Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 30 settembre al 3 ottobre 2012

Santena – 30 settembre 2012 – Di seguito, alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 30 settembre al 6 ottobre 2012, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture.
Domenica 30 settembre 2012

Fossero tutti profeti nel popolo del Signore

In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

Nm 11,25-29

Il salario dei lavoratori che voi non avete pagato grida

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Gc 5,1-6

Scacciava demòni nel tuo nome… Non glielo impedite

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Mc 9,38-43.45.47-48

Cambiamenti da attuare negli atteggiamenti e nel cuore

Il Vangelo di Marco ci presenta Gesù che continua a parlare ai discepoli, mentre prosegue il suo cammino verso Gerusalemme. È ancora viva la scena di domenica scorsa quando chiese loro di cosa stessero discutendo lungo la via, dopo l’annuncio della passione. Essi non risposero nulla; e a ragione. Stavano, infatti, dibattendo su chi di loro dovesse essere il primo, nonostante le tragiche parole di Gesù sulla sua morte. Nel brano di questa domenica, Giovanni, uno dei dodici che aveva taciuto, questa volta si fa avanti e con tono sicuro dice: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. Povero Giovanni, non ha capito nulla! E Gesù, ancora una volta, raccoglie tutti e, con pazienza, li ammaestra e li corregge insegnando loro il modo evangelico di comprendere e di giudicare la vita. Ebbene, è proprio quel che accade ogni domenica quando il Signore raccoglie i discepoli e parla al loro cuore seminandovi il buon seme e sradicando le erbe amare che avvelenano la loro e l’altrui esistenza. Non di rado anche noi ragioniamo come Giovanni. In verità non è questo il modo per difendere la verità. In genere tale atteggiamento è teso a difendere i propri privilegi, le proprie posizioni, le proprie convinzioni, non guardando la sostanza delle cose che è la salvezza delle persone. Non si difende la verità salvaguardando i propri privilegi, magari passando sopra le persone. Nel libro dei Numeri, a dimostrare quanto una tale mentalità sia radicata nel cuore degli uomini, è riportato un episodio analogo accaduto agli inizi del cammino del popolo d’Israele. Giosuè è informato che due uomini qualunque, non facenti parte del gruppo dei settanta responsabili d’Israele e senza avere un apposito mandato, si sono messi a profetizzare. La sua reazione è immediata. Corre stizzito e preoccupato da Mosè per chiedergli che impedisca ai due, che non fanno parte del gruppo prescelto, di parlare. Mosè risponde al giovane e zelante capo: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!” (Nm 11,29).
Quel che preoccupa Giosuè, come pure Giovanni e gli altri discepoli (compresi molti di noi) non è la guarigione dei malati e la liberazione dei posseduti dagli spiriti, ma il proprio gruppo e la propria istituzione, o meglio il proprio interesse, il proprio potere garantito nel gruppo e nell’istituzione. Non è questo il pensiero di Gesù. Ben più largo del cuore dei discepoli è il suo cuore; e senza confini è la sua misericordia per i deboli e i poveri. Con decisione perciò Gesù risponde a Giovanni e agli altri: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”. Il bene, dovunque esso sia e da chiunque è compiuto, viene sempre da Dio. Chi aiuta i bisognosi, chi sostiene i deboli, chi conforta i disperati, chi esercita l’accoglienza, chi promuove l’amicizia, chi si adopera per la pace, chi è pronto al perdono, costui viene sempre da Dio. Dio rompe ogni schematismo ed è presente dovunque c’è amore, bontà, pace e misericordia. Dio sta in quell’assetato a cui viene dato un bicchiere d’acqua, in quell’affamato a cui viene offerto un pezzo di pane, in quel disperato a cui viene rivolta una parola d’amore. La Chiesa custodisce questa verità evangelica anche se non ne è la detentrice unica, e per la chiarezza del dono che Dio le ha fatto deve praticarla e predicarla con forza. Sarebbe davvero triste restringere la forza miracolosa della misericordia di Dio nella misura stretta dei nostri schemi e delle nostre logiche. Non dice forse Gesù: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va” (Gv 3,8)? Lo spirito di Dio è davvero grande e senza confini. Beati noi se sappiamo riconoscerlo ed accoglierlo! Anzi, dice l’Apostolo, dobbiamo stare attenti a non contristarlo. Ecco perché sono sciocche certe dispute su questa o su quella esperienza solo perché non rientra nel nostro schema logico di interpretazione! Abbiamo bisogno di una visione larga che ci faccia intuire l’azione dello Spirito di Dio nel mondo. Non dobbiamo rattristarci, come l’apostolo Giovanni, se vediamo che altre persone non facenti parte del gruppo scacciano i demoni. Gesù gioì vedendo che tanti guarivano e tornavano sani: la gioia del Signore è l’uomo vivente, sta scritto. Grande fu la sua letizia nella creazione, dal primo giorno sino al culmine della sua opera quando creò l’uomo e la donna. L’autore biblico non può non notare: “Dio vide che era una cosa buona”. Questa deve essere anche la gioia del discepolo. Sì, tutti dovremmo gioire del bene che vediamo nel mondo, da chiunque viene compiuto e in qualunque parte viene realizzato. Il bene nasce sempre da Dio, che è “fonte di ogni bene”, come canta la Liturgia. Le parole durissime che Gesù pronuncia nella seconda parte del brano evangelico sottolineano, con un linguaggio iperbolico, qual è la via del discepolo: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile”. Essere di “scandalo” vuol dire far inciampare e cadere, o comunque non sostenere chi è debole e bisognoso di conforto. Noi pensiamo che la felicità stia nel conservare se stessi, nel camminare indenni in mezzo a questo mondo, nel non perdere mai nulla. Al contrario, dice Gesù, la felicità sta nello spendersi per il Vangelo, nel dare la propria vita per gli altri. Ricordiamo la frase di Gesù riportata da Paolo: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). E per questo vale la pena fare sacrifici. L’amore per gli altri, del resto, chiede sempre qualche taglio, esige sempre qualche rinuncia. Non si tratta ovviamente di mutilazioni da realizzare, bensì di cambiamenti da attuare negli atteggiamenti e nel cuore. Noi, infatti, abbiamo in genere gli occhi puntati solo su noi stessi; le mani operose solo per le nostre cose; i piedi che si muovono solo per i nostri affari. Togliamoci almeno un occhio di dosso e saremo certamente più felici. Usiamo almeno una mano per aiutare chi soffre e gusteremo la stessa gioia di Gesù. Muoviamo i nostri passi sulla via del Vangelo e saremo testimoni dell’amore di Dio. Così comprenderemo quanto dice Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita la perde; chi perde la sua vita per il Vangelo la ritrova”.

Comunità di Sant’Egidio

Non divenire un ostacolo al cammino di fede dell’altro

La tentazione del credente di impedire e porre ostacolo all’azione dello Spirito se questa si manifesta in modi e forme non corrispondenti ai suoi schemi; una visione chiusa e rigida dell’appartenenza comunitaria di contro a una visione aperta e accogliente; la gelosia come grande minaccia portata alla vita comunitaria: questi alcuni temi che legano tra loro prima lettura e vangelo.
L’atto con cui i discepoli impediscono a uno sconosciuto di cacciare demoni perché non fa parte del loro gruppo (“non era dei nostri”; letteralmente: “non ci seguiva”) mostra anzitutto la frustrazione che diventa arroganza. Incapaci di scacciare il demone che affliggeva l’epilettico (cf. Mc 9,18), i discepoli proibiscono di cacciare demoni nel nome di Gesù a un estraneo che ci riusciva, e questo solo perché “non li seguiva”. Ma quel gesto mostra anche la pretesa del gruppo dei discepoli di detenere il monopolio della presenza del Signore e di stabilire chi può accedere al “Nome” santo e chi no. È una pretesa di dominio e di potere. Alla concezione di un’identità di gruppo chiusa ed escludente propugnata dai discepoli, si oppone la concezione aperta e inclusiva di Gesù. A coloro che dicono: “Non ci segue, dunque deve essere escluso”, si oppone Gesù che dice: “Chi non è contro di noi è per noi”. Gesù non è totalitario e non afferma che tutti debbano appartenere al gruppo dei suoi discepoli. Il Nome del Signore travalica i confini della chiesa che tale Nome confessa. Nel nostro testo, in cui appartenenza e identità del gruppo dei discepoli appaiono in primo piano, affiora anche il problema dell’inimicizia. Ai discepoli che vedono un nemico nell’esorcista estraneo, Gesù dice: “Chi non è contro di noi, è per noi”. Il rapporto chiesa-nemico si situa all’interno di una fondamentale polarità. Da un lato, se la chiesa vive la radicalità evangelica e lo spirito delle beatitudini, non può non conoscere persecuzioni e inimicizie a causa del Nome di Cristo; dall’altro, la stessa radicalità evangelica impedisce alla chiesa di fabbricarsi dei nemici, di entrare in regime di inimicizia con gli uomini non credenti o di dar nome di nemico ad “altri”, a categorie di persone o a gruppi umani che semplicemente sono segnati da diversità o estraneità. Sul problema dell’inimicizia la chiesa gioca la sua capacità di assumere e gestire, positivamente o meno, il problema dell’alterità e della differenza al proprio interno e di fronte a sé. La Potenza e la Presenza del Signore non sono in mano ai soli cristiani, ma sono suscitate dallo Spirito e noi “dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale” (GS 22). Nemmeno la chiesa può pretendere questa conoscenza, pena il ridurre Dio a idolo e il divenire occasione di scandalo, cioè inciampo e ostacolo al cammino dell’uomo verso Dio. Certamente la prima accezione delle parole di Gesù sullo scandalo è comunitaria, e intravede la possibilità che un corpo comunitario si opacizzi al punto da non essere più trasparenza della presenza di Cristo. Ma tali parole hanno anche una valenza personale: occorre vigilare sul proprio agire (mani), sul proprio comportamento (piedi) e sulle proprie relazioni (occhi) per non divenire un ostacolo alla vocazione e al cammino di fede dell’altro. Anzi, occorre il coraggio della rinuncia a ciò che può ostacolare l’ingresso nel Regno, ingresso che avviene non a partire da un di più o da un pieno, ma da un vuoto, da una mancanza, da una povertà. Abbiamo qui l’esigenza (oggi forse impopolare) di un’ascesi, di una lotta, di un duro combattimento contro le tendenze che portano l’uomo a un agire, a un comportamento e una relazionalità antievangelici. Tagliare e cavare (lett. “gettare”) non sono disumane direttive da applicarsi letteralmente, ma indicazioni realistiche di una lotta da combattere ogni giorno per purificare il proprio cuore e vivere il vangelo con maggiore libertà. C’è un perdere la vita che è essenziale per trovarla in Cristo (cf. Mc 8,35).

Comunità di Bose

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Lunedì 1 ottobre 2012

Chi non è contro di voi, è per voi

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Lc 9,46-50

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Martedì 2 ottobre 2012

Non disprezzare uno solo di questi piccoli

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».

Mt 18,1-5.10

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Mercoledì 3 ottobre 2012

Giravano ovunque annunciando la buona notizia

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Lc 9,1-6

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Giovedì 4 ottobre 2012

Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Mt 11,25-30

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Venerdì 5 ottobre 2012

Chi ascolta voi ascolta me

In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

Lc 10,13-16

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Sabato 6 ottobre 2012

I settantadue tornarono pieni di gioia

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Lc 10,17-24

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