Santena, intervista al parroco don Nino Olivero

Santena – 28 novembre 2010 – Di seguito, una breve intervista a don Nino Olivero, parroco in città.

Don Nino Olivero, qual è il problema che assilla di più i parrocchiani?

«Sicuramente è la mancanza di lavoro. Le preoccupazioni serie delle famiglie santenesi sono tante, ma la perdita di lavoro sicuramente è quello più sentito».  Don Nino Olivero aggiunge: «Vorrei anche segnalare la generale perdita di alcuni valori, che registro nei giovani, ma non solo. In città i responsabili delle diverse associazioni mi segnalano che fanno fatica a raccogliere consensi nei giovani. I volontari invecchiano e non sempre vengono rimpiazzati. La gente non sente più la necessità di regalare parte del proprio tempo libero mettendosi a servizio della comunità. Colpisce che questo problema venga segnalato e si presenti un po’ in tutte le associazioni cittadine, indipendentemente dall’area in cui operano. La conseguenza è che anche nella nostra città si va riducendo il numero di volontari».

Le famiglie segnalano anche altre criticità?

«Un altro aspetto che desta preoccupazione arriva da quanto succede a seguito di separazioni e divorzi. Il prezzo maggiore sembrano pagarlo le donne senza lavoro e, soprattutto i figli, i bambini in tenera età».

Nel Consiglio pastorale rinnovato di recente, come era già avvenuto in precedenza, è stato nominato un consigliere extracomunitario, in rappresentanza della numerosa comunità straniera che vive e lavora a Santena.

«Noi come parrocchia non abbiamo interventi specifici per gli stranieri. Né programmiamo interventi esclusivi per loro.  A breve abbiamo in programma una iniziativa che attueremo in occasione della giornata del rifugiato, che si farà a gennaio. Devo dire che in città un buon numero di stranieri si è ben integrato. Le comunità più numerose sono quella rumena e quella albanese. I bambini sono inseriti nella pastorale parrocchiale, negli ultimi anni abbiamo impartito diversi battesimi sia in famiglie albanesi sia rumene. Certo, anche tra gli extracomunitari non mancano le famiglie che fanno fatica».

Le persone in difficoltà cosa chiedono alla parrocchia?

«Chiedono aiuto economico, lavoro e soluzioni per la casa. Il flusso di coloro che cercano aiuto è continuo. In particolare, il giovedì, quando c’è il centro di ascolto della Caritas. Anche questa settimana è arrivata una coppia in difficoltà. Ci hanno presentato la loro situazione – erano italiani e non stranieri – appena finito il colloquio, i volontari hanno provveduto ad andare a fare spesa di generi alimentari. Dietro a molte di queste situazioni ci sono problemi arretrati, di debiti, separazione, perdita di lavoro e altro ancora».

La comunità parrocchiale viene sensibilizzata rispetto a questi problemi?

«Intanto la parrocchia ha alcuni gruppi come la Caritas che agisce in collaborazione con i servizi pubblici. Oltre alla Caritas ci sono altri gruppi che si occupano di sociale. Una serie di riflessioni sono state avviate e sono riportate anche nel Piano pastorale parrocchiale. Certo non è facile. Occorre insistere. Una serie di messaggi e riflessioni vengono fatti passare anche durante le omelie domenicali. Oltre alla Caritas, sono all’opera anche i ministri straordinari che seguono una serie di anziani. Una mano arriva anche dalle volontarie dell’Avo che operano alla casa di riposo Forchino, agli Anni Azzurri e, sempre su segnalazione dei servizi sociali – anche a domicilio. Naturalmente in tutte le attività pastorali, in particolare nel catechismo, si presta attenzione a promuovere lo spirito di servizio a favore di quelle che sono le esigenze delle fasce più bisognose della comunità».

Ci sono percorsi di formazione particolarmente significativi da segnalare in parrocchia come in tutta l’Unità pastorale 47?

«In tutta l’Unità pastorale da due anni sono stati avviati incontri di preparazione al matrimonio e al battesimo rivolte a coppie conviventi e ai loro figli. Periodicamente sono previsti incontri di aggiornamento per gli operatori che promuovono  i corsi di preparazione al matrimonio. Sempre a livello di unità pastorale si è cominciato a portare avanti discorsi e momenti comuni nell’ambito della pastorale giovanile. Infine, segnalo come positiva l’esperienza del corso di base. Un buon numero segue il corso di teologia di base, che prosegue a livello di unità pastorale ormai da alcuni anni. Quest’anno al teatro Elios si trovano 150 persone: si tratta di un altro segnale che fa ben sperare sulla crescita di tutta la comunità credente».

**

blog rossosantena.it

©riproduzione riservata