Santena, cronache dal Piemonte e dalla Calabria

Santena – 23 gennaio 2014 – A Santena da oltre mezzo secolo Piemontesi e Calabresi, tra alti e bassi, convivono.  Vien da chiedersi cosa pensi questa matura comunità dell’inesistente provincia innocente, di tre recenti fatti di cronaca, forse nuovi, forse antichi. Il primo racconta di un padre di Collegno che uccide la suocera, la moglie e la figlia. Il secondo parla di un disperato di Caselle che ammazza un’anziana e marito e moglie. Il terzo narra dell’assassinio di un nonno, della sua compagna e del nipote di tre anni.

Se i primi due sono incredibili, perché parlano di violenza, solitudine e scelleratezza che travolgono valori tradizionali rappresentati dalla famiglia e dall’essere anziani, il terzo, avvenuto a Cassano allo Ionio, è più orrendo e complesso perché tira in ballo la Chiesa e lo Stato, le loro mancanze e le nostre complicità e i nostri pregiudizi.

Corpi carbonizzati:uno era in cofano auto, ridotti scheletriSul tetto della Punto in cui sono stati bruciati i cadaveri, una moneta da 50 centesimi, a detta degli inquirenti, spiegherebbe il mancato pagamento alla criminalità organizzata di una partita di droga. I carnefici non si sono fatti scrupolo per la presenza di un bambino e di una donna, dimostrando che non esiste il cosiddetto codice di onore ‘ndranghetista, bensì, che violenza chiama più crudeltà.

Nessun limite è stato superato, semplicemente si è raggiunto un nuovo livello di spettacolarità nell’ambito di un sistema sociale che non riesce neppure a proteggere un bimbo, Nicola, i cui genitori e la nonna sono pure agli arresti. Il che illustra il livello di degrado in cui vivono un’intera famiglia e i suoi carnefici. Cassano non è un piccolo centro lontano dal mondo dove gli scontri famigliari possono evolvere in lotte tribali fra clan. E’ sede di istituzioni e di diocesi, il cui vescovo, qui sta un paradosso, è stato nominato in questi giorni segretario generale della Cei, la Conferenza episcopale italiana.

Il Vescovo è stato scelto dal Papa che vuole intorno a sé pastori “con l’odore delle pecore” e non uomini da scrivania. “So quanto voi amate il vostro vescovo e so che non vi farà piacere che vi venga tolto, e vi capisco. Per questo ho voluto scrivervi direttamente come chiedendo il permesso. Egli sicuramente preferisce rimanere con voi, perché vi ama tanto. L’affetto è reciproco, e vi confesso che vedere questo amore filiale e paterno del popolo e del vescovo mi commuove e mi fa rendere grazie a Dio. Chiederò a monsignor Galantino che, almeno per un certo tempo, pur stando a Roma, viaggi regolarmente alcuni giorni per continuare ad accompagnarvi nel cammino della fede. Vi domando, per favore, di comprendermi e di perdonarmi”. La strage è avvenuta dunque in un contesto al centro di un forte richiamo ai valori religiosi e laici, dimostrando che questi da soli, così a Collegno, così a Caselle, non sono sufficienti a garantire serenità, sicurezza, libertà e giustizia. Non c’è Papa o Stato che tenga se non ci sono comunità, società civile e persone che sentono disagio per la sofferenza altrui.

Gino Anchisi

da Santena, la città di Camillo Cavour, 23 gennaio 2014.

**

www.rossosantena.it

Twitter @rossosantena