Da Santena “Mille e non più di mille”. Puntata 243

SANTENA – 14 novembre 2020 – Diverso stile e differente etica tra i due Albert: Sabin e Bourla. Il Covid-19 non è la fine del Mondo ma la fine di un’epoca per l’Europa e per gli Italiani. L’attentato alle Torri Gemelle, la crisi del 2008, gli assalti terroristici nei Paesi europei e la pandemia insegnano che non siamo più come prima.

1000 e non +1000 All’avvicinarsi dell’Anno Mille alcuni profittatori, altrettanti menagramo e parecchi Cristiani diffusero il panico. Chi per un motivo, chi per un altro. I primi, per abbassare i prezzi di terreni, case, attrezzi, gioielli e altri beni. I secondi, per la loro naturale perdurante inclinazione alla negatività. I terzi perché non vedevano l’ora di andare in paradiso. Naturalmente non accadde nulla. Eppure la fine del Mondo sembrava scritta nella Bibbia. Precisamente nel Nuovo Testamento. In un brano dell’Apocalisse, 20,1-7.  E ancora nella seconda lettera di Pietro, 3,8 “Davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni sono come un giorno solo”. La Bibbia li smentì. Passato l’anno, i profittatori furono contenti d’aver riempite le loro borse giocando sulla paura. I menagramo –quelli del “noi l’avevamo detto”– restarono delusi. I Cristiani presero nota della mancata risurrezione dei morti e del rinvio del giudizio universale, della divisione tra i buoni e i cattivi e dell’accesso al paradiso o all’inferno. Eppure le scritture non potevano sbagliare. Fu così che i più scafati precisarono. La fine del mondo verrà nel duemila. Perché mille e più mille fa appunto duemila. La scadenza dunque fu rinviata aldilà di ogni tempo immaginabile: fino al lontanissimo 2000.

2000-2020: non finisce il Mondo, ma un’ epoca Nel frattempo passarono il Basso medioevo, l’Umanesimo, il Rinascimento, l’Illuminismo, finché, nell’Otto-Novecento, riprese l’interesse per il millenarismo.
La vicenda venne rilanciata nel 1999, e per un anno ci si scherzò sopra. Alla mezzanotte del 2000 tra i sorrisi, gli abbracci e cenoni ci fu chi brindò allo scampato pericolo della leggenda sulla fine del Mondo. Per la Chiesa invece non ci furono problemi. Ormai la lettura testuale della Bibbia era stata superata da tempo, sostituita da quella storico-letterale. Nella sua grandezza la Chiesa spiegò che ricorrendo all’ermeneutica e all’esegesi quel mille andava inteso come una dimensione temporale ampia e indefinita che confermava il fatto che un giorno o l’altro il Mondo, quello abitato dal genere umano, finirà.

Una cosa però è certa. Passato l’anno 2000 i segnali sono evidenti. Non da fine del Mondo, ma da fine di uno status quo che dura almeno da cinque secoli.  Gli attentati aerei contro gli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 e la crisi economico-finanziaria del 2008 hanno colpito duramente lo stato di benessere di cui ha goduto finora l’Europa e la parte più ricca del Mondo. Infine, in questo 2020, la pandemia da COVID 19 sta dando un colpo micidiale al Mondo intero escluso, forse, l’Oriente. Un’occhiata su quanto è successo in questi giorni intorno al vaccino della Pfizer, la dice lunga su come, anche sul piano etico, l’Occidente sia cambiato.

Albert Sabin

Il presidente della Pfizer, Albert Bourla, subito dopo l’annuncio che il vaccino ha un’efficacia del 90%, peraltro ancora da verificare, ha messo in vendita le azioni del suo portafoglio realizzando un notevole guadagno di borsa. Un comportamento totalmente diverso da quello tenuto negli anni ‘50 e ‘60 del 1900 da un altro famoso Albert. Quell’Albert Sabin (1906-1993), scopritore del vaccino contro il virus della poliomielite che, non brevettando il suo antidoto – distribuito con lo zuccherino – e quindi rinunciando ai diritti commerciali, volle fare “un regalo a tutti i bambini del Mondo”, compresi quelli dei paesi veramente poveri.


Risparmio, lavoro e investimenti per riprendersi Cosa cambia per l’Europa e per l’Italia?  Un’occhiata all’andamento degli investimenti dei risparmi in vari fondi è sufficiente per dare un’idea. Chi ha perso solo il 10% può essere contento. Già meglio di quanto hanno perso di valore gli immobili e le altre forme di rendita da beni immobili.
Del resto cosa si può pretendere in un’Europa in cui i tassi di interesse sono da tempo negativi, mentre i debiti degli Stati crescono rapidamente sull’onda della crisi determinata dal contrasto alla pandemia? In Italia siamo al paradosso. La produttività delle imprese è ancora buona ma, sommata con quello della Pubblica Amministrazione, scende a livelli troppo bassi. Sulla Penisola, unificata dal troppo presto sospettosamente scomparso Camillo Cavour, pesano sicuramente il malaffare e la corruzione. Altrettanto peso negativo, ma di cui si ragiona poco, viene dalla disorganizzazione, dall’incompetenza e dal conseguente mancato riconoscimento del merito. La caduta degli investimenti in infrastrutture, nell’industria, nell’agricoltura, nell’istruzione e formazione professionale fa sì che un elemento ritenuto fino a ieri positivo qual è il risparmio oggi sia considerato negativamente solo perché, sottraendo risorse ai consumi, ritarderebbe la ripresa. La realtà è diversa.  Come nel passato occorre che i risparmi finanzino gli investimenti e non il contrario. Certo ci vorrebbero banche vere, differenti da quelle stracariche di crediti inesigibili e supervalutati che la crisi del 2008 ha disvelato. Da qui, l’importanza per gli Italiani di restare legati all’Euro e all’Unione Europea. Perché per l’industria, per l’agricoltura e per il turismo ciò che conta è la capacità di tessere relazioni con gli altri Paesi europei e quindi con il resto del Mondo.

Gino Anchisi
da Santena la città di Camillo Cavour, 14 novembre 2020