell’istruzione è dietro l’angolo. Soprattutto laddove c’è una società che non considera il valore della produttività e il merito delle persone. Il pericolo che ci si adagi nell’assistenzialismo anziché nel valorizzare ogni lavoro che viene esercitato si evita solo se nel pubblico impiego e nel privato la produttività del lavoro entra nella cultura della comunità.

5) Compiti delle vacanze. Non affidando compiti agli adolescenti si afferma il principio che l’impegno e la fatica per raggiungere le competenze non sono importanti. Deprivati di compiti sarà normale esonerare le giovani vittime dalle responsabilità, dagli impegni e dagli impieghi che il contesto sociale in cui vivono esige. Senza impieghi e impegni non si potrà chiedere di svolgere un lavoro e quindi di assumere un ruolo nella comunità. E siccome il ruolo sociale dell’individuo dipende dalla funzione svolta è naturale che senza compiti si rischia di essere tagliati fuori dalle prospettive future. Specie se si è persone normali che non possono contare su ascensori sociali legati alle posizioni familistiche. Posti ai margini della convivenza comunitaria, l’accesso alle opportunità si riduce spingendo all’emarginazione causata da quella improduttività sociale verso cui già da bambini sono stati indirizzati.

6) Chiesa cattolica e la crisi. C’è crisi nel noviziato e ciò forse dipende dal profondo disagio in cui versa il laicato. A proposito delle difficoltà delle comunità parrocchiali, fa riflettere quanto scriveva nel 1936 Don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo, nella sua Lettera sulla parrocchia. Da notare che non si era in tempi sospetti di spirito conciliarista, ma in tempi concordatari. Da notare che il mondo dell’associazionismo cattolico, dopo i Patti Lateranensi, 11 febbraio 1929, era sacrificato sotto le forche dell’Italia fascistizzata, mentre montava l’ondata nazionalista e razzista, culminata nel 1938 nelle Leggi Razziali. Una situazione descritta da Don Primo che mantiene una sua attualità: “Occorre salvare la parrocchia dalla cinta che i piccoli fedeli le alzano allegramente intorno e che molti parroci, scambiandola per un argine, accettano riconoscenti. Per uscirne, ci vuole un laicato che veramente collabori e dei sacerdoti pronti ad accogliere cordialmente l’opera rispettando quella felice, per quanto incompleta, struttura spirituale che fa il laicato capace di operare religiosamente nell’ambiente in cui vive”.

7) Osservatorio Risorgimento. Apparentemente l’aria è rapidamente cambiata. I due partiti, oggi al governo, sembra abbiamo messo da parte sogni separatisti nordistici e letture neoborboniche filo-sudiste. La Lega in pochi mesi ha abbandonato l’idea della Padania, dove chi veniva da sotto il Po era un terrone, un diverso, un immigrato, uno straniero. Gli ex Nordisti in un baleno si sono trasformati in partito nazionale dove tutti: calabresi, lombardi, sardi e molisani, compresi i pugliesi e siciliani sono fratelli, figli della stessa madre patria. Il M5S sembra invece aver messo da parte le velleità di istituire “la giornata della Memoria” il 13 febbraio, anniversario della resa dei Borbonici a Gaeta, per ricordare le vittime della lotta al Brigantaggio. Una mozione che, istituendo la giornata, pareva sostenere che al Sud i Piemontesi si erano comportati come i nazisti a Marzabotto. Una tesi forzata che, sull’onda della rimozione del Risorgimento, purtroppo ha trovato sostenitori anche al Nord e persino a Santena. Una brutta pagina di memoria perché dietro a queste assurdità si sono accodati anche vari esponenti di partiti di Centro-Destra e di Centro-Sinistra. Non solo a Lenola e a Castrovillari ma anche in Puglia e in Campania si stava scatenando la battaglia contro la memoria storica del Risorgimento, con vittima designata Camillo Cavour. Per fortuna adesso il clima è cambiato, anche se sembra che qualche incrostazione sia rimasta. Solo così si spiega  quell’astio nei confronti del nuovo Tunnel del Frejus. Un livore che ha il sapore di una lontana punizione da impartire al Piemonte e ai Piemontesi, colpevoli di aver dato un contributo alla costruzione dell’Italia unita e al suo progresso. Uno Stato moderno edificato grazie al lavoro e ai sacrifici dagli antenati di tutti gli Italiani del Sud, del Centro, del Nord Italia e delle Isole.

Gino Anchisi

da Santena, la città di Camillo Cavour, 26 gennaio 2019

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