Santena, Patrizia Borgarello, Lega Nord: “Riforma sanitaria e Asl To5, un po’ di chiarezza”

Santena – 30 giugno 2011 – Di seguito, il comunicato del Gruppo della Lega Nord in consiglio provinciale a Torino inviato oggi ai mezzi di informazione, con alcune considerazioni della capogruppo del Carroccio Patrizia Borgarello relative ai riflessi che la riforma sanitaria potrà avere per l’Asl To5.

Gruppo Lega Nord Consiglio Provinciale di Torino

Torino, 30 giugno 2011

Comunicato stampa

«Riforma sanitaria e Asl To5, un po’ di chiarezza»

Intervento di Patrizia Borgarello, Lega Nord

«I temi trattati nel convegno sulla sanità organizzato dall’Aress, diretta da Claudio Zanon, con la presenza del presidente della Giunta regionale, Roberto Cota – afferma Patrizia Borgarello, capogruppo della Lega Nord nel Consiglio provinciale di Torino – permettono di definire cosa succederà nei prossimi mesi al comparto sanità nella zona di competenza dell’asl To5. La sanità rappresenta una quota importante di impegno di risorse anche nella zona dell’Asl 5 e le modalità di gestione impattano significativamente sulla qualità della vita dei singoli cittadini. Per questo l’attenzione è concentrata sulle analisi economiche e organizzative, sicuramente migliorabili, basate comunque su dati oggettivi, rilevati e analizzati con metodi scientifici così come avviene negli altri paesi occidentali. È quindi logico che questa materia esca dalla casualità, potendo avvalersi di strumenti seri e oggettivamente verificabili. Non è una questione politica, ma una questione di buona amministrazione che deve tendere a fornire servizi adeguati in base  alle necessità della popolazione ma senza generare sprechi o facili guadagni per pochi».

Patrizia Borgarello prosegue così: «Di seguito ecco nello specifico le risposte alle domande più comuni che in questo momento i cittadini si pongono, cercando così di comprendere in pieno lo spirito della riforma  e i riflessi sulla Asl To5».

Cosa cambierà per l’Asl 5 se verrà attuata la riforma sanitaria?

«Il concetto base – spiega Patrizia Borgarello – che deve essere preso come punto di partenza è “più servizi, lo stesso numero di posti letto e meno primariati”. Oltre ai meri dati numerici sulle attività svolte nell’arco di un determinato periodo, i presidi ospedalieri verrebbero inseriti in un contesto di “rete integrata” di servizi con i più importanti ospedali torinesi: le Molinette e gli ospedali monospecialistici (CTO Regina Margherita, Sant’Anna  e Oftalmico). A regime i pazienti della zona troveranno in loco risposte per quanto riguarda i servizi di base e maggiore facilità di accesso per le patologie più complesse».

Con i costi standard ci saranno dei tagli?

«Le condizioni generali ci richiedono un mantenimento della spesa ai livelli dei precedenti anni (2009 e 2010) – afferma Patrizia Borgarello –. Non si tratta di tagli, è bene chiarirlo una volta per tutte, ma di una diversa distribuzione di risorse in modo tale che tutte le strutture sanitarie siano chiamate a offrire servizi con costi equivalenti a quelle che oggi risultano essere le più virtuose e le più capaci. Come a livello nazionale, come hanno rilevato gli interventi delle autorità dell’Agenas e di Federsanità, chi spende di più non sempre eroga servizi migliori, ma spesso genera più sprechi e prestazioni non appropriate. Tutti noi vorremmo essere curati da personale esperto ed è evidente che chi segue pochissimi casi all’anno di una determinata patologia non può avere la medesima esperienza e conoscenza a 360 gradi del problema rispetto a personale che fa di quella cura il proprio lavoro quotidiano di cura e ricerca. La vicinanza con gli ospedali della metropoli induce ad utilizzare queste strutture, mentre le patologie comuni devono poter essere curate nei presidi locali, più vicini e quindi di più facile accesso da parte dei cittadini della zona».

Cosa sono di preciso i costi standard?

«I costi standard, che vengono elaborati da commissioni create ad hoc – spiega Patrizia Borgarello – tendono a definire quale sia il livello minimo di costi da sostenere per erogare determinati servizi sanitari e, nel contempo, il livello massimo. Questo per impedire utilizzi non corretti delle risorse pubbliche. Chi non vuole prendere come comparazione questi costi standard semplicemente non vuole confrontarsi con le corrette modalità di erogare servizi. La zona dell’Asl To5 ha prodotto negli anni molteplici soluzioni razionali in tutti i campi, come nella produzione di beni e servizi. Perché questo patrimonio culturale non può essere esteso anche nel campo dei servizi sanitari?».

Quindi nessun taglio?

«I tagli servono quando ci sono delle cose inutili – afferma la capogruppo del Carroccio in consiglio provinciale di Torino –. L’attuale assetto di servizi dell’Asl To5 non evidenziano palesi violazioni dei principi di efficienza, quindi non si deve chiudere, o tagliare, niente. Semmai si devono potenziare i servizi a maggior richiesta e accorpare quelli scarsamente utilizzati. Ma quello che conta è esaminare bene ciò di cui hanno bisogno gli abitanti della zona e in base a questi richiedere le risorse necessarie. Una volta ottenute queste risorse, è logico che servirà gestirle in modo corretto. Sembra una soluzione banale, ma per realizzarla, occorre il contributo di soggetti tra loro molto diversi e non sempre amalgamanti con semplicità. In sostanza: prima bisogna conoscere e poi decidere. Nei periodi passati spesso non si conosceva a fondo quali fossero le risultanze dell’azione dell’Asl e diventava difficile decidere  senza un progetto preciso. La Regione sta invece predisponendo un piano preciso e dettagliato in modo da rispondere realmente alle esigenze».

Troppi numeri non confondono?

«La sanità è un settore complesso e delicato e come tale va trattato – chiude Patrizia Borgarello –. È meglio un numero in più e rispondere al concetto di trasparenza che non nascondere la verità ai propri cittadini.  In altre parole è meglio sapere quali sono i settori carenti e investire in questi le risorse disponibili.  Nell’Asl To5, come nel resto della regione, a esempio, si registra una cronica carenza di servizi riabilitativi, e di conseguenza le risorse disponibili vanno destinate laddove il bisogno è maggiore. Certamente non è una cosa facile, ma solo da questa analisi si può pensare ad affermare un modello efficace. Per il bene del nostro territorio e dei nostri pazienti diventa quindi fondamentale ridefinire, grazie all’acquisizione di dati oggettivi, le priorità nell’erogazione dei servizi sanitari».

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