Santena, la Procura chiede il rinvio a giudizio di Roberto Rosso

Santena – 2 settembre 2011 – Nei giorni scorsi due pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Vercelli hanno chiesto il rinvio a giudizio del parlamentare e sottosegretario all’Agricoltura Roberto Rosso. L’inchiesta riguarda Terre d’acqua, società di Trino, oggi sciolta. Per il sottosegretario Rosso e altri sei indagati la Procura ipotizza anche il reato di associazione a delinquere. Tutto questo cosa c’entra con Santena? Poco o nulla: Benny Nicotra, ex sindaco della nostra città, è il capo della segreteria del sottosegretario Rosso. Tutto lì. Di seguito, l’articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa, il giorno 26 agosto 2011, a pagina 56, in apertura del fascicolo di cronaca della Provincia di Vercelli.

La Stampa

26 agosto 2011

INCHIESTA. L’UDIENZA PRELIMINARE FISSATA L’11 OTTOBRE

Terre d’acqua, la procura chiede otto rinvii a giudizio

Resta l’accusa di associazione a deliquere per la società creata da Rosso

 
Servizio di ROBERTA MARTINI

VERCELLI – Otto richieste di rinvio a giudizio. E una data, l’11 ottobre, in cui discuterle. L’inchiesta su Terre d’acqua, la società di Trino, ora sciolta, che aveva come nume tutelare il parlamentare – ed oggi sottosegretario all’Agricoltura – Roberto Rosso arriva davanti ad un giudice. Durante l’udienza preliminare, i pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Pierluigi Pianta sono pronti a confermare la fondatezza dell’impianto accusatorio costruito nell’inchiesta condotta con la sezione di pg dei carabinieri: Terre d’acqua sarebbe servita a gestire e utilizzare il denaro proveniente dalla pubblica amministrazione (un milione e 400 mila euro tra il 2005 e il 2007) impiegando parte delle somme per scopi diversi da quelli per cui erano versate. E per sei degli otto indagati la procura ipotizza anche il reato di associazione a delinquere: per il sottosegretario Rosso, per l’ex assessore di Trino Alessandro Giolito, per l’assessore di Casale (e dirigente in Comune ad Alessandria) Nicola Sirchia, per il commercialista e consigliere comunale di Vercelli Tino Candeli, per l’ex direttore generale della Provincia Gianfranco Chessa, di Novi Ligure, per l’ex sindaco di Trino Giovanni Ravasenga. Gli altri indagati sono l’ex assessore provinciale di Vercelli Roberto Saviolo e la libera professionista valdostana ed esperta in beni culturali Cinzia Joris. I filoni di indagine sono sei, l’ipotesi d’accusa ricorrente è il peculato.

Davanti al giudice Giovanni Campese, le difese sosterranno invece l’estraneità di tutti gli indagati ad ogni reato. A cominciare da Roberto Rosso. Subito dopo l’apertura dell’inchiesta si era detto choccato: «L’inchiesta su Terre d’acqua è un errore giudiziario». Oggi, dopo aver saputo la data dell’udienza preliminare, aggiunge: «Speriamo che questo passaggio serva a chiarire la situazione. Abbiamo nominato un consulente tecnico di parte che verifichi se c’è stato l’ammanco. E secondo noi non c’è stato».
L’avvocato Massimo Mussato, che difende Gianfranco Chessa, sottolinea: «A fronte di una formulazione dell’accusa a prima vista articolata e multiforme, dopo l’analisi e la valutazione di tutti gli atti d’indagine, la difesa si trova davanti ad un’incolpazione di associazione per delinquere che ritengo del tutto destituita di fondamento». «Altrettanto insussistente – continua il legale – appare il concorso dell’avvocato Chessa nei presunti fatti di peculato. Il processo varrà a smentire il carico accusatorio e a dimostrare il pieno rispetto della legalità da parte del mio assistito che affronterà l’udienza preliminare in piena serenità». «Siamo convinti di aver agito sempre con la massima correttezza e l’udienza fissata davanti al gup servirà a dimostrare la nostra estraneità ai fatti» commenta infine Nicola Sirchia.

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