Calabria e Santena, antichi legami. Puntata 188

SANTENA – 28 settembre 2019 – Adele Alfieri di Sostegno, una meridionalista dell’Ottocento-Novecento. Una femminista ante litteram. I discendenti di Cavour impegnati nella questione calabrese, nell’emigrazione e nell’immigrazione. Le celebrazioni dei S.S. Cosma e Damiano confermano continue relazioni tra il Sud e il Nord dell’Italia e dell’Europa. Concetta Biolati la prima Calabrese-Santenese?

Tra Santena e la Calabria i rapporti sono antichi e profondi. Risalgono alla fine Ottocento, ai primi del Novecento e sono proseguiti dopo la prima guerra mondiale, per giungere fino ad oggi. Essendo nati ben prima dell’immigrazione di fine anni ’50-da Riace, dalla Calabria e dal Meridione- sono indicativi di un processo complesso della storia locale e d’Italia. Già allora l’attenzione era concentrata all’emigrazione, alla condizione dell’immigrato e alla questione meridionale. L’occhio era rivolto alla situazione sociale, all’agricoltura, alle persone in difficoltà, ai terremoti che hanno sempre devastato la Regione.

Protagonisti di questo originale interesse furono i signori di Santena. I discendenti ed eredi di Camillo Benso di Cavour. La pronipote Adele Alfieri di Sostegno, sua sorella Luisa, il di Lei marito Emilio Visconti Venosta e i loro figli Giovanni e Enrico. Adele e Luisa erano eredi di un grande patrimonio: Santena, Grinzane Cavour, Magliano Alfieri, San Martino Alfieri e Costa d’Oneglia. Mancavano però Leri, che lo zio Ainardo, fratello della mamma Giuseppina Benso, lasciò in beneficienza all’Ospizio dei Poveri Vecchi di Torino e la cascina del Gallè che donò alla Città di Torino perché istituisse una scuola serale gratuita per gli operai della nascente industria chimica. Scuola successivamente confluita nell’Istituto Amedeo Avogadro di Torino, come nell’atrio attesta la presenza del busto di Ainardo Benso di Cavour.

Adele Alfieri di Sostegno

Adele era nubile. La sua attenzione era rivolta ai problemi sociali. Dovendo girare da sola l’Europa e l’Italia per intrattenere le sue relazioni, si affiliò a un ordine religioso che le garantiva la libertà di movimento, allora non concessa dalla morale del tempo, alle donne non sposate o non accompagnate. Adele amava la campagna. Con impegno e competenza seguiva i lavori agricoli e le stagioni. Intratteneva contatti diretti con amministratori, fattori e mezzadri di Santena, Magliano, San Martino e Costa d’Oneglia.

Gli Alfieri, con i vigneti di San Martino e di Magliano, facevano parte della rete costituita da Grinzane Cavour -ereditata dallo zio Camillo-, da Pollenzo (Bra) -realizzata da Carlo Alberto- e da Castiglione Falletto, Barolo, La Morra -di Giulia Colbert di Barolo-. Una rete cui si era aggiunta, nel 1855, la tenuta di Fontanafredda di Re Vittorio Emanuele II e della Bella Rosin.

Un distretto enologico innovativo in cui si produceva il Nebbiolo, da cui si ricavano il Barolo e il Barbaresco, la Barbera, il Grignolino e il Dolcetto. E’ stata Lei a donare il Castello di Grinzane al Comune di Alba, poi ripartito per metà con il locale Comune, in cui è nata la prima Enoteca Regionale del Piemonte. Un Castello trasformato in centro propulsivo dell’enologia in cui già dopo la Grande Guerra aveva fondato una Colonia Agricola per Orfani di Guerra, dotata di 20 ettari di terra.

Adele si dedicò, spesso insieme alla sorella, a opere di beneficenza istituendo a Grinzane, a Magliano, a San Martino, a Costa d’Oneglia e poi all’estero asili infantili, scuole materne e elementari e laboratori femminili di cucito. Favorì inoltre l’istituzione di Biblioteche tra cui quella di Asti intitolata al cugino Vittorio Alfieri. Ai suoi mezzadri di San Martino faceva obbligo di ospitare -dando un posto per dormire e una minestra calda- tutti i viandanti, categoria allora numerosa, che chiedevano soccorso.

A dimostrazione dell’attenzione verso l’agricoltura e alla coltivazione degli ortaggi in cui è specializzata Santena, a Firenze, alle Cascine, nei giardini della Regia Scuola di Pomologia e Orticultura fece erigere un edificio per ospitare l’Istituto Agrario Femminile e di Economia Domestica “Giuseppina Alfieri Cavour”, trasformato in ente morale con il Regio Decreto 2 luglio 1922, n.1023. Sempre a Firenze, fondò in Via dei Serragli un ambulatorio per la distribuzione di medicinali ai poveri mentre presso il convento delle Suore della Carità di Santa Caterina aprì un dispensario che si ingrandì nell’Ospedalino San Giuseppe.

Il suo interesse sociale si indirizzò inoltre alla istituzione nella città di Dante della sede della “Società Nazionale di Patronato e Mutuo Soccorso per le giovani Operaie”. L’attenzione di Adele era rivolta agli studi sociali, economici, storici, culturali e alle opere caritative. Sulla falsariga della trisnonna Filippina di Sales e della passione familiare, amava misurarsi con la politica. Le relazioni con la Chiesa per Lei erano all’insegna della modernizzazione. Va ricordato che il periodo è quello pre-concordato del Laterano e che Adele era pronipote dello scomunicato Camillo Cavour e cognata del ministro degli Esteri della “Presa di Roma”, Emilio Visconti Venosta. Adele era una fervente cattolica. Aveva relazioni con laici e religiosi.

Con Pasquale Villari (1827-1917): esule napoletano a Firenze dopo i moti del Quarantotto. Professore, Senatore e Ministro della Pubblica Amministrazione, membro dell’Accademia dei Georgofili, docente del prestigioso Istituto “Cesare Alfieri” di Firenze.

Con la Principessa Maria Letizia Bonaparte (1866-1925), seconda moglie di Amedeo di Savoia, vedovo di Maria Vittoria del Pozzo della Cisterna. Grazie alla Principessa – dalla vita per allora avventurosa e scandalosa – morta a Moncalieri, città dove gli Alfieri possedevano un palazzo, Adele accolse a Santena due orfane calabresi.

Con Uberto Pestalozza, di famiglia valtellinese come i Visconti Venosta, studioso dell’antichità classica e storico delle religioni, molto vicino ai “Modernisti” Italiani e Europei. Si incontravano a Roma nella casa della sorella Luisa e del cognato Emilio Visconti Venosta, Ministro degli Esteri, dove Pestalozza per 7 anni fu precettore dei figli Carlo, Enrico e Giovanni.La casa era frequentata tra gli altri da politici e massoni, nonché dallo scrittore Antonio Fogazzaro, da Monsignor Louis Duchesne, dal critico Bernard Berenson, dal domenicano Alberto Lepidi, da Padre Giovanni Genocchi, dall’arabista Principe Leone Caetani, dall’orientalista Ignazio Guidi. Suoi diretti interlocutori erano altresì vescovi, suore e sacerdoti impegnati sul fronte dell’emigrazione, delle missioni e della chiesa sociale.

Stretti contatti aveva con Geremia Bonomelli (1831-1914), Vescovo di Cremona, fondatore dell’Opera di Assistenza agli Emigranti Italiani e con Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), Vescovo di Piacenza, fondatore dei missionari Scalabriniani, entrambi conciliatoristi. E ancora con il Beato Giovanni Semeria, (1857-1917), barnabita, modernista, fondatore con don Minozzi dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, difensore dei migranti nel Mondo.

E poi con Madre Francesca Cabrini (1850-1917), prima cittadina statunitense a essere beatificata. Fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Cugina di Agostino Depretis, esponente della Sinistra Storica e nel 1876, Primo Ministro del Regno. Firmatario nel 1880 dell’aggregazione, auspicata da Emilio Visconti Venosta, della Frazione Saracchi di Antignano al Comune di San Martino Alfieri, avvenuta contestualmente al matrimonio tra Giuseppe Garibaldi e Francesca Armosino, la contadina originaria della suddetta Frazione.

Con queste persone e tante altre affrontò una problematica ancor oggi attuale: la differenza di approccio da parte delle comunità verso le persone che transitano dalla condizione di emigranti a quella di immigrati. Una differenza culturale in cui, al disagio per l’abbandono del contesto nativo, si associa la speranza di ottenere condizioni di vita migliori di quelle lasciate alle spalle.

Adele, fervente praticante, non era dunque una bigotta. Condivise il progetto di legge del 24 febbraio 1889, presentato dal cognato, Ministro degli Esteri, Emilio Visconti Venosta, signore di Santena. Un progetto che, contrastando l’abuso degli agenti di viaggio, veniva incontro al suo impegno nel sostenere associazioni laiche e cattoliche che si occupavano dell’immigrazione all’estero.

Erano gli anni di una forte crisi agraria che colpiva al Sud e al Nord molti contadini poveri e piccoli e medi proprietari che trovavano nell’emigrazione per motivi economici la soluzione alla fame e agli stenti, per sé e per le loro famiglie. Un fenomeno molto simile a quello attuale di immigrati da Paesi poveri extraeuropei verso la ricca Europa. Da lì nacque il 31 gennaio 1901 il Commissariato Generale dell’Emigrazione, presso il Ministero degli Esteri con il compito controllare e regolamentare il continuo flusso migratorio italiano verso l’Europa e l’America.

L’Italia non solo si interessava di dare i passaporti e di ricevere le rimesse dall’estero: prendendo atto delle differenze tra l’essere indigeni, emigranti o immigrati finalmente si impegnava a proteggere dai truffatori, profittatori, dalle violenze e dallo sfruttamento bestiale i suoi cittadini meno fortunati.

Adele Alfieri di Sostegno è un bell’esempio di figura femminile con un forte impegno e interesse sociale. Fu tra le prime donne a occuparsi personalmente della “questione meridionale”. All’inizio scese in campo in occasione di una calamità naturale. Nel 1905, dopo il terremoto del 7-8 settembre che devastò le Provincie di Catanzaro, Reggio Calabria, Messina, Lipari e Stromboli decise di ospitare due sorelline orfanelle di Monteleone, oggi Vibo Valentia. Furono le prime due immigrate calabresi a Santena. Erano povere. Nel terremoto avevano perso la mamma e i fratellini. Furono accolte nell’Asilo di Santena, dove oggi c’è la biblioteca. La sera erano ospiti di una vedova che aveva una figlia. Nel frattempo il padre, nell’agosto del 1906, emigrò in America senza lasciare un indirizzo.

Di una c’è ancora un vivo ricordo. Si chiamava Concetta Biolati. Era nata nel 1903. Si sposò con Gino Borile. Abitò per anni a Torino. Lì perse una figlia di giovane età. Tornò a Santena con il marito. Visse nel Palazzo di Via Pezzana sopra il supermercato, in un alloggio che si affaccia sul Castello Cavour e sul suo Asilo. Ormai vecchia scendeva due volte al giorno per far passeggiare il suo Schnauzer nero nano. A chi l’ascoltava raccontava sorridendo una bella storia affascinante e dolorosa: di essere stata adottata dalla marchesa Adele e di essere un’orfana del terremoto di Calabria.

Adele si recò pure di persona in Calabria. Fu dopo la tragedia del terremoto e maremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908. La catastrofe naturale più grande nella storia d’Europa per numero di vittime. Uno tsunami che segnò la memoria delle popolazioni di tutto il Mediterraneo. In quell’occasione l’accompagnavano i nipoti Enrico e Giovanni Visconti Venosta. Si occuparono di raccogliere e distribuire i viveri. Erano in contatto con il Vescovo di Mileto, Giuseppe Morabito. Fecero una grande opera di solidarietà e di volontariato.

L’impegno nel meridionalismo trovò applicazione pratica finanziando, insieme alla sorella Luisa, Signora di Santena, l’inchiesta intitolata “La Questione agraria e l’emigrazione in Calabria”. Un’idea nata dopo il terremoto del 1905. L’indagine fu condotta da studiosi dell’Istituto “Cesare Alfieri” di Firenze: la scuola di alta amministrazione pubblica voluta da suo padre, Carlo Alfieri e intestata a suo nonno Cesare, l’amico di Carlo Alberto e di Camillo Cavour. 

All’Istituto Adele dedicherà molte delle sue forze, comprese quelle economiche, per garantirne l’attività e per dotarlo di un degno corpo di insegnanti. Tanti studenti venivano dal Meridione. Furono introdotti quattro corsi di specializzazione in materie: socio-economiche, giuridiche, internazionali e amministrative. Lo scopo era formare una classe dirigente con competenze tecniche e culturali in grado di assolvere degnamente il suo compito politico.Un’idea ancor oggi valida.

Adele non riusciva a stare lontana dalla vita della comunità. Il suo impegno in una società fortemente maschilista, qual è quella Italiana, merita di essere ricordato a tutti i livelli e in tutte le occasioni. 

N.B. Adele Alfieri di Sostegno è morta nubile, all’età di ottantun anni, nel 1937. Era nata nel 1856. E’ sepolta nella Parrocchiale di San Martino Alfieri, nella cappella della famiglia.

Luisa Alfieri di Sostegno (1852-1920) era moglie di Emilio Visconti Venosta (1829-1914).

Adele e Luisa erano figlie di Giuseppina Benso di Cavour, nipote di Camillo Cavour, e di Carlo Alfieri di Sostegno, figlio di Cesare Alfieri di Sostegno.

Enrico e Giovanni Visconti Venosta, grandi figure dell’Antifascismo, penultimo e ultimo discendente dei Benso di Cavour, degli Alfieri di Sostegno e dei Visconti Venosta erano figli di Luisa e Emilio Visconti Venosta.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, sabato 28 settembre 2019.    

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