Santena, dalla Libia nuove sensibilità

Santena – 29 ottobre 2013 – Un anno fa l’arrivo di mille persone provenienti dall’ex colonia africana, da stipare nella Prodit, creava turbamenti. Fortunatamente il Comune affrontò apertamente la situazione coinvolgendo i Santenesi e le istituzioni in cui si articola la Repubblica. Un problema, che sembrava riguardasse solo un’azienda, fu esaminato e quindi messo da parte per mancanza di precise indicazioni sul senso e sulle ricadute dell’operazione a livello locale, regionale e statale.

Nel frattempo in Libia le cose vanno male, lo Stato si è disgregato in centinaia di clan in lotta fra loro. La Libia è tra i Paesi che hanno vissuto la cosiddetta Primavera Araba, abbattendo i precedenti regimi, ma, lasciando situazioni che aggiungono centinaia di migliaia di persone all’elenco dei fuggiaschi, perché perseguitati, e di chi emigra clandestinamente in cerca di fortuna nella pacifica e prospera Europa.

Flag_of_LibyaDa allora a Santena è diventato naturale ragionare sulle conseguenze del conflitto tra il ricco Occidente e il resto del Mondo. Uno scontro causato da diversi motivi, tra i quali emerge l’enorme crescita della popolazione mondiale passata da 1,6 miliardi del Novecento ai sette miliardi di oggi, con la prospettiva dei 9 o 10 miliardi a fine secolo. Il tutto aggravato dallo squilibrio dei tassi di natalità tra le due sponde, l’europea e l’africana-mediorientale.

Viene alla memoria il nostro Camillo Cavour, che alle teorie di Robert Malthus di limitazione delle nascite, contrapponeva il riformismo, capace, grazie allo sviluppo, di includere i poveri. Visione datata, da aggiornare alla dimensione mondiale, che conferma, però, l’interesse per un problema antico.

Con la fine del mezzo millennio di dominio dell’Occidente sul Mondo, durato dal Cinquecento a oggi, si è aperta una fase nuova per l’umanità. La convivenza tra i popoli deve rifondarsi su nuovi valori, principi e interessi che inevitabilmente trasformano tutte le società, compresa quella europea e americana.  L’Italia è al centro di questo processo di globalizzazione. Da qui deriva la crisi che sta coinvolgendo in particolare le aree industriali e i ceti sociali più poveri, maggiormente esposti ai rischi della disoccupazione e della perdita di servizi, di socialità, di dignità. L’esperienza vissuta a Santena insegna che occorre trovare vie nuove alle politiche locali, statali ed europee. Strade di vera giustizia, eguaglianza, fratellanza tra tutte le persone della terra, sulle quali i Laici e i Cristiani sono chiamati a dare il proprio contributo di idee e di comportamenti, in materia di contenimento della crescita della popolazione mondiale, di uso delle fonti di energia e di lavoro.

Gino Anchisi

Da Santena, la Città di Camillo Cavour, 29 ottobre 2013.

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