Una pausa per lo spirito, proposte di riflessione per i giorni dal 16 al 22 giugno 2013

Santena – 16 giugno 2013 – Di seguito, alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 16 al 22 giugno 2013, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

 

Domenica 16 giugno 2013

Perché hai disprezzato la parola del Signore?

ha molto amatoIn quei giorni, Natan disse a Davide: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Urìa l’Ittìta, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammonìti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittìta». Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

2Sam12,7-10.13

Non vivo più io, ma Cristo vive in me

Fratelli, sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno. In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano.

Gal 2,16.19-21

Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Lc 7,36-50

Gesù non esclude nessuno dall’ annuncio dell’amore di Dio

L’amore di Dio raggiunge l’uomo nel suo peccato e diviene perdono: l’amore che ha condotto Dio a eleggere David è dono che si è manifestato esistenzialmente e storicamente nei benefici operati da Dio stesso per David, il quale, pur avendone fruito, non ha saputo coglierli nel loro autentico valore e ha disprezzato il Donatore (cf. 2Sam 12,10). Chiamato a dare il nome a ciò che ha fatto, David conosce la contemporaneità della sua confessione di peccato e dell’annuncio del perdono di Dio (cf. 2Sam 12,13). Nel vangelo Gesù narra l’amore e il perdono di Dio accogliendo la peccatrice che si avvicina a lui mostrando di avere un cuore di carne e non di pietra (cf. Lc 7,36-50). Nella prima lettura è attraverso un racconto – che parla di altro e di altri – narrato dal profeta Natan (2Sam 12,1-4), che viene raggiunto David nel suo peccato (“sei tu quell’uomo”: 2Sam 12,7); nel vangelo è attraverso una breve narrazione, una storiella che parla di un creditore e di due debitori (Lc 7,41-42), che Gesù interpella Simone il fariseo e lo situa di fronte alle sue responsabilità (“Tu non mi hai dato l’acqua, tu non mi hai dato un bacio, tu non mi hai cosparso di olio il capo”: cf. Lc 7,44-46). La narrazione di un racconto è forma dolce e convincente che conduce l’uomo a prendere coscienza di sé e a uscire dalla menzogna e dall’ipocrisia. Accettando l’invito a pranzo del fariseo Simone, Gesù, che dai farisei era accusato di mangiare con pubblicani e peccatori (cf. Lc 15,2), mostra di agire in modo non ideologico, non prefissato: la comunione di Dio è per tutti e Gesù non esclude nessuno dal raggio del suo annuncio dell’amore di Dio. Gesù non sacralizza né demonizza categorie di persone: ogni persona, in quanto immagine di Dio, può aprirsi alla comunione di Dio che non è a compartimenti stagni. Come accetta l’invito di Simone, così Gesù accoglie la donna peccatrice (una prostituta) che si intrufola nel banchetto e manifesta con gesti “sconvenienti” il suo amore per Gesù. Perché l’incontro possa avvenire occorre che l’altro sia lasciato libero di esprimersi come ne è capace. Gesù accoglie il linguaggio che questa donna conosce: linguaggio non verbale ma del corpo (essa tocca, bacia, piange bagnando di lacrime i piedi di Gesù, li asciuga con i suoi capelli, li unge con profumo). Quel corpo fino allora oggetto della brama maschile, diviene soggetto di amore, quel corpo comprato si mostra capace di gratuità. L’amore è coraggioso, e questa donna osa la sua capacità di amore correndo il rischio di essere disprezzata e giudicata, come non può non avvenire nella casa di un uomo religioso e irreprensibile (cf. Lc 7,39). Il giudizio, in cui si rifugia Simone, sia sulla donna (“che razza di donna è costei che lo tocca”: Lc 7,39) che su Gesù (“Se costui sapesse”: Lc 7,39), forse non è altro che l’espressione della paura di amare, di lasciarsi trascinare dall’amore, di osare l’unica cosa veramente sensata nella vita: amare. Al fariseo Simone accade ciò che avviene spesso agli uomini religiosi: vedono solo peccato là dove c’è amore. E Gesù sa vedere il grande amore, il molto amore di questa donna che agli occhi dei “giusti” è solo “una peccatrice”. Il linguaggio usato da Luca mostra che questa donna, con le sue lacrime e i suoi gesti di amore, sta vivendo il suo discepolato: il suo stare “dietro” a Gesù (Lc 7,38; cf. 9,23; 14,27) e “ai suoi piedi” (Lc 7,7.38; cf. 10,39; At 22,3) la designa come discepola. Il discepolato è uno stare dietro a Gesù per seguirlo e ai suoi piedi per ascoltarlo, ma le forme di questa sequela e di questo ascolto non sono uniformi, ma diversi e personali, inerenti il mistero di ciascuna persona. E Gesù sa vedere non solo l’amore, ma anche la fede (Lc 7,50), là dove gli uomini religiosi trovano solo motivo di scandalo. Del resto, in Lc 8,2-3, l’evangelista riporta una tradizione che parla di una comunità di discepoli e discepole che era alla sequela di Gesù: non solo i Dodici, ma anche alcune donne, di cui si ricorda anche qualche nome. Vi è qui il paradigma di una comunità cristiana composta di uomini e donne, che non conosce discriminazioni di genere.

Comunità di Bose

Nessuno è esonerato dalla corresponsabilità della comunicazione del Vangelo

Il Vangelo di questa undicesima domenica ci fa entrare nella casa di un fariseo, di nome Simone, che ha invitato a pranzo Gesù. Mentre sono a tavola una donna, “una peccatrice di quella città” nota l’evangelista, entra e si avvicina a Gesù. Giunta ai suoi piedi si sdraia accanto e piangendo gli bagna di lacrime i piedi. Poi si mette ad asciugarglieli con i capelli e a ungerglieli di olio profumato. La scena è indubbiamente straordinaria, in tutti i sensi. Si può anche comprendere la reazione dei presenti, viste le consuetudini del tempo. È una reazione non solo di fastidio per questa donna che si è introdotta in casa quantomeno disturbando il pranzo, ma c’è anche un severo giudizio verso Gesù. Egli, infatti, non comprendendo chi sia quella donna, la lascia continuare. Insomma Gesù non capisce. È come dire che sta fuori del mondo o anche che il Vangelo non è realistico. In verità, erano loro a non comprendere né l’amore di quella donna e il suo desiderio di essere perdonata né tantomeno l’amore di Gesù. Simone, infatti, si permette di criticare, in segreto, il suo ospite: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”. Davvero aveva il cuore duro Simone per non comprendere l’affollarsi di sentimenti di amore e di tenerezza in quella scena. Ma era talmente preso dal suo giudizio e dai suoi pregiudizi da essere cieco nel cuore. Invece Gesù, che legge nel segreto del cuore, accoglie questa donna e lascia che esprima i suoi sentimenti di amore, di vergogna, di richiesta di comprensione, di perdono e di affetto. È un momento significativo. E Gesù sente il bisogno di spiegare quel che sta accadendo con una parabola, tanto è importante quel che quella scena significa. In effetti, esprime il cuore del Vangelo o meglio il cuore stesso di Dio e, nello stesso tempo, la nostra distanza da lui. 
Per questo Gesù si rivolge direttamente a Simone. Non fa come lui che critica in segreto. Gesù parla chiaramente ma con affetto e con amore e dice a Simone: “Ho una cosa da dirti”. E gli racconta una parabola. È il metodo che Gesù usa sempre, quello di parlare direttamente alla mente e al cuore di chi gli sta di fronte. Non è venuto infatti a esporre una dottrina o un nuovo teorema. Gesù è venuto a cambiare il cuore e la vita degli uomini. È venuto a salvarci rendendoci più umani e meno insensibili. La parabola che racconta è quella di un creditore che aveva due debitori, l’uno con un grande debito e l’altro di pochi spiccioli. Il creditore condona il debito ad ambedue. La risposta di Simone su chi dei due deve esser più grato è corretta, ma non si accorge che si sta accusando. Gesù si rivolge alla donna e parla a Simone facendogli notare la differenza di atteggiamento avuto dalla donna verso di lui: tanto è stato evidente il suo ritegno, tanto è stato manifesto l’amore di quella donna. “Non ha smesso di baciarmi i piedi”, dice commosso Gesù. E aggiunge: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”. C’è in questa affermazione quel primato dell’amore che Papa Benedetto XVI ha richiamato nella sua enciclica. L’amore viene sempre da Dio e se anche è distorto, se anche è indirizzato in maniera errata, c’è tuttavia una scintilla che, se accesa, può provocare un incendio salutare. È quel che avvenne in quel pranzo. Gesù seppe accogliere quella donna e accendere in lei la scintilla dell’amore. Si rivolge quindi direttamente a lei e le dice: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. L’amore per il Signore, infatti, fa piegare il suo cuore verso di noi, brucia il nostro peccato e ci dona la forza per una nuova vita. La grettezza del cuore dei commensali non fece comprendere loro le parole evangeliche e restarono privi della gioia di quella donna che aveva ritrovato la gioia di vivere e di amare. 
E forse non è solo un caso che l’evangelista continui narrando di Gesù che percorre le strade della Galilea in compagnia dei “Dodici” e di alcune donne, insegnando e compiendo segni di salvezza, come esorcismi e guarigioni. È a dire che l’amore di Gesù continua a percorrere le vie degli uomini perché tutti siano salvati dalla freddezza di un mondo che non sa amare. Ed è significativo che ovunque Gesù passi si crea immediatamente tra la gente la sensazione di una nuova speranza, di una festa inaspettata e ovunque è suscitata l’attesa di nuova vita. Esemplare di questa nuova vita è il gruppo delle donne che stavano con lui e lo accompagnavano ovunque andasse. Esse, scrive Luca, “erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità” e si erano messe al seguito di Gesù. Facevano parte a pieno titolo di quella nuova comunità, sino al punto da mettere a servizio di tutti i loro beni. È un’indicazione importante perché appare chiaro quanto Gesù andasse oltre le consuetudini del suo tempo. Era infatti impensabile per il costume rabbinico dell’epoca far entrare nel circolo dei discepoli anche delle donne. Gesù, invece, le associa alla sua stessa missione, come appare anche in altre pagine evangeliche. È una indicazione da raccogliere con cura perché mostra che nessuno è escluso dalla partecipazione alla comunità dei discepoli e nessuno è esonerato dalla corresponsabilità della comunicazione del Vangelo.

Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 17 giugno 2013

Da’ a chi ti chiede

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

Mt 5,38-42

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Martedì 18 giugno 2013

Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Mt 5,43-48

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Mercoledì 19 giugno 2013

Attenti a non praticare la giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Mt 6,1-6.16-18

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Giovedì 20 giugno 2013

Se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Mt 6,7-15

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Venerdì 21 giugno 2013

Non accumulate per voi tesori sulla terra, ma tesori in cielo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Mt 6,19-23

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Sabato 22 giugno 2013

Cercate, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Mt 6,24-34