Elezioni 2013 Riparte il futuro. Al via mobilitazione digitale promossa da Libera e dal Gruppo Abele

Roma – 27 gennaio 2013 – Cinque impegni stringenti di trasparenza, integrità e responsabilità per sconfiggere la corruzione che blocca il futuro dell’Italia. Li chiedono ai candidati al Parlamento i cittadini che aderiscono a Riparte il futuro, l’innovativa campagna di mobilitazione digitale contro la corruzione, prima in Europa di questa portata. Promossa da Libera e Gruppo Abele, ha l’obiettivo di impegnare i candidati di tutti i partiti politici a quella trasparenza che in altri Paesi dell’Unione è prevista dalla legge. Di seguito, il testo del comunicato stampa.

RIPARTE IL FUTURO

AL VIA LA GRANDE MOBILITAZIONE DIGITALE PROMOSSA DA LIBERA E GRUPPO ABELE

5 IMPEGNI PER I CANDIDATI ALLE ELEZIONI POLITICHE PER COMBATTERE LA CORRUZIONE

SENZA CORRUZIONE VIA IMU SULLA PRIMA CASA INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO

SIMBOLO DELLA CAMPAGNA UN BRACCIALETTO BIANCO CON LA SCRITTA #100 GIORNI

Roma, 16 gennaio 2013 -‐ Cinque impegni stringenti di trasparenza, integrità e responsabilità per sconfiggere la corruzione che blocca il futuro dell’Italia. Li chiedono ai candidati al Parlamento i cittadini che aderiscono a Riparte il futuro (www.riparteilfuturo.it), l’innovativa campagna di mobilitazione digitale contro la corruzione, prima in Europa di questa portata. Promossa da Libera e Gruppo Abele, ha l’obiettivo di impegnare i candidati di tutti i partiti politici a quella trasparenza che in altri Paesi dell’Unione è prevista dalla legge.

RiparteilfuturoRiparte il futuro chiede ai candidati di mettere in rete il curriculum vitae, la propria condizione reddituale e patrimoniale, l’eventuale presenza di conflitti d’interesse, la propria situazione giudiziaria. E li impegna a riformare nei primi 100 giorni della nuova legislatura l’art. 416 ter del Codice Penale, la norma che riguarda lo scambio elettorale politico-mafioso e che considera corruzione soltanto il passaggio di denaro dal rappresentante pubblico al corruttore mafioso, trascurando altre controprestazioni essenziali: i ‘favori’, le raccomandazioni, le informazioni privilegiate sugli appalti in cambio di voti, la garanzia dalla repressione. Tutti atti che permettono l’accesso dei clan criminali alla vita economica e sociale del Paese senza creare allarme, passando per il fenomeno corruttivo.

Oltre ad essere una battaglia di civiltà, che vuole far ripartire le migliori energie del Paese e della buona politica, la campagna è uno strumento diverso, aperto alla partecipazione di tutti, senza colore né partito: la corruzione infatti influisce sulle vite di ciascuno di noi a tal punto da essere ad esempio tra le cause più importanti della disoccupazione giovanile. Grazie alla forza del web e dei social network, ogni cittadino potrà contare su sistemi di monitoraggio e informazione civica, fino ad oggi poco utilizzati in Italia, per combattere insieme questo fenomeno subdolo e nascosto.

Simbolo della campagna è un braccialetto bianco con la scritta #100 giorni, che i candidati firmatari indosseranno per i primi cento giorni della nuova legislatura.

Riparte il futuro è stata presentata oggi a Roma da don Luigi Ciotti, assieme a Francesca Rispoli, direttrice di Libera, Leonardo Ferrante, operatore del Gruppo Abele responsabile scientifico della campagna e Eugenio Orsi, responsabile della strategia digitale.

Già nella prima settimana di test, migliaia di persone hanno firmato l’appello per chiedere ai candidati di sottoscrivere i cinque impegni, primo step della campagna anticorruzione che proseguirà nei prossimi due anni con iniziative a più livelli. Perché – come dimostrano i dati e le ricerche internazionali – di corruzione rischia di morire l’intero Paese.

Con quello che costa al sistema Italia la corruzione -‐secondo le stime della Corte dei Conti 60 miliardi ogni anno – si potrebbero liberare le risorse necessarie per uscire dalla recessione. Basterebbero, ad esempio, poco meno di 14 miliardi per completare opere fondamentali per il trasporto pubblico locale nelle principali città italiane. Altri 10 miliardi di euro potrebbero servire per completare la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici, mentre con 2,5 miliardi si avvierebbe il restauro idrogeologico del Paese. 20 miliardi all’anno potrebbero coprire l’attuale costo degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, indennità). Infine poco meno di 4 miliardi basterebbero ad evitare l’Imu sulla prima casa, mentre con altri 3 miliardi si potrebbero costruire 10 ospedali modello. La somma di tutti questi interventi è inferiore al costo della corruzione.

Sessanta miliardi di euro, in alternativa, basterebbero per pagare gli interessi annuali sul debito pubblico italiano. Tuttavia considerare ‘solo’ i sessanta miliardi persi è riduttivo. Infatti, la corruzione mina alla radice la credibilità e l’affidabilità dell’Italia agli occhi del mondo, diminuendo di conseguenza l’afflusso di investimenti stranieri. Ad esempio, secondo Unctad, l’afflusso medio di capitali stranieri tra il 2004 e il 2008 in percentuale sul PIL in Italia è stato dell’1,38%, mentre in Francia nel medesimo periodo è stato del 3,88%. Tale “spread” di 2,5% corrisponde ad un ammontare superiore a 40 miliardi. Capitali che, investiti in innovazione e attività produttive, consentirebbero di generare migliaia di posti di lavoro, soprattutto per i giovani. E questi posti di lavoro, a loro volta, genererebbero ulteriore crescita per il nostro Paese.

“Il furto operato dai corrotti ai danni di tutti noi è enorme. Ma non basta a descrivere il fenomeno. La corruzione uccide il futuro: non si tratta solo dei soldi sottratti alle casse pubbliche e private dai traffici tra politici, amministratori, imprenditori, cittadini corrotti, ma della perdita di credibilità e di

fiducia nell’intero sistema Paese”, conferma Francesca Rispoli, direttrice di Libera. “Il nostro primo target, nella campagna che riparte dal milione e 200mila firme raccolte nel 2011 e consegnate al presidente Napolitano con Avviso Pubblico, sostenitore anche oggi di questa nuova impresa, è quello di far uscire l’Italia dal pantano della rassegnazione, di recuperare il furto non solo di soldi ma anche e soprattutto di futuro operato da corrotti e corruttori”.

“I 60 miliardi di euro servono solo a comprendere l’entità del fenomeno, ma occorre riflettere su tutte le opportunità che perdiamo nel non investire quelle risorse a sostegno del lavoro, dell’innovazione, del diritto e del merito”, conferma Leonardo Ferrante. “Non è un caso che nei Paesi dove la percezione della corruzione è più alta – e l’Italia è al 72esimo posto su 174 Paesi nella classifica di Transparency International -‐ anche la disoccupazione giovanile aumenta, ci sono meno fondi per la ricerca e lo sviluppo, faticano a nascere nuove imprese, i servizi pubblici sono inefficienti, gli investimenti stranieri scarseggiano, le disuguaglianze sociali ed economiche sono fortissime. Si riscontra persino una correlazione tra corruzione e morti sul lavoro”.

“Tre aggettivi in inglese per descrivere la campagna: agnostic, open e diverse, requisiti essenziali per il successo online”, dice Eugenio Orsi, responsabile della mobilitazione sul web. “Agnostic perché non abbiamo una nostra agenda, bensì un obiettivo di civiltà. Open perché siamo aperti a tutti e incoraggiamo la partecipazione. Infine diverse per lo strumento utilizzato e per l’approccio: guardiamo al futuro di chi il futuro se lo sta perdendo. Sono già migliaia i cittadini che si sono fatti avanti, ancor prima che la campagna partisse ufficialmente, per chiedere a chi li rappresenta di fare il minimo indispensabile in un Paese adeguato agli standard europei. In Francia, Spagna e Germania ci sono norme che chiedono a chi viene eletto la totale trasparenza: da noi, per fare un esempio, solo il 40% dei parlamentari ha autorizzato la pubblicazione online della propria dichiarazione dei redditi. Ora sono le persone che rivendicano il diritto a essere governati in maniera trasparente, da gente onesta.”

Un Paese trasparente, dunque, è quello che chiedono i cittadini con una mobilitazione straordinaria che sarà anche in piazza da qui alle elezioni del 24 e 25 febbraio per evitare che la logica del favore continui a sostituirsi a quella del diritto e del merito nel mondo del lavoro, con tutti i danni che questo crea anche nella cultura del Paese.

Ufficio stampa:

Francesca Biffi 333 2164430

Peppe Ruggiero 335 5966624

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Info: www.riparteilfuturo.it

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