Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 31 marzo al 6 aprile 2013

Santena – 31 marzo 2013 – Di seguito, alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 31 marzo al 6 aprile 2013, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.
Domenica 31 marzo 2013

Voi sapete ciò che è accaduto

resurrezioneIn quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

At 10,34.37-43

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Col 3,1-4

Vide e credette

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Gv 20,1-9

Questo evento è l’inaudito, l’impensabile, lo sconcertante

La prima lettura presenta una sorta di credo narrativo che riassume la vicenda di Gesù dal suo ministero storico fino alla morte, alla resurrezione e alle apparizioni. Il Risorto è testimoniato dai profeti come colui nel cui nome avviene la remissione dei peccati ed è annunciato dagli evangelizzatori come colui che verrà quale giudice dei vivi e dei morti. Il Risorto è inscindibile dalla profezia e dall’annuncio, dalle Scritture che lo profetizzano e dagli evangelizzatori che lo annunciano. Nella chiesa la remissione dei peccati non è semplicemente ministero di misericordia verso chi cade, ma epifania del Risorto. La seconda lettura pone il cristiano tra la Pasqua di Cristo e la sua venuta nella gloria: in quel tempo il battezzato è chiamato a sviluppare la sua vita spirituale come ricerca delle cose dell’alto e come nascondimento della propria vita con Cristo in Dio. Non si tratta di un invito allo spiritualismo né all’intimismo, ma di aver chiaro che fonte e fine della vita spirituale è il Cristo che verrà nella gloria e che abita nel cuore dell’uomo grazie allo Spirito. La vita spirituale del battezzato si delinea come dinamica di attesa del Signore  e come vita interiore, non esibita o gridata, ma avvolta nella discrezione e nel pudore di cui abbisognano tutte le realtà preziose. Il vangelo presenta l’alba del giorno della resurrezione come inizio della fede pasquale, mostrando le reazioni di tre discepoli di fronte alla tomba vuota, e presentando soprattutto la fede del discepolo amato che, viste le bende per terra ed entrato nel sepolcro vuoto, “credette” (Gv 20,8). O meglio, “cominciò a credere”. Aggiunge infatti il quarto vangelo: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura che egli doveva risuscitare dai morti” (Gv 20,9). È l’inizio della fede pasquale, che troverà la sua pienezza con il dono dello Spirito che illumina le menti aprendole all’intelligenza delle Scritture (cf. Lc 24,45). C’è un’ignoranza della Maddalena (“non sappiamo dove l’hanno posto”: Gv 20,13) e dei discepoli (“non avevano ancora compreso”, lett.: “non sapevano ancora la Scrittura”: Gv 20,9) che accompagna il loro cammino verso l’evento della resurrezione. Questo evento è l’inaudito, l’impensabile, lo sconcertante. È il novum che Dio crea nel mondo. I discepoli sono totalmente impreparati all’evento della resurrezione e faticano ad accedere alla rivelazione. Solo il discepolo amato, proprio per quel nascondimento del mistero di amore che lo lega a Gesù, comincia a intuire e a lasciar spazio nel proprio animo alla novità compiuta da Dio. Nei primi testimoni accorsi alla tomba vuota emerge l’aspetto emotivo della relazione con quel Gesù che avevano riconosciuto come loro Signore e per cui avevano abbandonato tutto. Maria di Magdala resta smarrita di fronte alla pietra ribaltata dal sepolcro, e corre, come mossa dal timore che sia successo qualcosa di irrimediabile: Maria teme di non poter vedere e toccare il corpo del suo Signore, teme di aver perso ogni punto di riferimento visibile della persona cara, anche l’ultimo, quello caratterizzato da una lapide, un punto fermo inscritto nella terra, ove sia possibile raccogliere memorie e affetti. Maria corre e va subito, istintivamente, da Pietro e dal discepolo amato, i punti di riferimento del gruppo dei discepoli. I due, a loro volta corrono, e la corsa esprime ansia, desiderio, volontà di non perdere tempo o forse timore che sia già troppo tardi, e il discepolo amato corre più veloce di Pietro. Nel momento in cui il piano emotivo viene lasciato andare a briglia sciolta ognuno esprime se stesso senza più far valere le regole del gruppo. Giunto tuttavia al sepolcro, il discepolo amato attende Pietro e lascia che lui entri per primo, rispettando il primato stabilito dal Signore. Il piano emotivo e affettivo di Maria e del discepolo amato sono ordinati dall’ordine e dall’oggettività comunitaria. Per guidare l’emotività e l’affettività alla piena fede occorreranno l’intelligenza della Scrittura e la fede in essa, che è fondamento ineliminabile e oggettivante della fede pasquale e della vita ecclesiale.

Comunità di Bose

Possiamo cooperare con lui alla nascita di una nuova terra

Siamo arrivati alla Pasqua dopo aver seguito Gesù nei suoi ultimi giorni di vita. Abbiamo agitato con gioia i rami di ulivo, domenica scorsa, per accoglierlo mentre entrava in Gerusalemme. Lo abbiamo quindi seguito negli ultimi tre giorni: ci ha accolti nel cenacolo, con un desiderio struggente di amicizia, tanto da abbassarsi sino a lavare i piedi e donarsi come pane “spezzato” e sangue “versato”. E poi ci ha voluti accanto a sé nell’orto degli Ulivi, quando la tristezza e l’angoscia gli opprimevano il cuore tanto da sudare sangue. Il bisogno di amicizia fattosi ancor più prepotente non fu capito; i tre più amici, prima si addormentarono e poi, assieme a tutti gli altri, lo abbandonarono. Il giorno dopo lo troviamo in croce, solo e nudo; le guardie lo avevano spogliato della tunica; in verità lui stesso si era già spogliato della vita. Davvero ha dato tutto se stesso per la nostra salvezza. Il sabato è stato un giorno triste, un giorno vuoto anche per noi. Gesù stava oltre quella pietra pesante. Eppure, anche senza vita, ha come continuato a donarla “scendendo agli inferi”, ossia nel punto più basso possibile: ha voluto portare sino al limite estremo la sua solidarietà con gli uomini. Il Vangelo di Pasqua parte proprio da questo estremo limite, dalla notte buia. Scrive l’evangelista Giovanni che “era ancora buio” quando Maria di Magdala si recò al sepolcro. Era buio fuori, ma soprattutto dentro il cuore di quella donna (come nel cuore di chiunque altro che amava quel profeta che “aveva fatto bene ogni cosa”). Era il buio per la perdita dell’unico che l’aveva capita: non solo le aveva detto cosa aveva nel cuore, ma soprattutto l’aveva liberata da ciò che l’opprimeva più di ogni altra cosa (scrive Luca che era stata liberata da sette demoni). Con il cuore triste Maria si recava al sepolcro. Forse ricordava i giorni precedenti la passione, quando lo ungeva con unguento prezioso, e gli anni, pochi ma intensi, passati con quel profeta. Con Gesù l’amicizia è sempre affascinante. Si potrebbe dire che quest’uomo non lo si può seguire da lontano, come ha fatto Pietro in questi giorni. Arriva il momento della resa dei conti e quindi della scelta di un rapporto definitivo. L’amicizia di Gesù è di quella specie che porta a considerare gli altri più di se stessi: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,12). Maria di Magdala lo constata di persona quel mattino quando è ancora buio. Il suo amico è morto perché ha voluto bene a lei e a tutti i discepoli, Giuda compreso. Appena giunta al sepolcro ella vede che la pietra posta sull’ingresso, una lastra pesante come ogni morte e ogni distacco, è stata ribaltata. Neppure entra. Corre subito da Pietro e da Giovanni: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro!”, grida trafelata. Neanche da morto, pensa, lo vogliono. E aggiunge con tristezza: “Non sappiamo dove l’abbiano messo”. La tristezza di Maria per la perdita del Signore, anche solo del suo corpo morto, è uno schiaffo alla nostra freddezza e alla nostra dimenticanza di Gesù anche da vivo. Oggi questa donna è un alto esempio per tutti i credenti. Solo avendo i suoi sentimenti nel cuore è possibile incontrare il Signore risorto. È lei e la sua disperazione a muovere Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava. Essi “corrono” immediatamente verso il sepolcro vuoto. Dopo aver iniziato assieme a seguire il Signore, sebbene da lontano, nella passione (Gv 18,15-16), ora si trovano a “correre entrambi” per non stargli lontano. È una corsa che esprime bene l’ansia di ogni discepolo, di ogni comunità, che cerca il Signore. Anche noi forse dobbiamo riprendere a correre. La nostra andatura è diventata troppo lenta, forse appesantita dall’amore per noi stessi, dalla paura di scivolare e perdere qualcosa di nostro, dal timore di dover abbandonare abitudini ormai sclerotizzate. Bisogna riprovare a correre, lasciare quel cenacolo dalle porte chiuse e andare verso il Signore. La Pasqua è anche fretta. Giunse per primo alla tomba il discepolo dell’amore: l’amore fa correre più veloci. Ma anche il passo più lento di Pietro portò l’apostolo sulla soglia della tomba e ambedue entrarono. Pietro per primo e osservò che vi era un ordine perfetto: le bende stavano al loro posto come svuotate del corpo di Gesù e il sudario “piegato in un angolo a parte”. Non c’era stata né manomissione né trafugamento: Gesù si era come liberato da solo. Non fu necessario per lui sciogliere le bende come per Lazzaro. Anche l’altro discepolo entrò e “vide” la stessa scena: “Vide e credette”, nota l’evangelista. Si erano trovati davanti ai segni della resurrezione e si lasciarono toccare il cuore. Fino ad allora infatti, prosegue l’evangelista, “non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti”. Questa è spesso la nostra vita: una vita senza resurrezione e senza Pasqua, rassegnata di fronte ai grandi dolori e ai drammi degli uomini, rinchiusa nella tristezza delle proprie abitudini. La Pasqua è venuta, la pietra pesante è stata rovesciata e il sepolcro si è aperto. Il Signore ha vinto la morte e vive per sempre. Non possiamo più starcene chiusi come se il Vangelo della resurrezione non ci fosse stato comunicato. Il Vangelo è resurrezione, è rinascita a vita nuova. E va gridato sui tetti, va comunicato ai cuori perché si aprano al Signore. Questa Pasqua perciò non può passare invano; non può essere un rito che più o meno stancamente si ripete uguale ogni anno; essa deve cambiare il cuore e la vita di ogni discepolo, di ogni comunità cristiana. Si tratta di spalancare le porte al risorto che viene in mezzo a noi, come leggeremo nei giorni prossimi durante le apparizioni ai discepoli. Egli deposita nei cuori il soffio della resurrezione, l’energia della pace, la potenza dello Spirito che rinnova. Scrive l’apostolo Paolo: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3). La nostra vita è come coinvolta in Gesù risorto e resa partecipe della sua vittoria sulla morte e sul male. Assieme al risorto entrerà nei nostri cuori il mondo intero con le sue attese e i suoi dolori, com’egli manifesta ai discepoli le ferite presenti ancora nel suo corpo, perché possiamo cooperare con lui alla nascita di un cielo nuovo e una terra nuova, ove non c’è né lutto, né lacrima, né morte, né tristezza perché Dio sarà tutto in tutti.

Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 1 aprile 2013

Le donne corsero a dare l’annuncio

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

Mt 28,8-15

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Martedì 2 aprile 2013

Donna, perché piangi? Chi cerchi?
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò subito ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Gv 20,11-18

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Mercoledì 3 aprile 2013

Stolti e lenti di cuore a credere

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Lc 24,13-35

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Giovedì 4 aprile 2013

Perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Lc 24,35-48

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Venerdì 5 aprile 2013

Sapevano bene che era il Signore
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Gv 21,1-14

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Sabato 6 aprile 2013

Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Mc 16,9-15

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