Santena, il Consiglio regionale del Piemonte Socio Benemerito della Fondazione Cavour. L’intervento di Nerio Nesi

Santena – 7 giugno 2012 – Ieri, 6 giugno, 151° anniversario della morte di Camillo Cavour, la Fondazione Cavour e l’associazione Amici della Fondazione hanno consegnato al Consiglio regionale del Piemonte il diploma di Socio Benemerito della Fondazione Cavour. Di seguito, l’intervento rivolto da Nerio Nesi a Valerio Cattaneo, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte.

Nerio Nesi, presidente della Fondazione Cavour e dell’Associazione Amici di Cavour, rivolgendosi a Valerio Cattaneo, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte,  ha detto: «Caro presidente, a nome della Fondazione Camillo Cavour e dell’associazione Amici della Fondazione, le porgo il benvenuto nel castello della famiglia Benso di Cavour. La ragione ufficiale della sua visita è il titolo di Benemerito che l’assemblea dei soci fondatori ha, all’unanimità, conferito al Consiglio regionale del Piemonte, con la seguente motivazione: “Al Consiglio regionale del Piemonte per il continuo concreto e autorevole appoggio a tutta l’attività della Fondazione Cavour nella celebrazione dell’Unità nazionale e degli uomini che la vollero e la realizzarono”».

Nerio Nesi ha continuato: «E’ stata una decisione facile questa per gli undici soci fondatori della Fondazione Cavour – che sono: la città di Torino, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la città di Santena, l’associazione Amici della Fondazione Cavour; la Fondazione Luigi Einaudi, la Fondazione Burzio; la società Bolaffi; la contessa di San Martino; Mario Garavelli e Nerio Nesi – perché le ragioni che l’hanno motivata sono sotto gli occhi di tutti. Il Consiglio regionale del Piemonte ci ha aiutato molto in questi anni. Sono certo che ci aiuterà anche nei prossimi anni che saranno per noi di particolare importanza perché, tra qualche mese, inizieranno i grandi lavori che trasformeranno il castello nel museo nazionale Cavour e le vecchie scuderie in un centro culturale e commerciale di primaria importanza nel quale sarà collocato, tra l’altro, l’archivio storico di alcune fra le più importanti famiglie della aristocrazia piemontese, ne è prova il protocollo d’intesa che firmeremo tra pochi minuti. Questo protocollo prevede che il Consiglio regionale del Piemonte e la Fondazione Cavour realizzino annualmente iniziative congiunte al fine di promuovere gli studi cavouriani e la conoscenza dell’opera del conte di Cavour. Il protocollo prevede di valorizzare il castello di Cavour per assicurare adeguata conservazione dei beni culturali e ambientali in esso contenuti. Il protocollo prevede di incrementare i servizi per gli studiosi e i visitatori e migliorarne la qualità».

«Caro presidente – ha aggiunto Nerio Nesi – mi è gradita questa occasione, credo che sia mio dovere farlo, rivolgerle un appello. L’Italia una e indivisibile, secondo la memorabile definizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è la somma di Regioni, di territori, di genti, di storie, di culture, di religioni, tutte ugualmente libere e necessarie all’unità nazionale. Nell’ambito di queste però, il Piemonte ha un ruolo insostituibile perché ha fatto tre volte la storia d’Italia. La prima, nel Risorgimento, costruendo per l’Italia la struttura del nuovo Stato, 150anni fa. E dando al medesimo Stato alcune fra le figure più rappresentative dell’Unità nazionale: Camillo Cavour in particolare e, successivamente, nel tempo, Giovanni Giolitti e  Luigi Einaudi. Non c’è nessuna altra regione d’Italia che abbia dato, da sola, questi personaggi che hanno cambiato la storia d’Italia. La seconda volta che ha fatto l’Italia è quando ha visto nascere dalle valli del Cuneese le prime formazioni della resistenza italiana contro i tedeschi e contro i fascisti. La terza volta è quanto Torino è diventata la capitale industriale del Paese  e per fare questo ha accolto nelle sue città e nei paesi di tutto il Piemonte centinaia di migliaia di connazionali, provenienti da tutte le altri parti d’Italia dimostrando così la verità di una coraggiosa affermazione di un tempo. Il Piemonte darà prova di saper camminare sul solco aperto dal conte di Cavour, facendo proprie  e portando avanti quelle conquiste che non debbono essere toccate, ma che debbono anzi essere conservate e custodite dalle giovani generazioni. Per questo il Piemonte non rivendita alcun privilegio, ma ha un dovere particolare che voglio affidare alla sua considerazione, caro presidente, richiamare tutti gli italiani, giorno per giorno, a una profonda svolta morale nei comportamenti personali e in quelli collettivi. E ciò per difendere la dignità di tutto il Paese e di ogni cittadino in nome dei grandi principi e dei grandi valori che furono alla base del pensiero e dell’azione del conte di Cavour. Per questa svolta morale non bastano, anche se sono necessari, leggi e regolamenti. Occorre un cambiamento radicale del nostro modo di essere, della concezione stessa della nostra vita. Occorre ridare a tutti gli italiani la passione della politica. La politica intesa come interesse generale della collettività nazionale. Occorre ridare  a tutti gli italiani il senso profondo dello Stato».

Nerio Nesi ha rimarcato: «Senza questa svolta radicale l’itala non potrà avere un altro Risorgimento. Ma io. forse con un eccesso di ottimismo, credo che noi ritroveremo questi grandi valori. Dobbiamo ritrovarli a tutti i costi. E con questi sentimenti che io voglio consegnarle, perché lei lo affidi al Consiglio Regionale del Piemonte il titolo di Benemerito della Fondazione Cavour. Anche a nome dei vicepresidenti dall’associazione Amici di Cavour, Marco Fasano e Irma Genova e del consigliere della Fondazione Gianfranco Bordin desidero darle un dono personale come riconoscimento della sua attività personale. E’ la copia di un articolo comparso nel primo numero di un giornale che ha avuto una parte importante nella storia d’Italia: “Il risorgimento”. Questo articolo fu scritto il 15 dicembre del 1847; l’abbiamo ritrovato, con il titolo originale e inquadrato. Il suo autore era un uomo di 36 anni che si chiamava Camillo Cavour. Questo articolo si conclude con un appello: “…facciamo sì che tutti i nostri concittadini ricchi e poveri, i poveri più dei ricchi, partecipino ai benefici della progredita civiltà e delle sue crescenti ricchezze  e così avremo risolto pacificamente, cristianamente, il grande problema sociale che altri pretenderebbero di sciogliere con sovversioni tremende e rovine spaventose”. Questo appello del conte Cavour, questo scritto del 1847 è più che mai attuale. Grazie».

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