Assemblea Ages: gli interventi di Sciambra, Canta e don Nino Olivero

SANTENA – 9 novembre 2008 – Dopo Gerardo di Martino, Enrico de Paolo, Govanni Pollone e Benny Nicotra, sono intervenuti: Stefano Sciambra, della Cisl Regionale, Donata Canta, segretaria della Camera del lavoro e il parroco di Santena don Nino Olivero.


Di seguito l’intervento di Stefano Sciambra, della Cisl regionale.
Intanto credo che oggi stiamo scrivendo una bella pagina di solidarietà. Credo che sia una gran cosa che ci siano tutte queste persone a portare la loro solidarietà, a dei lavoratori in difficoltà. Un ringraziamento particolare credo vada a questi ragazzi che hanno deciso di organizzare il concerto, che volontariamente si sono offerti per venire qui a portarci a loro modo la solidarietà. Molte volte noi siamo portati a parlare male dei giovani, perché contestano, perché magari sono diversi da come noi li vorremmo. Credo che questi giovani meritino la nostra attenzione; sono degli esempi da seguire, non delle persone da criticare.
Abbiamo apprezzato quello che ci hanno detto oggi le istituzioni su questa vicenda. È chiaro che non è intenzione di nessuno, tantomeno dei lavoratori, far fallire l’Ages. Noi però un interrogativo ce lo poniamo. Noi siamo in cassa integrazione da tre anni e, guardate, non siamo in cassa integrazione per crisi, ma siamo in cassa integrazione per ristrutturazione. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che quando questa società è stata rilevata non era certo in una condizione di fallimento. E’ stata portata a queste condizioni. Questa società produceva e aveva i suoi mercati. Era una società che aveva i suoi rapporti con il maggiore cliente, la Fiat. Queste cose qui, in questi tre anni, sono stati distrutti e questo è il problema che ha l’Ages.

Il vero problema non è quello del terzo anno, del quarto anno o del quinto anno di cassa integrazione. Perché continuiamo solo a metterci delle pezze. Ma il problema non è lì. Il problema è che qui non c’è stato un piano di ristrutturazione credibile e non è stato realizzato nella sua completezza. Quindi noi non possiamo a questo punto arrivare di nuovo al ministero del Lavoro a prenderlo, ancora una volta, in giro, proprio come loro cercano di fare con noi. Questo non sarà possibile e l’Ages e lo matta bene in testa.
Noi, per proseguire la trattativa, siamo disponibili; ora ci hanno detto che il prossimo incontro sarà martedì. Per noi va bene anche domattina, o domani sera, quando vogliono. Non è un problema di disponibilità ma di contenuti e non si può scambiare il pagamento del 30 per cento mancante del salario di ottobre, a fronte del fatto che noi firmiano una cosa nella quale non c’è credibilità. Non ci sono i presupposti per andare al ministero. Bisogna creare i presupposti.
Se non ci sono è perché non ci sono i soldi. Ma come facciamo a sostenere che Di Sora è in grado di ristrutturare e rilanciare questa azienda se non paga i salari, non paga le indennità, non paga le trattenute che fa ai lavoratori. Non possono costringerci a prendere in giro le istituzioni. Anche perché noi non andiamo dalle istituzioni sono per questa azienda. Noi, purtroppo, andiamo dalle istituzioni per tutte le aziende che si trovano in difficoltà. E se perdiamo la credibilità per questi personaggi, per noi vuol dire creare difficoltà anche ad altri lavoratori. Ed è per questo che noi stiamo tentando strade alternative. Sono quelle, e lo diciamo apertamente, di metter sotto tutela questo personaggio che fino ad oggi non è stato in grado di rilanciare questa azienda. Questa è la verità, questa è la realtà e lo sfidiamo a dimostrarci che così non è.
Noi quello che dobbiamo perseguire è questo. Non è la chiusura per l’azienda. Noi siamo convinti che forse possiamo pure metterci una pezza, ma quando saremo riusciti anche ad avere un altro anno di cassa, non avremo comunque risolto i nostri problemi e dopo due mesi saremo da capo. Perché il problema non è lì.
Si può trovare la soluzione di un altro anno di cassa a condizione che ci siano le risorse per rilanciare sotto l’aspetto produttivo l’azienda, ma se siamo in crisi almeno ci dicano che siamo in crisi. Perché, almeno a quel punto, possiamo anche pensare  a soluzioni diverse, ma se continuano a prenderci in giro noi non credo che non possiamo seguirli su questa strada.
E quindi questo sia chiaro. Lo sciopero e anche tutte le azioni legali che tenteremo di mettere in piedi hanno questo obiettivo, il fatto di mettere sotto tutela questa persona che fino a oggi ha dimostrato di non essere in grado e capace di risolvere il nostro problema. Noi crediamo che, se continuiamo tutti insieme, come abbiamo fatto fino a oggi, ci siano anche le condizioni per poter cambiare la situazione.

Gerardo di Martino, ha quindi presentato Donata Canta, segretaria della Camera del lavoro di Torino: “Passava da queste parti; è veramente un piacere invitarla. E’ venuta a trovarci perché ha saputo di questa iniziativa. Donata Canta ci porterà ora la sua esperienza. Lei ha una visione completa di quello che sta succedendo sul territorio torinese”.

Donata Canta
Io sono venuta per trovare Gerardo, credendo che ci fosse un gruppo di lavoratori e lavoratrici che da lunedì presidia i cancelli. Non credevo di trovare tutta questa gente.Purtroppo negli ultimi dieci giorni praticamente giorno e notte sono davanti alle fabbriche in crisi. Volevo dire al sindaco che, solo nel nostro territorio, sono 465 le aziende che. Solo negli ultimi tre mesi, hanno chiesto la cassa integrazione ordinaria. Sono 12 le imprese che ci hanno comunicato la chiusura, dall’oggi a domani. E, purtroppo, abbiamo 30-40mila lavoratori che, di colpo, da luglio che tutto andava bene a oggi, sono interessati dalla cassa integrazione ordinaria, alcuni straordinaria. Ad altri è stato detto che a fine anno chiudono.
E come potete capire c’è una grande preoccupazione da parte nostra, perché il nostro territorio, cioè Torino, è pieno di industrie e sarà quello che pagherà di più gli effetti della crisi. È una crisi finanziaria che però paghiamo noi. E, allora, permettetemi prima di parlare di voi,  di dire una cosa. Aiutano le banche e fanno bene. Aiutano le imprese e fanno bene, ma aiutino, e facciano misure straordinarie, anche per chi lavora. Perché lo Stato deve intervenire in primo luogo per aiutare chi lavora e per chi le fabbriche le fa andare. Perché se non si difende il lavoro, non c’è prospettiva. Non c’è prospettiva per  Paese. Ho detto questo per dirvi che non siete soli in questa situazione, ma per dirvi anche che dobbiamo fare attenzione. Io so che c’è una crisi grave e sto chiedendo misure straordinarie a Roma per il nostro territorio, perché se no non ce la si fa, anche con tutto l’impegno che potremo mettere tutti. Se la crisi è eccezionali servono misure eccezionali; ce li diano.

Ma c’è un punto su cui dobbiamo fare attenzione. Non è vero che tutte le situazioni delle aziende sono uguali. Non è vero. E dobbiamo fare attenzione a non dire che se la crisi colpisce tutti indistintamente le soluzioni saranno uguali per tutti. No, e voi siete un esempio. Perché è vero che se c’è la crisi, c’è il calo delle commesse, c’è meno domanda perché non abbiamo soldi. E quando non ci sono soldi non si acquistano i generi di non immediata necessità. Non sapendo qual è la prospettiva chi è che cambia la lavatrice, chi si compra una macchina? Anche chi ha quattro lire in banca dice, ma non so cosa mi capita, è meglio che me li tengo lì. E allora la domanda va a picco.
Ma ci sono situazione di aziende in cui non c’entra il calo della domanda. Non c’entra la restrizione del credito – che c’è e bisogna risolvere questo problema per le imprese che hanno investito. Qui all’Ages siamo in un’altra situazione. Io non sapevo di questa cosa, dell’assemblea di oggi, ma avete fatto bene a farla. Perché se nella crisi tutti i gatti sono bigi, ognuno scappa e si nasconde. Mentre qui ci sono delle responsabilità. E bisogna denunciarle, l’hanno fatto i miei colleghi. Qui c’è una crisi che si innesta su una mala gestione di un’azienda. E bisogna dirla così come è. Se non c’è stata la ristrutturazione che era stata promessa per il rilancio si può chiamare in causa Fiat e figuratevi se non lo faremo. Ma in primo luogo bisogna chiarire la responsabilità di chi ha portato l’azienda in questa situazione. Chi l’ha portata deve risponderne, perché se non si prende il malato dalla testa, anche passata la crisi saremo nella stessa identica situazione. E allora la voglio dire così. Se si vuole non far fallire le imprese – e siamo tutti d’accordo – bisogna però metterla in condizione di trasparenza. Dell’Ages vogliamo sapere la situazione debitoria qual è, vogliamo sapere quanti soldi ci sono. Perché se non lo veniamo a sapere finiremo in fallimento senza neanche rendercene conto. E noi questo lo vogliamo evitare. Se a noi risulta che ci sono molte persone che aspettano i soldi, vuol dire che noi dobbiamo chiedere che qualcuno, fuori di noi, accerti l’eventuale stato di passività di questa azienda. Ed è questo che faremo, non perché vogliamo farla chiudere, ma perché vogliamo evitare che fallisca sopra la nostra testa e perché vogliamo salvare questa impresa e rimetterla in condizione di ripartire. E se per fare questo c’è bisogno di altri, chiederemo l’intervento di altri, perché non è vero che tutte le situazioni sono uguali.
Secondo. In una fase di questo tipo in cui Torino avrà un periodo difficile, ho sentito dire più volte che ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità. I lavoratori questa responsabilità se la sono presa, forse dando una dimostrazione di attaccamento più alto di quelli che le imprese le dirigono. Qui non devo difendervi se siete qui per salvare l’azienda e anche per difendere il 30 per cento di salario che non avete ancora percepito: non fa schifo il 30 per cento del salario a chi prende 1.100 euro, e non c’è da vergognarsi.  Siamo qui per difendere questa azienda e anche perché, siccome lavoriamo per campare, è giusto che il nostro lavoro sia retribuito.


Io ringrazio i sindaci. Noi, quando c’è una situazione di crisi, stia tranquillo sindaco di Santena, non guardiamo né colore politico né la faccia né qualunque appartenenza. Noi guardiamo i fatti. Stia tranquillo il sindaco, non è tradizione di Cgil Cisl e Uil guardare la faccia o la tessera che uno ha in tasca. Io non ne ho. Io guardo i fatti. Oggi ho preso atto di due cose: C’è un impegno a non trasformare in commerciale questa area; di questo abbiamo preso nota e sappiamo di poterci contare.
C’è un secondo impegno che ho sentito qui. E’ importante, aiutare le famiglie che non ce la fanno a far quadrare entrate e uscite. Ve lo dico, noi vi chiederemo, già da lunedì di aprire in tavolo in tutti e due i Comuni, per vedere come si potranno aiutare le famiglie, quelle che non ce la fanno, ma anche quelli che entrando in situazione di difficoltà. Quelli che magari hanno i soldi per vivere, ma diventa difficile pagare il gas, la luce o il nido. Si possono fare delle cose, delle cose, che non sono la carità, ma sono il riconoscimento al valore del lavoro, perché di carità noi non ne abbiamo bisogno.
Per questo siamo pronti, Cgil Cisl e Uil saranno al tavolo: fatelo questo tavolo e lavoreremo per trovare strumenti che rispondano alle persone, ai loro bisogni e alle loro necessità.
C’è, infine, un punto che mi pare importante dirci. Ho sentito che questa iniziativa dell’assemblea pubblica per informare e del concerto davanti ai cancelli è partita dai ragazzi. Io trovo questi ragazzi giovani una speranza per un futuro straordinario che non immaginavo. I giovani in queste settimane hanno dato prova di  una responsabilità e di una capacità di solidarietà sulle lotte per la scuola. Quello che hanno fatto oggi è la stessa responsabilità, è la stessa voglia di sapere che il vostro futuro è il loro futuro. Per questo i ragazzi lottano insieme a noi.

Gerardo di Martino ha invitato il parroco, don Nino Olivero, a portare la sua parola a sostegno delle iniziative dei lavoratori dell’Ages. Don Nino ha detto:  “Io non ho nessuna soluzione da proporre, perché non è il mio compito e non saprei proprio che soluzione proporre. Oggi qui ho sentito tante cose. Voglio portare ai lavoratori la solidarietà della comunità cristiana di Santena; già stamattina, in chiesa, durante le messe ho detto che c’erano gli operai che scioperavano e abbiamo pregato per questa situazione. Oggi sono venuto proprio per far capire che la nostra comunità è vicino in modo particolare alle famiglie che fanno più difficoltà a camminare. In parrocchia c’è anche il gruppo della Caritas che fa il possibile per aiutare chi ha bisogno di aiuto e di un sostegno. Termino con un augurio: speriamo che questa situazione si possa risolvere davvero, anche con l’aiuto di qualcuno lassù, che ispiri le scelte giuste, i valori giusti per poter camminare nella direzione giusta per il bene delle famiglie della nostra comunità buona serata e buona continuazione”.

filippo.tesio@tin.it