Santena, consegnato a Bruno Ceretto il Premio Camillo Cavour 2013

Santena – 20 settembre 2013 –  Oggi pomeriggio, nel complesso Cavouriano, si è svolta la cerimonia con la consegna del Premio Camillo Cavour 2013, andato a Bruno Ceretto, produttore vitivinicolo piemontese.  Subito dopo avere ricevuto il premio – una riproduzione in oro dei celebri occhialini di Cavour – Bruno Ceretto ha tenuto un discorso. Ecco il testo del suo intervento.

Bruno_Ceretto_2013set20cBruno Ceretto ha iniziato a braccio: «Marco Fasano, presidente dell’Associazione Amici di Cavour, continua a dire Bruno Ceretto; io sono il Ceretto dell’immagine, poi c’è il Ceretto della sostanza, che è mio fratello Marcello, con cui divido volentieri il premio Cavour 2013. Lo condivido con lui e con tutta la mia famiglia. E voglio condividerlo anche con il sindaco di Alba. Voglio condividerlo con il sindaco di Grinzane Cavour, con il senatore Zanoletti, presidente dell’Enoteca di Grinzane Cavour e poi anche con il sindaco di Santena. Più tardi spiegherò il nesso che c’è tra Santena e Grinzane che spiegherò in chiusura del mio intervento».

Bruno_Ceretto_2013set20a«Buongiorno a tutti – ha proseguito Bruno Ceretto –.  Aggiungo ai ringraziamento già fatti da chi mi ha preceduto per la presenza di tutti voi a queste cerimonia. Devo ammettere che, quando sono stato contattato dagli amici di Santena, per sapere se avessi accettato il premio, sono rimasto sorpreso e lusingato e ancor di più quando sono venuto a conoscenza dei nomi dei vincitori delle precedenti edizioni e delle motivazioni alla base della scelta. Come ogni cittadino italiano conosco il Cavour politico e statista, ma da Albese e da imprenditore vitivinicolo sono estremamente grato al suo genio e alla sua passione per l’agricoltura che hanno portato a grandi trasformazioni sul nostro territorio e nel nostro settore. Mi sono chiesto il perché dell’attribuzione di questo premio. Poiché Cavour e io apparteniamo a mondi molto diversi. Lui figlio di una nobile e ricca famiglia torinese, con una formazione internazionale. Io, originario di un piccolo comune delle Langhe, di famiglia contadina, che si rifugia ad Alba negli anni Trenta, per trovare fortuna. Però, rileggendo le lettere al suo fattore, ho ritrovato alcune affinità. Il suo pensiero sempre curioso e vivace; il suo carattere intraprendente, dinamico, amante del rischio. Aggettivi che spesso mi sono attribuiti. Ho poi ritrovato che molte delle sue idee restano estremamente attuali e molti di noi, inconsciamente, le applicano, ad esempio l’approccio molto pratico alla vita agricola che Camillo Cavour praticò nel castello di Grinzane dove, giovanissimo, iniziò la sua carriera politica, come sindaco, dal 1832 al 1849, per poi divenire ministro dell’Agricolture e poi primo ministro».

Bruno_Ceretto_2013set20b«Mi ha affascinato riscoprire questo lato di riformatore, anche in ambito agricolo – ha detto Bruno Ceretto – in uno degli uomini che è stato al centro del Risorgimento italiano. Nelle sue tenute si occupò personalmente della produzione, della commercializzazione, del personale e di tutte le questioni, piccole e grandi, riguardanti la vita di una comunità. Riferendomi a tre prodotti che ci sono molto cari, a lui si devono i canali del vercellese, vie di comunicazione, ma anche fonte di acqua per le risaie di Leri. E gli investimenti, fatti a Santena, per la coltivazione di asparagi. Inoltre, era produttore di vini, vermouth e grappa, venduti a Torino, Cuneo e Genova. Fu proprio il vino ad attirare l’interesse di Cavour che pensò di rivolgersi a esperti enologi per migliorare la qualità. Cavour ha saputo leggere in un territorio grandi possibilità di sviluppo e quindi ha iniziato a investire per farlo crescere. Così come, nel mio piccolo, con mio fratello e la mia famiglia, faccio da sessant’anni. Cavour è stato un esempio di politico al quale dovremmo ispirarci. Un vero appassionato, che ha saputo unire la teoria e l’intuizione alla realtà, impegnandosi per realizzare le sue idee di miglioramento, a beneficio della sua gente».

Bruno_Ceretto_2013set20d«Nel ricevere questo riconoscimento – ha detto Bruno Ceretto – la mia prima riflessione è stata sullo sforzo che gli imprenditori di Langa hanno fatto e stanno facendo per qualificare la nostra regione e i suoi rari prodotti: il vino, i tartufi, le nocciole, le carni e  i formaggi. Sino a poco tempo fa ci si illudeva che il benessere delle persone fosse riconducibile solo alle nuove tecnologie e alle macchine, lasciando in secondo piano il sapere, le conoscenze accumulate dagli anziani, il sapere e le emozioni delle persone. Noi, in Langhe, grazie anche al pensiero e all’attività di persone lungimiranti, come Carlin Petrini, già da alcuni anni abbiamo capito che oltre alla testa e alla ragione sono il cuore e le emozioni a condurre le nostre vite. Ed è proprio in questa direzione che vanno gli sforzi degli imprenditori, dei commercianti, della classe politica e dei semplici cittadini. La via intrapresa dall’Albese allo sviluppo è quella della sostenibilità e della tradizione, unità però all’innovazione. E questa l’idea che la nostra azienda, che io e mio fratello Marcello, la generazione successiva e i nostri collaboratori, stiamo portando avanti, con soddisfazione e orgoglio».

Bruno_Ceretto_2013set20fBruno Ceretto ha detto: «Io vedo in Santena un potenziale straordinario, che parte dalle sue eccellenze uniche: l’asparago, prodotto conosciuto in tutta Italia; un castello, con una storia e un significato davvero di pregio per noi italiani. Credo sia necessario dare una ulteriore valorizzazione a questa tipicità e scommettere ulteriormente sulla figura di Camillo Cavour, come simbolo di questa terra. Proprio perché qui è sepolto il vero artefice dell’Unità d’Italia, senza il quale lo Stato unitario non sarebbe mai nato. Ma questo è anche il luogo in cui hanno sede la Fondazione Camillo Cavour e l’associazione Amici di Cavour, composte da persone meravigliose, che dedicano tutti i loro sforzi e il loro tempo a valorizzare il pensiero, assolutamente moderno, di Camillo Cavour. Io penso ci siano tutti gli ingredienti per fare di questo castello un simbolo, non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa. Occorre ora unire allo studio del Cavour passata l’esaltazione della modernità del suo pensiero e forse anche la sperimentazione di un nuovo modo di fare marketing culturale, cosa che in terra di Langhe è stata fatta tempo fa. Credo che dovremo portare l’esperienza di Alba e collaborare per un comune obiettivo, di valorizzazione di un panorama storico culturale e gastronomico, decisamente unico. Ricordiamoci che, in un ipotetico percorso che si snoda da Santena, a Dogliani,  a  Dronero, c’è scritta la storia degli ultimi 150 anni dell’Italia e si sono alternati personaggi che hanno svolto un ruolo primario in agricoltura, in politica, in innovazione, nella cultura del nostro Paese. E qui penso a Cavour, a Santena e Grinzane. A Vittorio Emanuele a Serralunga. A Carlo Alberto a Pollenzo. A Giolitti a Dronero o più di recente a Einaudi a Dogliani e ancora scrittori come Fenoglio o Pavese o a imprenditori geniali, come Giacomo Morra, artefice del successo del tartufo o Michele Ferrero che ha voluto le nostre nocciole come ingrediente principe  dei suoi prodotti. Uomini che hanno segnato una epoca e, soprattutto, che hanno creduto nella loro provincia, dimostrando con il loro operato che il territorio, la cultura e il lavoro sono alla base di una società dinamica e sana. Non possiamo ignorare questa realtà e proprio questo premio lo vedo come una grande opportunità per recuperare la storia, i ricordi e le esperienze di un passato che ha formato il nostro presente».

Bruno_Ceretto_2013set20e«Grazie a tutti – ha detto Bruno Ceretto –, in particolare alla Fondazione Cavour per l’ospitalità e all’associazione Amici per avere voluto concedere quest’anno a me questo prestigioso premio. Prima di congedarmi vorrei invitarvi a provare, in concreto, quanto siano state fondamentali per il nostro territorio alcune intuizioni di Camillo Cavour e quindi concludere questa bella giornata con un piatto di riso e Castelmagno, perché anche dei formaggi si interessava Cavour, cucinato dallo chef tristellato Enrico Crippa, del ristorante Piazza Duomo, di Alba, abbinato a un bicchiere di Barolo. Ho messo l’etichetta Ceretto, ma c’è il Barolo della vigna di Cavour del castello. Quando sono stato nominato assessore alla Cultura e all’immagine della città di Alba, nel 1999, la prima cosa che ho fatto, ho fatto l’imprenditore e sono andato dall’allora presidente della Regione e ho detto a Enzo Ghigo che bisognava trovare delle soluzioni perché dobbiamo passare davanti alla Toscana che ha numeri importanti in campo vitivinicolo, ma noi dobbiamo averne di migliori per l’enoturismo gastronomico. E, infatti, lo scorso anno li abbiamo superati. E sì, basta correre, ma non correre per arrivare primi: correre per fare le cose bene, poi se si può arrivare primi è meglio. Io arrivo in comune e scopro che la città di Alba, insieme al comune di Grinzane Cavour, sono proprietari della vigna attorno al castello. Allora il primo pensiero ho detto, caspita pensate che se i francesi scoprissero che Napoleone ha una vigna… cosa farebbero? E noi abbiamo qui la vigna di Cavour, padre della Patria. E allora mi sono dato da fare e abbiamo trovato una soluzione: quella di produrre il vino di Cavour, di far lavorare la vigna alla scuola di viticoltura, di far vinificare alla scuola enologica. Allora si prese l’incarico un patriarca del vino: Gigi Rosso e per due anni il vino l’ha fatto lui. Poi tutto è finito in mano a Soria. Poi, un giorno, vedendo la vigna ho visto che era lavorata non bene perché quella vigna deve essere l’immagine del Barolo che è il massimo ambasciatore che abbiamo noi nelle Langhe. E allora ci siamo impegnati come azienda di lavorare la vigna e fare il vino. Allora quello che vi consiglio io è di continuare sulla mia vecchia idea: la vigna è circa un ettaro e produce, a fare un grande Barolo, come si fa nelle aziende serie, 4mila bottiglie all’anno. Noi dobbiamo cercare le 300 personalità più importanti al mondo, i capi di Stato e, tutti gli anni, li dobbiamo omaggiare con tre bottiglie di Barolo della vigna di Cavour. E cosi diamo importanza al Barolo e a Cavour. Poi anche qualche altra autorità merita queste bottiglie e, alla fine vanno via mille bottiglie. Poi il Quirinale, tutte le volte che c’è un pranzo ufficiale, dovrebbe servire il Barolo di Cavour che è stato il primo Presidente del Consiglio italiano. Così come dovrebbe fare il comune di Alba e come lo dovrebbero fare anche altri comuni. E, se mi permettete un po’ di generosità Albese, qualche bottiglia gliela dobbiamo anche regalare al comune di Santena: perché qualche festa la fanno anche loro. Però dobbiamo anche fare gli imprenditori: avanziamo 2mila bottiglie che dovrebbero essere vendute nel castello di Grinzane e nel castello di Santena – quando entrerà in pista – e, il ricavato, andrebbe a coprire tutte le spese così non si va a disturbare in Regione per chiedere contributi. Se le cose si fanno per bene si ricava ancora qualcosa. Ecco il nesso per il collegamento  che ho citato all’inizio del mio intervento tra Santena e Grinzane».

Bruno_Ceretto_2013set20gBruno Ceretto ha chiuso così: «Vi auguro buon appetito: il risotto è pronto; il Barolo è quello della vigna di Cavour, anche se è firmato Ceretto. E, veramente, detto con commozione, rivolgo un grande ringraziamento a tutti, a partire dal presidente della Fondazione Cavour Nerio Nesi. Mi avete onorato di questa serata, che trovo magica. E’ una delle più belle serate della mia vita. Grazie di cuore».

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Audio integrale dell’intervento di Bruno Ceretto: 

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