Torino, l’omelia dell’Assunta dell’arcivescovo Cesare Nosiglia

Torino – 14 agosto 2012 – Di seguito, l’omelia dell’Assunta dell’arcivescovo Cesare Nosiglia, pronunciata oggi pomeriggio al santuario della Consolata.

1- OMELIA DELL’ASSUNTA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO CESARE NOSIGLIA
Torino, Santuario della Consolata, 14 agosto 2012, ore 18,15.

«La festa dell’assunzione al cielo di Maria Santissima con il suo vero corpo segna il compimento ultimo della vita della Madre di Dio, preservata fin dal suo concepimento tutta santa e senza peccato e ora rivestita di gloria perché non poteva subire la corruzione del sepolcro Colei che aveva dato la sua carne al Figlio di Dio. Dall’inizio al termine della sua vita e fino all’eternità si rivela il mirabile disegno di Dio che ha guardato all’umiltà della sua serva e l’ha resa piena di grazia riservandole il posto di onore, nel suo Regno.Maria è resa beata per sempre perché ha creduto alla Parola del Signore e si è fatta serva obbediente e fedele al suo volere. Per questo canta nel Magnificat: «Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente e Santo è il suo nome».

La festa dell’Assunta richiama quella speranza di eternità che deve alimentare il cammino, anche tribolato e difficile, dell’esistenza dei credenti su questa terra, con lo sguardo fisso alla meta, che mai deve venire meno: la pienezza della comunione con Dio dopo la morte. Se Cristo è risorto, anche noi risorgeremo in Lui e il nostro corpo corruttibile si rivestirà di immortalità. Sì la morte è stata ingoiata per la vittoria che, per mezzo, di Cristo si è riversata su ogni uomo secondo la parola della Scrittura: «Dove è, o morte, la tua vittoria ? Dove è, o morte, il tuo pungiglione?» (1 Cor,15, 54-57).

Maria Assunta in cielo, glorificata nel corpo e nell’anima, ci ricorda il Concilio Vaticano II, brilla davanti al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione fino a quando verrà il giorno del Signore. Con materna carità essa si prende cura dei fratelli del suo Figlio che camminano nel tempo in mezzo a prove e tribolazioni di ogni genere, perché non venga mai meno in loro la fede in Cristo, la perseveranza della preghiera e la testimonianza dell’amore. Per questo la Beata Vergine è invocata nella Chiesa con il titolo di Consolata, Ausiliatrice e Mediatrice di grazia . Dante mette in bocca a San Bernardo quella mirabile invocazione alla Vergine in cui ricorda che la sua «benignità» non solo soccorre chi a Lei si rivolge,«ma molte fiate liberamente al dimandar precorre» ( Paradiso ,33,18).

A Lei ricorriamo anche noi oggi con animo aperto e fiducioso perché tante sono le necessità di cui abbiamo bisogno in questo tempo, tumultuoso e difficile, che stiamo attraversando.Una delle maggiori preoccupazioni per tanti lavoratori e imprenditori, per le loro famiglie e per molti giovani in particolare, è la mancanza di lavoro o la sua persistente precarietà. Diverse sono infatti le imprese che hanno chiuso o sono in gravissime difficoltà e molti sono i lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, che, data anche l’età, rischiano di non trovare più una occupazione dignitosa e sicura.  Tale situazione di crisi è stata determinata da una sistema basato sul consumismo, che ha privilegiato la corsa ad avere sempre di più, a un possesso facile di beni che si pensava fossero garantiti dai soldi più che dal lavoro, al profitto finanziario non fondato su criteri di giustizia ed equità, alla ricerca del proprio benessere materiale, garantito da privilegi di casta, più che del bene comune. Un sistema che ha dato il via a un mercato selvaggio e senza regole etiche, assunte come prioritarie nei comportamenti e nelle scelte di chi aveva le leve del potere economico e politico.Un sistema dove non c’era posto né per Dio né per l’uomo, ma in cui dominava quell’ateismo pratico che ha guidato i meccanismi perversi dello sviluppo, conducendolo alla rovina, con gravissime conseguenze per le persone più deboli e indifese, e per l’intero programma di welfare, previsto proprio a sostegno delle persone più bisognose.

Papa Benedetto XVI nella Enciclica Caritas in Veritate, ha ammonito con forza che i maggiori ostacoli al vero sviluppo, anche in campo economico e sociale, derivano dalla chiusura ideologica a Dio e dall’ateismo dell’indifferenza, che generano l’orgoglio di potenza e di invincibilità che conduce al disinteresse per la giustizia distributiva, la solidarietà, il bene comune, come obiettivi doverosi per tutti.Senza Dio e senza un solido ancoraggio ai valori etici e spirituali di cui l’uomo ha estremo bisogno, ogni progresso tecnologico, nelle sue appariscenti conquiste, implode su se stesso, perché è fondato sulla sabbia del relativismo e individualismo e non sulla roccia della verità e della carità.Maria ce lo dice con chiarezza nel Magnificat quando canta: «Dio ha disperso gli orgogliosi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuole i ricchi».

Da qui nasce l’iniziativa di una grande e corale preghiera che come Chiesa di Torino intendiamo rivolgere a Dio per intercessione di Maria Assunta, Consolata e Ausiliatrice, patrona e protettrice della nostra Diocesi.Una preghiera di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di accoglienza del prossimo in difficoltà, di giustizia, di fraternità spirituale e umana. E ciò per trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne, così da fare spazio a Dio e a chi ci interpella per le gravi condizioni che sta vivendo. È la seconda volta, da quando mi sono insediato in Diocesi come Arcivescovo, che compiamo questo esercizio collettivo di preghiera, che ha avuto nei mesi scorsi la sua più prossima motivazione nella persistente difficoltà dei lavoratori di Fiat Mirafiori, ma che oggi desideriamo estendere a favore di tutte le realtà produttive del nostro territorio che sono in crisi.Siamo infatti coscienti che, se non si riesce a invertire l’attuale fase negativa,Torino corre il rischio di un declino che avrebbe conseguenze molto pesanti per tutta la popolazione nei prossimi anni. Per questo rinnovo il mio appello del 1° agosto e ribadisco l’invito alle istituzioni nazionali e locali, ma anche alle componenti produttive del territorio, alle proprietà e azionisti delle imprese in questione, al credito, ai sindacati e credo anche, non da ultimo, al ruolo delicato che oggi hanno in tutto ciò i mass-media, affinché ciascuno faccia la sua parte, assumendosi con il massimo impegno le proprie responsabilità.È urgente promuovere vie di confronto e  di collaborazione, così da superare anche i contrasti che si innestano nella stessa vita delle imprese e dei lavoratori, con tensioni e polemiche, che impediscono di valorizzare tutte le forze in campo, proprio in un momento dove occorre serrare le fila, per attivare nuove sinergie, su obiettivi comuni, con la prospettiva di ricercare soluzioni concrete dei problemi non più rinviabili.

In gioco non c’è solo l’emergenza sociale di oggi, ma il modo e le vie con cui vogliamo costruire insieme il nostro avvenire.Meno sprechi e privilegi acquisiti nel tempo, sacrifici equamente ripartiti e secondo giustizia tra i cittadini e le componenti sociali, una migliore ottimizzazione delle risorse, un’educazione a stili di vita più sobri e solidali, che coinvolgano tutti, sono certamente vie efficaci per superare le attuali difficoltà.Ma occorre anche sostenere, con investimenti e strumenti appropriati, quelle imprese che hanno avuto in tanti anni del loro insediamento sul nostro territorio un forte impatto sociale, da cui hanno tratto peraltro sviluppo e profitti non indifferenti; imprese che hanno dato e possono continuare a dare un contributo decisivo nei vari comparti economici e industriali del Paese; imprese, infine, che sono tutt’oggi di eccellenza sul piano dell’innovazione tecnologica e dell’esportazione, in modo che facciano da volano alla necessaria ripresa che tutti auspichiamo.Perché chiedo di pregare di fronte a questi complessi problemi? Perché, se è vero che le vicende umane sono interamente nelle mani di chi, dal punto di vista politico, finanziario ed economico, deve gestirle con la necessaria trasparenza, onestà, intraprendenza e competenza ; se è vero che i meccanismi moderni del mercato globalizzato vanno ben oltre anche la buona volontà e l’impegno dei singoli soggetti coinvolti? E però rimane determinante, in tempo di crisi come questo, alzare le braccia verso Dio, nella consapevolezza che la fede apre orizzonti e possibilità straordinari di forza morale, che aiutano a superare il pessimismo e l’impotenza e sostengono un clima di maggiore fiducia, per valorizzare le risorse di cui dispone la forza produttiva e la qualità professionale di tanti imprenditori e lavoratori del nostro territorio.

La fede orienta il discernimento sapiente sulle scelte da fare e infonde coraggio nel tentare vie nuove; attiva un più incisivo impegno solidale e fraterno su cui scommettere insieme. Gesù, invitandoci a pregare il Padre con le parole «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», ha voluto dirci che ogni bene di cui l’uomo necessita è frutto del lavoro di ogni giorno, ma è insieme dono di Dio che lo benedice e rende fecondo in modo sorprendente e può anche compiere cose giudicate umanamente impossibili, quando c’è di mezzo la giustizia e il bene dei suoi figli.Tutto dipende dunque da noi e, in particolare, da chi ha il compito istituzionale di compiere le scelte fondamentali per lo sviluppo e il benessere di tutti ; ma tutto dipende anche da Dio, perché lui sta al principio e alla fine  di ciò che conta veramente e redime l’uomo dall’egoismo, dalla sete del possesso e del potere, aprendo vie impensabili a sbocchi positivi per il suo futuro.Maria Assunta in cielo e Consolata ci ottenga, con la sua materna intercessione, la forza, la speranza e la gioia necessarie per impegnarci, ognuno per la sua parte e tutti insieme, per un sussulto di coraggio, di spirito collaborativo, di responsabilità e di solidarietà.

Amen.

+ Cesare Nosiglia

Arcivescovo di Torino

Fonte: Arcidiocesi di Torino –  Curia metropolitana
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