Firme: SI Distretto del Cibo NO deposito radioattivi. Puntata 250

SANTENA – 16 gennaio 2021 – Il fatturato di asparagi, peperoni, ortaggi e carne bovina piemontese e i suoi effetti moltiplicatori sull’economia zonale e regionale sconsigliano il deposito di radioattivi. Sulla Green Zone gli scienziati hanno preso un abbaglio scivolando sul terreno della sottovalutazione della realtà. Domani, domenica mattina 17 gennaio, a Santena, in piazza Martiri della Libertà, le firme contro il deposito.

Domattina, in piazza Martiri della Libertà si firma contro l’ipotesi di un deposito di scorie radioattive in borgata Casanova di Carmagnola

“Sembra abbiano davvero preso una vacca per le palle”. Così dicono alcuni schietti “scienziati” del comparto dell’allevamento del bestiame e non solo: “Non si sono accorti che era un toro fassone e ci hanno messi addirittura tra i primi 12 siti d’Italia”. In fondo bastava guardarsi intorno e confrontarsi con chi conosce il territorio e la comunità per evitare di finire su questa porzione periferica del territorio di Carmagnola. Effettivamente il procedimento risulta viziato da un approccio sbagliato che considera solo l’industria e le infrastrutture, come se l’agricoltura fosse un settore marginale e non quello primario per la società e l’economia della comunità circostante, così come per buona parte d’Italia.

Così ripetono anche gli specialisti e i politici che stanno raccogliendo le firme contro il deposito perché: 1° consuma suolo agricolo; 2° non tutela il paesaggio rurale e l’ambiente; 3° è conficcato in mezzo a cascine secolari con imprese agricole di tutto rispetto, 4° lede gli interessi delle aziende agricole e del comparto agroalimentare e agroindustriale di tutta la Zona; 5° compromette il sito della riserva della biosfera UNESCO “Mab Collina Po”.

Traspare che non si sono ben presi in considerazione i criteri di scelta fissati nella Guida Tecnica 29 dell’ISPRA, in particolare il criterio di approfondimento n°11 “produzioni agricole di particolare qualità e tipicità”.  Infatti l’area dei quattro comuni più a ridosso del sito per il deposito di rifiuti radioattivi (Carmagnola, Poirino, Santena e Villastellone) costituisce il cuore del nascente Distretto del Cibo. Il centro della Green Zone, produttrice di cibo e di biodiversità di Torino e dell’area metropolitana. Green Zone in cui da sempre si pratica la nuova strategia europea Farm to Fork, quella “dal campo alla forchetta, dalla fattoria alla tavola” che esalta il cibo pulito e salutare, la tutela degli ecosistemi, l’accorciamento della filiera, l’agrobiodiversità, l’innovazione tecnologica, la ricerca scientifica e il valore del prodotto del lavoro. Parliamo di un’area del Pianalto –ricalcata sul bacino idrografico del torrente Banna, inserita e integrata nella Zona 11 della Città Metropolitana Torinese– che da secoli e millenni nutre l’area del Torinese e l’Italia con cibi sani, salubri, genuini, tipici e di qualità. In particolare ortaggi, carni e cereali. Ortaggi tra i quali spiccano i Peperoni di Carmagnola, PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) il cui areale si estende su 36 comuni. L’Asparago di Santena delle Terre del Pianalto –PAT su 9 comuni. Il Porro Lungo Dolce di Carmagnola (PAT). La Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino, DOP (Denominazione di Origine Protetta). Il Coniglio Grigio di Carmagnola, PAT. I latticini, i formaggi. Le carni di razza bovina piemontese del Poirinese, Carmagnolese e Chierese: un terzo della produzione regionale. I PAT e il DOP non sono lì a caso. Sono il risultato di operazioni che hanno formato una rete e nuove filiere, mirabilmente realizzate dai Comuni e dalle istituzioni, Provincia, Regione, insieme alle Associazioni di categoria agricole e agli agricoltori del territorio all’inizio degli anni 2000 grazie all’impiego di risorse Statali e dell’Unione Europea.

Per quanto riguarda in particolare l’Asparago di Santena delle Terre del Pianalto i numeri parlano chiaro. Nei quattro comuni: Santena, Carmagnola, Poirino e Villastellone è concentrata la più parte della produzione –circa il 90%– dell’asparago verde riconosciuto come il più importante qualitativamente della Penisola. Una coltivazione con forte valenza sociale, che integra la redditività delle aziende impiegando manodopera femminile e giovanile, ben saturando i tempi e le attività delle famiglie di agricoltori. Una coltivazione in continua espansione che è passata, grazie al riconoscimento regionale e statale dei PAT, dai 10 ettari del 2000 ai 60 ettari attuali.

Una produzione che ha visto aumentare il valore e la redditività e che oggi somma a circa 1,2 milioni di euro annui, cui va aggiunta una ricaduta sulle altre attività della zona e del Torinese –commercio, ristorazione, turismo gastronomico, fiere– per un giro d’affari del valore stimabile in 6 milioni annui.

Gino Anchisi da Santena la città di Camillo Cavour, 16 gennaio 2021

L’area di Casanova individuata come possibile deposito nazionale di rifiuti radioattivi