Santena, non maltrattate il Gattopardo: parla di Noi, di Cavour, di Garibaldi, dell’Italia

Santena – 15 gennaio 2014 – Non maltrattate il Gattopardo: parla di Noi, di Cavour, di Garibaldi, dell’Italia. Storpiare il senso delle parole serve a confondere le idee. Succede oggi per la Terra dei Fuochi, in realtà la Regione Campania, come da tempo accade per il Gattopardo, il magnifico romanzo che parla della formazione dell’Italia.

Lo Stato è ormai fallito. …. “Mi sono spiegato?” disse Tancredi. …. Lo Zio capì, ma non condivise.

Al Principe Fabrizio Corbara, il Gattopardo, viene erroneamente attribuita la celebre frase “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Parole che invece pronuncia il nipote, Tancredi, dopo aver detto “Se non ci siamo anche noi, quelli si combinano la repubblica”.  Il riferimento è alla rivoluzione, ai nuovi e vecchi ceti che stanno disputando la gestione di un potere nel momento del cambiamento. Forse per antipatia, al Gattopardo sono attribuite parole non sue che stravolgono il significato del romanzo. Il Gattopardismo non c’entra, piuttosto il libro parla del cinismo, di chi si schiera tra i ceti rampanti, pronto a sfruttare le occasioni. Lo Zio, infatti, reagisce con disincanto, manifestando disagio verso comportamenti che hanno obiettivi differenti da quelli preannunciati. Tancredi invece è un opportunista pronto a salire sul carro dei vincitori per accrescere i privilegi.

Il_gattopardoLa lezione di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è quanto mai attuale. Basta allungare lo sguardo dal fallimento della Sicilia della seconda metà dell’Ottocento, al fallimento dell’Italia di oggi. Allora una regione, la Sicilia, doveva inglobarsi in uno stato nazionale, oggi una “regione”, l’Italia, deve integrarsi in uno stato sovranazionale: l’Unione Europea. Lo deve fare prima della bancarotta: disintossicando il suo debito, imponendo rinunce al popolo ma distribuendo il carico del risanamento su una platea più vasta di contribuenti per evitare che le imprese e il lavoro muoiano. L’ostacolo è lampante: gli Italiani non hanno la forza e il coraggio di integrarsi nell’Europa. I partiti ingeriscono nel governo e nella gestione, le istituzioni perdono credibilità, anche il senso religioso ha smarrito la strada e così la politica egualitaria, responsabile, amicale, federalista di matrice cristiana e progressista non decolla.

L’assenza della politica e dell’etica sono evidenti, di conseguenza il populismo dilaga contro lo Stato, la Regione, le Province, i Comuni e l’Europa. Se i partiti non saranno capaci di indirizzare gli interessi in gioco vedremo altri che, ripudiando la parola partito, scenderanno in campo, pronti a dare rappresentanza agli interessi che la società esprimerà, formando nuovi “partiti”. Per quanto riguarda il Gattopardo la scelta fu chiara. Quando gli proposero la nomina a senatore ringraziò, declinò l’invito, rifiutò. Il suo ceto era fuori gioco, non era il caso di rappresentarlo. Il Gattopardismo dunque è semmai sinonimo di rifiuto, non di cinismo. Tancredi, cui poco importava degli altrui problemi, invece scese in campo. Si candidò pronto “purché nulla cambi” a tutelare gli interessi suoi e dei suoi compari. Allora era in gioco l’Italia, oggi è in ballo l’Europa; speriamo che stavolta gli altruisti entrino in scena, per sconfiggere i cinici.
Gino Anchisi

da Santena, la città di Camillo Cavour, 15 gennaio 2014.

**

www.rossosantena.it

Twitter @rossosantena