Santena, confiscato il tesoro di D’Alcalà

Santena – 7 aprile 2011 – “Confiscato il tesoro di D’Alcalà”, questo il titolo a cinque colonne che il settimanale Il mercoledì ha pubblicato nel numero del 6 aprile 2011 a pagina 5. Di seguito, il testo dell’articolo.

 

Il mercoledì
6 aprile 2011 – pagina 5

La decisione è stata presa dai giudici. Il santenese in manette nel 2002

Confiscato il tesoro di D’Alcalà

Tra i beni sequestrati terreni, immobili e conti correnti

 

SANTENA – Definitivamente confiscato il «tesoro» del santenese Vincenzo D’Alcalà, attualmente in libertà vigilata in seguito al suo arresto per reati legati all’usura. Tuttavia il provvedimento non ha interessato il suo intero patrimonio.

Dalla pratica, infatti, sono state eluse due voci, quella relativa agli automezzi della ditta «Galuro Trasporti» e alla casa dove vivono i suoceri del santenese. Tutto il resto invece è stato sigillato, confermando l’intento della Procura torinese che, nelle scorse settimane, aveva già avviato il sequestro preventivo dei beni, autentica anticamera della confisca definitiva. Si tratta di un sistema sempre più spesso utilizzato dalle autorità per «tarpare le ali» alla criminalità organizzata.

Nel caso del pluripregiudicato santenese il sequestro era stato attuato in quanto il suo patrimonio, composto da immobili e conti correnti, sarebbe frutto della sua attività delittuosa.

D’Alcalà, classe 1957, venne infatti arrestato e successivamente sottoposto a detenzione presso una «casa lavoro» in quanto ritenuto responsabile di vari crimini, perpetrati nel corso degli anni, fra cui quello dell’usura.

Tutte attività dalle quali le autorità ritengono che l’uomo abbia «ricavato lucrosi introiti tali da crearsi un piccolo impero economico a fronte di un dichiarato stato di povertà e redditi non confacenti con la ricchezza ostentata».

I beni definitivamente confiscati al santenese sono una villa in via Gamenario, a Santena, un appartamento a Pietra Ligure, una serie di conti correnti, titoli di vario genere e dei terreni situati a Villastellone, sui quali ha sede la ditta di trasporti Galuro, amministrata dalla moglie e dal figlio di D’Alcalà. La ditta, come dicevamo, non verrà «assorbita» dallo Stato perché si trova già in amministrazione controllata.

Stesso destino per i veicoli (decine di autocarri modello Mercedes, Iveco, Chrysler, Viberti, Renault e Nissan) che sono per buona parte in leasing e comunque acquistati dopo che il santenese aveva già scontato la sua condanna per usura. Esentata dal provvedimento, infine, la casa dei suoceri, anche se risulta intestata al 50% alla famiglia di D’Alcalà.

A decidere tutto questo, dopo anni di indagini da parte della Guardia di Finanza, è stata la «Sezione misure di prevenzione del tribunale» presieduta dal giudice Paolo Peyron, su richiesta del pm Giuseppe Riccaboni.

D’Alcalà venne arrestato nell’ottobre del 2002. Due anni dopo il tribunale lo condannò a sette anni di detenzione in cella e altri tre di colonia agricola. Nello stesso periodo finì nei guai anche un maresciallo della stazione dei carabinieri di Santena, poi condannato a due anni e dieci mesi per concorso in usura. Dal 2006 il santenese gode dell’indulto e attualmente è affidato a una «casa lavoro» in Emilia Romagna, dalla quale esce grazie ai periodici permessi che gli vengono concessi per fare visita alla famiglia.

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fonte
Il Mercoledì
6 aprile 2011- pagina 5

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