Asparagi ai tempi del Corona Virus. Puntata 213

SANTENA – 14 marzo 2020 – Quanti asparagi si coltiveranno a Santena tra dieci anni. L’agricoltura cambia, il Distretto del Cibo è lo strumento per aiutare i giovani a creare nuove imprese orticole. Quest’anno i Supermercati della Città Metropolitana devono aiutare a vendere i prodotti coltivati nell’Area.

Pioppeto

Dopo 10, 12, 15 anni di buona produzione l’asparagiaia non da più la produttività necessaria. Quand’è così bisogna decidersi. Si toglie e se ne fa una nuova. Bisogna pianificare l’uso dei terreni. Sennò non si risponde alla crescente domanda dei clienti. Come dimostra l’aumento, lento ma costante, della superficie coltivata. A Santena sta succedendo un paradosso. E’ difficile reperire terreni da affittare per coltivare asparagi o ortaggi. Se prima erano il mais e altri cereali ad accaparrarsi terreni, adesso è la forte espansione della pioppicoltura, favorita dalle previsioni sul valore della cellulosa, a farla da padrone. Tant’è che oggi qualcuno comincia a chiedere di regolare le aree agricole, agendo sulle distanze e con strumenti di gestione del territorio che vadano oltre la banale visione urbanistica dei Piani Regolatori.

Chi coltiva asparagi, come chi fa l’orticoltore, deve essere attento alla pianificazione del terreno, alla stagionalità, al tempo e ai tempi. Il raccolto è il suo primo obiettivo. Il secondo è avere una clientela che gli permetta di ricavare un giusto valore dal lavoro e dai rischi che si affrontano. E’ bene ricordarlo agli Italiani, tutti ex contadini smemorati e ingrati, convinti che l’agricoltura sia ancora quella prima dei tempi di Camillo Cavour. L’agricoltura è cambiata. Oggi è in piena fase innovativa. Sia per quanto riguarda la qualità, la salubrità, la provenienza, la certificazione, sia per la concimazione, il trasporto, la logistica, la commercializzazione, la selezione varietale, l’uso di insetticidi, di diserbi, di imballaggi. Quanto è successo per l’industria e i servizi vale anche nel campo agricolo. I dolori vengono dalla redditività. Fino a qualche anno fa era diverso. La domanda cresceva, l’offerta rincorreva l’incremento dei consumi, i prezzi aumentavano e la competizione era meno aggressiva. Allora il lavoro rendeva. Oggi si guadagna di meno perché la popolazione invecchia, l’offerta cresce, mentre calano i consumi e i prezzi, in un mercato in cui la competizione è su scala globale.

A Santena il futuro dell’asparago è incerto. L’età media dei produttori è alta. I terreni scarseggiano. I giovani non sono aiutati a investire e a diventare imprenditori agricoli.

L’agricoltura si trasforma ma la natura no. A Santena e nel Pianalto, da quando si mettono giù le zampe, passano tre anni prima che si raccolga. Per coltivare asparagi ci vuole terra giusta e soprattutto grande specializzazione. Il rischio è alto. Rispetto ad altri ortaggi se va male si perdono tre anni. Non un solo raccolto o una stagione.  

Coronavirus

In questi giorni le zampe sono ferme.  Sarà che l’inverno è stato molto asciutto e la pioggia non ha ancora lavorato in profondità. Là sotto, dai trentacinque centimetri in giù, la temperatura è ancora bassa. Per ora nulla si sta muovendo. E non è male. Visto che i clienti che comprano in cascina non possono muoversi per i limiti posti dalla quarantena. Si spera che là sotto i germogli stiano calmi almeno fino alla settimana dopo il 3 aprile. Intanto però non si deve perdere tempo.

Se la politica avesse ancora capacità di azione dovrebbe esigere che la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) della Città Metropolitana dia un aiuto vendendo nei suoi Supermercati i prodotti agroalimentari dei piccoli e medi produttori del territorio. Perché dovrebbero farlo? Primo per solidarietà. Secondo per rispetto dei loro clienti. Terzo perché i Coltivatori garantiscono la biodiversità nell’area e la fornitura di alimenti autoctoni, freschi, accessibili, in grado di tenere alta la qualità di ciò che viene da fuori e di garantire un minimo di autonomia e autosufficienza alla comunità. Quarto perché sono un presidio di differenzazione verso il gusto unico, il mercato unico, il profumo unico, il pensiero unico, il sapore unico, il prezzo unico, la consistenza unica e l’unica stagionalità. Perché dovrebbero farlo con urgenza? Perché in Piemonte gli asparagi sono i primi a spuntare in campo. Tra meno di un mese sono pronti per essere raccolti. Poi arriveranno gli altri ortaggi.

Per chi vende in cascina a km zero o a tempo zero i rischi sono seri. Lo stesso vale per chi acquista prodotti locali e stagionali. C’è il pericolo che la produzione orticola, proprio per la sua caratteristica di essere organizzata in piccole e medie aziende agricole, subisca danni gravi conseguenti alla impossibilità per i clienti di raggiungere i punti di acquisto. Per questo si chiede ai politici, cioè ai rappresentanti eletti dai cittadini ai vari livelli istituzionali, di intervenire presso le organizzazioni dei supermercati perché in questa fase di emergenza aiutino nella vendita di ortaggi e frutta le aziende agricole della Città Metropolitana (Provincia) di Torino.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 13 marzo 2020.

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