Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 26 al 31 dicembre 2010

Santena – 26 dicembre 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 26 al 31 dicembre 2010 tratte dalla liturgia del giorno e il commento domenicale tratto dall’omelia della Comunità di Sant’Egidio.

Domenica 26 dicembre 2010

Prendi con te il bambino e sua madre

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Mt 2,13-15.19-23

Qualunque cosa facciate tutto avvenga nel nome del Signore Gesù

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Col 3,12-21

Natale è tutto qui: prendere con noi il bambino

In questa domenica che segue immediatamente il giorno di Natale, l’angelo, senza porre in mezzo troppo tempo, dice anche a noi come a Giuseppe: “Prendi con te il bambino e sua madre!”. Sì! Dobbiamo prendere subito con noi il bambino, accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita, nei nostri pensieri. Natale, del resto, è tutto qui: prendere con noi il bambino. Non è una esortazione morale, come a dire: a Natale siamo tutti un po’ più buoni. Il Natale è una questione di vita o di morte. C’è infatti chi vuole uccidere il bambino. Il Vangelo parla di Erode, il quale è certo una persona fisica, il primo di altri Erode che si avvicenderanno lungo il corso della vita di Gesù fino ad arrivare nella prima comunità cristiana degli Atti degli Apostoli. Erode, potremmo dire, non è scomparso. È la strategia del male che continua ad operare nel mondo, che non cessa di mietere vittime deboli e innocenti. Quanti sono i bambini mutilati a causa dei combattimenti! E quanti vittime delle varie forme di violenza! Le minacce di morte non sono relegate solo alla pagina evangelica dell’uccisione dei bambini innocenti. Gli Erode di questo mondo continuano a fare stragi. Per questo il Vangelo di Natale torna e con maggior forza continua a dire: “Prendete il bambino e sua madre”. Gesù è ancora minacciato, minacciato nella vita dei più deboli e talora anche dal nostro cuore. È facile escluderlo dal cuore, allontanarlo dalle nostre preoccupazioni. È facile dimenticarsi di questo bambino. Eppure in lui è racchiusa tutta la nostra salvezza. Oggi la liturgia ci presenta la Santa Famiglia di Nazareth per ricordarci che i bambini, i piccoli, gli indifesi, hanno bisogno di una famiglia per essere salvati. Pensiamo ai bambini delle nostre famiglie e ai tanti bambini abbandonati sia nel nostro paese che nel mondo. Senza una famiglia i piccoli non potranno crescere nella salute del corpo e in quella del cuore. Si può anche dire che la famiglia a volte non basta. È vero, soprattutto quando manca l’amore. Ebbene, il Natale torna per dire a tutti e a tutte le famiglie di accogliere Gesù, ossia l’amore. Possiamo dire che il Vangelo di oggi è come l’angelo che parlò in sogno a Giuseppe per dirgli di prendere con sé il bambino e la madre. È un invito rivolto anche a noi. Sì! Dobbiamo prendere con noi il bambino, accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita, nei nostri pensieri. Natale è tutto qui: prendere con noi il bambino e sua madre. La liturgia della Chiesa vuole che in questo giorno contempliamo Maria e Giuseppe con Gesù. È la famiglia di Nazareth. Il Vangelo di Matteo ci dice che la famiglia è stata necessaria anche per Gesù. Sì, anche lui ha avuto bisogno di una famiglia. Ma, nello stesso tempo, si deve anche dire che Maria e Giuseppe hanno avuto bisogno di Gesù. Senza di lui questa famiglia neppure sarebbe iniziata; si sarebbe rotta sul nascere. Gesù è il vero tesoro della famiglia di Nazareth, la ragione di vita di Maria e di Giuseppe. In questo senso sono ambedue esemplari per le famiglie cristiane. I genitori sono chiamati a imitare l’obbedienza di Maria e di Giuseppe alla parola dell’angelo, ossia alla Parola di Dio, per essere padri e madri secondo il Vangelo. Devono essere come loro preoccupati di seguire Gesù, di non perderlo e comunque di cercarlo sempre. Anche i figli possono guardare all’amore di Gesù per Giuseppe e Maria. Come non ricordare le parole di Gesù sulla croce quando affida l’anziana madre al giovane discepolo? Gesù resta il centro della famiglia e il maestro dell’amore. Senza Gesù, ossia senza l’amore, la famiglia di Nazareth si sarebbe dissolta. Giuseppe obbedì all’angelo prese con sé Maria e il bambino e divenne partecipe del grande disegno di Dio. Prendiamo Gesù con noi e saremo salvi. Prendiamo Gesù con noi e sapremo vivere assieme, in famiglia e con gli altri. Ascoltiamo la parola dell’Angelo, ossia il Vangelo, e sapremo percorrere le vie della vita, sapremo evitare i pericoli, e comunque trovare il nostro Egitto, il nostro rifugio, anche se ci costa sacrifici e dolori. Se sappiamo guardare quel bambino debole e prenderlo con noi, sapremo – come scrive il Siracide – onorare il padre e la madre anziani, compatendoli anche se perdono il senno. Il bambino di Betlemme ci insegna a guardare e amare i bambini, i nostri e quelli degli altri. Anche i genitori saranno più capaci di volersi più bene. Chi prende con sé Gesù impara ad amare. Al contrario chi prende con sé solo se stesso, resta chiuso nel suo egocentrismo e si incattivisce. Il Vangelo del Natale torna perché ognuno di noi si rivesta dei sentimenti di Gesù. L’apostolo Paolo ce lo ricorda: “Rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità; sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri”. Mentre ci avviamo al termine di quest’anno e stiamo per iniziarne un altro, vogliamo porre questo momento di passaggio sotto lo sguardo del Signore. L’apostolo Paolo ci esorta: “E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre”.

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Lunedì  27 dicembre 2010

Vide e credette

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Gv 20,2-8

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Martedì 28 dicembre 2010

Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna

Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

1Gv 1,5-2,2

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Mercoledì 29 dicembre 2010

Chi osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto

Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

1Gv 2,3-11

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Giovedì 30 dicembre 2010

Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Lc 2,36-40

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Venerdì 31 dicembre 2010

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Sal 95

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