Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dall’8 al 14 gennaio 2012

Santena – 8 gennaio 2012 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dall’8 al 14 gennaio 2012, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

 

Domenica 8 gennaio 2012

Quando amiamo Dio osserviamo i suoi comandamenti

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.

1 Gv 5,1-9

Tu sei il Figlio mio

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Mc 1,7-11

L’amore dall’alto è nel Figlio e può essere comunicato agli uomini

Dopo la manifestazione di Gesù quale Signore alle genti nell’Epifania, questa festa celebra la manifestazione del Signore a Israele. Le tre letture, attraversate dalla simbologia dell’acqua, presentano il tema della rinascita e dell’esperienza di Dio come Padre: il vangelo mostra Gesù quale nuovo Mosè che dà inizio all’esodo escatologico attraverso un’immersione nelle acque del Giordano che lo conferma Figlio obbediente al Padre; la seconda lettura rievoca il ministero terreno di Gesù attraverso i due poli dell’acqua e del sangue, cioè del battesimo e della croce, e pone la fede in Gesù, Cristo e Figlio di Dio, come radice dell’esperienza cristiana della paternità di Dio; la prima lettura ricorda ai figli d’Israele esuli a Babilonia che l’esodo dalla cattività sarà autentico se accompagnato da un movimento di conversione e ritorno al Signore che è il Padre misericordioso. Il Gesù che viene immerso nel Giordano è in mezzo a una folla di persone che a loro volta si fanno immergere da Giovanni confessando i loro peccati. Gesù, il “senza peccato”, fin dall’inizio del suo ministero, è accanto ai peccatori, tra di loro, in una piena solidarietà. Eppure egli non vive questo come protagonismo di amore o di solidarietà con gli “ultimi”, ma come occasione per conoscere l’amore del Padre su di sé: “Tu sei il mio Figlio, l’amato, in te mi sono compiaciuto”. La Scrittura, citata nel passo di Marco (Mc 1,11 cita Sal 2,7; Gen 22,2; Is 42,1), interiorizzata da Gesù nella sua vita spirituale, diviene ciò che gli consente di leggere gli eventi alla luce dell’unum necessarium (cf. Lc 10,42): l’amore del Padre. Questo il saldo fondamento della vocazione e del ministero di Gesù: l’amore del Padre attestato dallo Spirito santo che scende e rimane su di lui. Lo Spirito è il sigillo della comunione tra il Padre e il Figlio, è l’amore dall’alto che ormai è nel Figlio e che dal Figlio può essere comunicato agli uomini. Lo squarciarsi dei cieli significa l’instaurarsi della comunione tra cielo e terra, tra Dio e umanità nel Figlio Gesù Cristo su cui riposa lo Spirito santo. E poiché il momento iniziale del ministero pubblico di Gesù rinvia al momento finale, la croce, quando Gesù sarà ancora tra peccatori (in mezzo a due malfattori), sarà confessato Figlio di Dio dal centurione e quando si squarcerà il velo del tempio, alla croce apparirà che ogni uomo accede ormai, grazie al dono dello Spirito, alla comunione con Dio non attraverso il tempio, ma attraverso il corpo di Gesù, il Messia. L’umanità di Gesù Cristo è ormai il luogo dello Spirito, il luogo della comunione tra Dio e gli uomini. Il nesso tra battesimo di Gesù e crocifissione (definita implicitamente “immersione” in Mc 10,38-39) svela anche un senso del battesimo cristiano, del battesimo nel Nome di Gesù, la cui memoria è destata da questa celebrazione: il battesimo è la figura essenziale e necessaria della fede e apre al cristiano un cammino esistenziale in cui è possibile anche la perdita della vita a motivo di Cristo. Essere cristiani significa vivere il battesimo, ovvero entrare nel dinamismo spirituale del credente che si rivolge a Dio chiamandolo Padre e che si lascia guidare dalla Parola e dallo Spirito nella vita filiale. La voce dall’alto si rivolge a Gesù direttamente, in un dialogo personalissimo: “Tu sei il mio Figlio”. Gesù vi risponderà con tutta la sua vita in cui si rivolgerà a Dio con il “tu”, chiamandolo “Abbà”, “padre, papà” (Mc 14,36). L’inizio del ministero pubblico di Gesù è anche l’ingresso nel misterioso e nascosto dialogo di preghiera con il Padre, base solida del ministero stesso. Ministero e preghiera appaiono inscindibili in Gesù. Il battesimo di Gesù appare anche come esperienza e impegno di obbedienza. Obbedienza a Giovanni, a cui Gesù si sottomette facendosi battezzare da lui, ma anche obbedienza al Padre. Ormai il cammino di Gesù sarà fedele a questo momento iniziale e costitutivo grazie alla sua obbedienza alla parola di Dio e alla sua docilità allo Spirito.

Comunità di Bose

 

Il cristiano è chiamato ad aprire il cielo con l’amore, che è di Dio

La festa di oggi è un altro Natale, un’altra Epifania. Dio, infatti, non si stanca di farsi vedere, perché tutti coloro che lo cercano lo possano trovare. È paziente, perché vuole essere accolto. È insistente, come un innamorato. Ma dobbiamo temere il doloroso e terribile: “Venne tra i suoi ed i suoi non lo hanno accolto!”. Dio si mostra perché vuole aprire il cielo agli uomini della terra. Il cielo è il futuro, la felicità, la speranza che si realizza, la solitudine vinta, il dolore consolato. Il cristiano è uomo della terra, come tutti, come Gesù. Ma è anche uomo del cielo. Proprio come Gesù. Oggi è la festa del battesimo, festa della famiglia di Gesù, di coloro che lui rende figli, che rinnova perché lo siano davvero. Festa del cielo che si apre sulla terra. Tanti, tantissimi uomini sentono quanto è disumana ed insopportabile la terra e cercano una speranza: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. È la richiesta di questi tempi difficili e pieni di minacce. È la richiesta di chi è nel dolore e vede la malattia trasfigurare il corpo. È la richiesta di tanti anziani, la cui condizione ricorda la debolezza che è di tutti. È la richiesta di coloro la cui vita viene lasciata cadere, che non ha più senso, sballottata dal vento impietoso del male. E quanto è facile perdersi, lasciarsi andare, sentirsi un peso quando non si è amati! È la richiesta di cielo. Per noi è la terza volta che, in pochi giorni, si aprono i cieli e possiamo ascoltare la voce che ci indica, in quel bambino deposto nella mangiatoia divenuto ora giovane adulto, il Figlio prediletto di Dio, il salvatore nostro e del mondo intero. Si sono aperti i cieli e lo Spirito Santo si è posato su Gesù, come una colomba finalmente si posa sul suo nido. Si potrebbe dire che la Potenza di Dio ha trovato finalmente la sua casa. Non che prima lo Spirito del Signore non ci fosse. C’era sin dalla creazione, quando “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,2); e poi ha continuato ad essere presente negli uomini santi e spirituali, nei profeti, nei giusti, nei testimoni della carità, sia d’Israele che delle altre religioni. Ma in Gesù lo Spirito trova la sua dimora piena e definitiva. Infatti, da quel momento inizia un fatto assolutamente nuovo ed unico. Lo sintetizza bene l’autore della Lettera agli Ebrei: “Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1).
Dopo il Battesimo Gesù inizia a parlare. Si potrebbe dire che uscì dall’acqua con una vocazione nuova, un’urgenza nuova. Non era, ovviamente, questione di bontà o di santità di vita; senza dubbio Gesù per trenta anni a Nazareth fu di esempio per tutti. Ma nel giorno del Battesimo egli, in certo modo, nacque ad una nuova vita: non ebbe più tempo di pensare a sé, ai suoi cari, alla sua casa, alle sue preoccupazioni di sempre. La sua ansia, il suo assillo, la sua ragione di vita divenne l’annuncio del Regno di Dio. Uscito dal Giordano, infatti, Gesù fu come divorato da un fuoco, da una nuova energia che lo avrebbe spinto a girare per città e villaggi annunciando ovunque il Vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità. “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!” (Lc 12,49). Appena battezzato Gesù uscì dall’acqua ed ecco si aprirono i cieli ed una voce dal cielo disse: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. I cieli si aprono. Ogni uomo, infatti, non attende cose, ma amore. Noi non aspettiamo l’ultima novità, da consumare e buttare via. Questa è la manifestazione di Dio: il futuro non è lontano, la speranza non è finita, l’uomo non è schiacciato sulla terra, sul proprio destino. Ognuno di noi è il figlio prediletto, amato. I discepoli del Signore non diventano autonomi, costretti a confidare sulle loro forze, tristemente autosufficienti, diffidenti ed impauriti dell’altro. Sono sempre dei figli. Trovano sempre dei fratelli. Tutti prediletti. L’amore vero, l’amore di Dio è personale; unico; senza fine. Così deve essere per tutti, specialmente per coloro la cui vita sembra abbia perso ogni valore ed importanza. Noi siamo suoi per sempre; unti con l’olio, abbiamo ricevuto il sigillo di Dio sulla fronte e nell’anima. Il cristiano non è mai figlio unico, ma è chiamato ad essere fratello, a costruire amicizia, a coltivarla con tutti. Qualche volta non è facile essere fratelli, sembra più facile fare da soli, crediamo ci risparmi delusioni. Ma il cristiano è chiamato ad aprire anche lui il cielo con l’amore, che è di Dio. Cielo aperto è quando ascoltiamo lui; quando l’amicizia rende vicino l’altro; quando un anziano solo è amato; quando una lacrima è consolata; quando un barbone ritrova il suo nome; quando un povero è aiutato; quando un malato riceve le medicine o è visitato; quando i gesti buoni danno sicurezza e fanno sentire amati. Oggi, a tutti noi, tornati bambini al fonte battesimale, generati figli, Dio non chiede grandi discorsi o promesse, ma solo un cuore capace di farsi volere bene e di rispondere quello che Dio, padre buono, vuole sentirsi dire: “Ti voglio bene”. Per imparare a volere bene a tutti.

Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 9 gennaio 2012

Venite dietro a me

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Mc 1,14-20

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Martedì 10 gennaio 2012

Un insegnamento nuovo, dato con autorità

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Mc 1,21-28

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Mercoledì 11 gennaio 2012

Andiamocene altrove, perché io predichi anche là

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Mc 1, 29-39

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Giovedì 12 gennaio 2012

Venivano a lui da ogni parte

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Mc 1, 40-45

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Venerdì 13 gennaio 2012

Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Mc 2, 1-12

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Sabato 14 gennaio 2012

Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Mc 2, 13-17

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