Mirafiori, l’accordo della vergogna

Torino – 6 gennaio 2011 – Di seguito, il testo del volantino che in questi giorni la Fiom Cgil sta diffondendo per le strade e i mercati di Torino per una campagna straordinaria di informazione rivolta non solo ai lavoratori, ma a tutta la cittadinanza sui contenuti dell’accordo per il futuro delle Carrozzerie di Mirafiori.

MIRAFIORI:

L’ACCORDO DELLA VERGOGNA

L’accordo per Mirafiori del 23 dicembre 2010 ha visto molti politici e rappresentanti delle istituzioni locali schierarsi a favore, in modo troppo frettoloso, come se l’investimento giustificasse qualsiasi scambio.

La FIOM-CGIL non ha firmato l’intesa in quanto sono previste:

– la cancellazione del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici;

– l’intensificazione della prestazione lavorativa e il peggioramento delle condizioni di lavoro e della salute con il taglio delle pause per il riposo;

– la possibilità di inserire turni da 10 ore di lavoro;

– la penalizzazione economica sulla retribuzione dovuta in caso di malattia;

– non è vero che il salario aumenta se non in presenza di turni più gravosi e maggiori straordinari;

– la cancellazione dei rappresentanti sindacali eletti dai lavoratori (R.S.U.) sostituiti da rappresentanti nominati dalle organizzazioni firmatarie;

– la possibilità di sanzionare individualmente il lavoratore e le organizzazioni sindacali in caso di non rispetto delle clausole previste (che prefigurano una limitazione del diritto di sciopero).

È importante che la Fiat investa per il futuro di Mirafiori, e quindi di Torino, ma senza alcun bisogno di mettere in discussione diritti e condizioni di lavoro: per questa ragione riteniamo sbagliato l’accordo.

La Fiat deve confermare l’investimento, senza però pretendere ulteriori contropartite da lavoratori, già penalizzati da lunghi periodi di cassa integrazione, e che in questi anni hanno continuato a credere nell’azienda quando molti invece la consideravano ormai destinata ad un declino irreversibile.

Lavoro e libertà devono procedere insieme:

la democrazia e i diritti non possono fermarsi ai cancelli delle fabbriche.

FIOM CGIL
Torino

gennaio 2011

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