L’assistenza a Santena e dintorni

Santena – 23 novembre 2013 – Di seguito, alcune riflessioni a proposito del documento “Indirizzi di riflessione sul nuovo welfare generativo locale”, approvato nei giorni scorsi dall’assemblea generale del Consorzio dei servizi socio-assistenziali del Chierese.

Il Consorzio socio-assistenziale dei Comuni del Chierese non ce la fa. Mancano i soldi. Lo Stato e la Regione hanno tagliato i trasferimenti e i Comuni non vogliono aumentare la quota associativa pro-capite per compensare le entrate mancanti. Stante la situazione si devono tagliare i servizi. Il quadro è semplice e crudele. Il welfare è in crisi perché è in crisi la società industriale che l’ha generato. Mentre la recessione morde sempre più, le persone svantaggiate hanno bisogno di aiuti, ma l’assistenza pubblica non è in grado di erogarli. Ai tagli finora si è sopperito dando fondo ai residui. Adesso però viene a mancare la cassa. I nodi sono arrivati al pettine: o si tagliano i servizi o non si pagano gli stipendi.

cssac  consorzio dei servizi socio assistenziali chiereseI Sindaci sono davanti al dilemma della riforma dello stato sociale. Devono decidere come aumentare le entrate, dove tagliare i costi, quanto ridurre i servizi. Nel documento puntano sul welfare generativo locale, cioè su un qualcosa capace di creare qualcos’altro. I Primi cittadini propongono di istituire una sorta di restituzione di quanto ricevuto dall’assistenza pubblica, ma la forma è ancora vaga, laddove parla di doveri riferendosi a persone che di diritti ne hanno pochi e ne avranno sempre meno.

L’idea di passare al cosiddetto welfare generativo, capace di suscitare nuove energie sociali, è buona e merita un approfondimento perché tira in ballo il senso civico e il bene comune. Nelle linee di indirizzo c’è però un vuoto. Manca la parte sulla riduzione dei costi di funzionamento. Manca la riorganizzazione delle dimensioni organizzative rispetto all’ambito in cui si esercitano e si erogano i servizi. Gli indirizzi aprono però uno spiraglio verso una riforma del welfare che separa le competenze di governo, che spettano agli enti elettivi, da quelle gestionali di erogazione dei servizi che possono essere meglio esercitate, in senso generativo, dal settore no profit, dalla cooperazione sociale e dal privato sociale.

I Sindaci sembrano convinti che, affrontando la separazione delle competenze, daranno un ruolo all’innovazione solidaristica realizzata in questi anni dalle realtà cristiane e laiche che compongono il terzo settore. Realtà che, prendendo atto della crisi del ruolo dell’individuo e della famiglia tradizionale nella società postindustriale, hanno generato nuove relazioni tra le persone, incardinate sulla solidarietà e sull’associazionismo. In questo modo il terzo settore ha gettato le basi per fare la riforma dello stato sociale (welfare) attuando il principio della solidarietà, il metodo della sussidiarietà, la tutela dei diritti dell’individuo, così come previsto dagli articoli 3, 38 e 118 della Costituzione. Norme che richiamano lo Stato e le sue articolazioni alle loro responsabilità a tutela dei diritti dei cittadini sprovvisti dei mezzi necessari per vivere e contro la degenerazione del sistema sociale.

Gino Anchisi

Da Santena, la città di Camillo Cavour

**

www.rossosantena.it

Twitter @rossosantena