Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione dal 12 al 18 gennaio 2014

Santena – 12 gennaio 2014 – Alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 12 al 18 gennaio 2014, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

Battesimo del Signore

Domenica 12 gennaio 2014

Ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano

battesimo_lourdesCosì dice il Signore: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».
Is 42,1-4.6-7

Dio non fa preferenza di persone

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».
At 10,34-38

Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Mt 3,13-17

Noi servi del Signore

Al termine del percorso

La festa del Battesimo del Signore, che conclude l’esperienza liturgica dell’Avvento-Natale, pone una domanda e chiede un discernimento al termine del percorso. Si è partiti dall’invito forte di Paolo: «È ormai tempo di svegliarsi dal sonno». Ora ci chiediamo: che cosa si è risvegliato in noi? Quale sonno si è concluso? Quale risveglio è avvenuto? Quale nuova responsabilità è nata dall’ascolto della parola divina, dalla celebrazione dell’Avvento del suo Figlio, dalla memoria pasquale della sua incarnazione in mezzo a noi?

I tanti aspetti del sonno

Abbiamo visto diverse modalità di “sonno”: l’oscuramento della coscienza nel tempo di Noè e nel tempo di Gesù (e anche, in modi diversi, nel nostro tempo); la deresponsabilizzazione operata dal peccato (che si verifica anche ai nostri giorni); il dubbio e lo scandalo nei confronti della salvezza di Cristo, apparentemente troppo debole e fragile; la fatica del discernimento, prima di assumersi una responsabilità importante, vissuta da Giuseppe; questi tuttavia vive anche una valenza positiva del “sonno”, e una modalità particolare di risveglio, perché proprio nel sonno egli riceve la rivelazione divina, e può risvegliarsi e accogliere la sua nuova missione di tutore di Gesù.

Tante possibilità per il risveglio

Abbiamo poi visto nel tempo natalizio molti modi del risveglio: i pastori, che si rimettono in cammino come un popolo, attratti dalla bellezza che risplende a Betlemme; la Santa Famiglia, che lotta contro chi vuole sopprimere la speranza e la vita; la Madre di Dio, che si realizza pienamente nel dono; la comunità dei Santi, dei figli amati da Dio, che accoglie anche la ricerca dei popoli, rappresentata dai Magi.

Ma quale risveglio è avvenuto in noi? Quale svolta ci è offerta? A questa domanda ogni credente, ogni comunità, potrebbe dare una risposta diversa e personale.

La figura del Servo

La prima lettura ci presenta uno dei cosiddetti “canti del Servo” che appaiono in una ben specifica sezione del libro di Isaia, tra il capitolo 40 e il capitolo 55. Si tratta di poemi forgiati nell’esperienza dolorosa dell’esilio di Babilonia, tempo di fallimento, tempo di ripensamento, tempo di rinascita. Ciò che emerge a quei tempi è una nuova visione del destino del popolo, insieme ad una nuova possibilità di esistenza personale: essa viene condensata nell’immagine del “servo del Signore”. Tutto il mondo circostante vive nell’esaltazione della potenza del sovrano di Babilonia, divenuto padrone del mondo (uno scenario non troppo differente circonda noi oggi, nell’era della globalizzazione, in cui non appare più un trono imperiale, ma si sperimenta il crescente dominio dei detentori del potere economico e tecnologico). In un contesto di propaganda altisonante, di affermazione smisurata del potere, il profeta propone il comportamento del servo. Costui non si impone alzando la voce, lanciando denunce feroci, proponendo condanne per chi è stato vinto; egli si impegna con paziente fermezza finché la giustizia di Dio si diffonda sulla terra.

Un nuovo stile

Il Servo del Signore vive uno stile inedito: rinuncia alla prepotenza e alla rivalsa, si prende cura dei deboli, non infierisce su chi ha già ricevuto la pesante punizione della storia, diviene, attraverso la sua opera paziente, sostenuta dalla forza di Dio, “luce delle nazioni”. La liturgia applica la visione profetica a Gesù, Battezzato nel Giordano da Giovanni, insieme ai peccatori, compiendo in questo modo il primo gesto significativo del suo ministero profetico.

Difficoltà di comprensione

Giovanni sembra non capire la portata del modo di presentarsi di Gesù. Probabilmente è ancora troppo condizionato da una visione puramente retributiva della giustizia, in base alla quale deve avvenire una sorta di “vendetta” contro i malvagi, per manifestare in tempi brevi un totale rovesciamento di sorti. Gesù propone a Giovanni di adempiere “ogni giustizia”: in una visione più ampia della giustizia, quale appare nel vangelo di Matteo (ad esempio nel discorso della Montagna, nei capitoli 5-7), ciò che si richiede è un’attiva solidarietà, che va incontro alle persone e trasforma in profondità le situazioni. Il peccatore, il nemico, non viene distrutto, ma viene trasformato: attraverso il perdono e una sorprendente e gratuita carità, può essere risvegliato dal sonno del peccato e restituito alla fraternità dei figli di Dio.

Anche noi, servi del Signore, figli amati

Avviene dunque un risveglio in Gesù: la potenzialità insita in lui, che fino a quel momento era rimasta nascosta, si dispiega e appare in piena luce; la missione che gli è affidata dal Padre può avere inizio. Egli è nello stesso tempo il compimento della figura del Servo, nella forma sorprendente del Figlio: pienamente disponibile al Padre, perché una cosa sola con la sua volontà e la sua carità.

La festa del Battesimo ci ricorda che se siamo figli siamo anche chiamati ad essere servi, come Maria; la disponibilità generosa, fino al dono della vita, è implicita nella relazione, carica di affetto e benevolenza, che ci lega al Padre. D’altra parte per noi non potrà darsi nessuna missione, nessuna capacità di servizio, se non si risveglia in noi la coscienza di essere figli amati, uniti da Cristo all’amore del Padre, forti della forza dello Spirito.

Per gli educatori:

dalla parte dei peccatori

La tentazione della tabula rasa

Una tentazione educativa che viene da molto lontano si è rivelata sempre più fallace negli ultimi decenni. Si tratta della convinzione di poter ripartire da zero, trascurando chi si è perduto. Ogni anno nelle nostre parrocchie nuove schiere di bambini e ragazzi vengono battezzati, educati alla fede, e ricevono i sacramenti. Ma ogni anno altrettanti, appena cresciuti, se ne allontanano. Accade un po’ come nella parabola evangelica, per il seme cresciuto in terra arida, che si secca per mancanza di radici.

Cercare chi era perduto

È certamente importante una proposta di fede che parte dalla più tenera infanzia; è senz’altro indispensabile coltivare i gruppi selezionati di chi resiste nell’adesione alla proposta di fede. Ma lo stile di Gesù, il cuore del suo messaggio, ci comunicano e ci annunciano la capacità e la possibilità di riavvicinare chi si era perduto, da qualunque esperienza provenga.

La coscienza del peccato

Ogni credente, d’altra parte, sa di essere un peccatore perdonato. Se si oscura la coscienza di ciò, si rischia davvero di entrare in una pericolosa presunzione spirituale, e di fare enormi danni in nome di Dio. Ogni credente impegnato nell’azione educativa dovrebbe d’altra parte sperimentare, prima o poi, la propria fragilità, e imparare a fondarsi sulla forza di Dio. Allora è pronto ad accostarsi ai fratelli, a seguirli anche là dove li portano sentieri deviati, a diventare voce del Risorto, che da Emmaus riconduce al cuore della fede e della comunità, a Gerusalemme. Ci si mette al servizio di Gesù, venuto a “cercare e salvare quello che era perduto”.

Maturità educativa

La maturità di fede e di capacità educativa che ricerchiamo trova uno dei suoi vertici proprio nella disponibilità ad accostarsi, senza pregiudizi, con misericordia, a chi ha peccato: facendo comprendere che restano figli amati, che resta il legame con Dio, che resta il legame con la Chiesa. La maturità di responsabilità educativa che cerchiamo permetterà anche di sopportare il fatto che in molti casi non sarà così evidente l’esito possibile della nostra azione: occorre fidarsi dello Spirito di Dio, capace di risanare in profondità quello che sembrava irrimediabilmente corrotto. Gesù compie la sua decisiva maturazione e ingresso nella missione ricevendo il battesimo insieme ai peccatori.

La sua missione è di combattere il peccato, non distruggendo chi ne è coinvolto e travolto, ma trasformando, facendo recuperare lo status e l’identità di figlio.

Dal sussidio della Cei per il tempo di Avvento Natale 2013

“è ormai tempo di svegliarvi dal sonno” 

Leggi anche i commenti nel sito  www.monasterodibose.it 

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Lunedì 13 gennaio 2014

Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Mc 1,14-20

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Martedì 14 gennaio 2014

Insegnava loro come uno che ha autorità

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Mc 1,21-28

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Mercoledì 15 gennaio 2014

La febbre la lasciò ed ella li serviva

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Mc 1,29-39

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Giovedì 16 gennaio 2014

Lo voglio, sii purificato

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Mc 1,40-45

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Venerdì 17 gennaio 2014

Annunciava loro la Parola

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Mc 2,1-12

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Sabato 18 gennaio 2014

Gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mc 2,13-17

 

SABATO 18 GENNAIO, ore 20,45

CELEBRAZIONE ECUMENICA

di apertura della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

presiedono:
-mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino
-pastora Maria Bonafede, Chiesa Evangelica Valdese
-padre Giorgio Vasilescu, parroco ortodosso romeno

TEMPIO VALDESE, c. Vittorio Emanuele 23, Torino

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