Santena, se l’export del manifatturiero tiene, c’è ancora qualche speranza di lavoro

Santena – 21 febbraio 2014 – A Santena c’è da augurarsi che le aziende del comparto stiano bene. Ser (cere industriali e candele), Lenti, Vergnano, Seagram-René Briand, Barovero, Valeo e altre imprese confinanti, Petronas, Denso, Pininfarina, Giugiaro, Mulini Bongiovanni ecc. stanno affrontando una situazione mai vista prima.

LAVOROLa crisi si aggrava, non accenna a finire. La situazione per alimentazione, meccanica, mezzi di trasporto, chimica è differenziata, a seconda che le imprese operino nel mercato interno o internazionale. Molto dipende dalle produzioni e dall’indotto di cui sono parte. Chi opera sul mercato nazionale o regionale ha grosse difficoltà dovute alla concorrenza straniera e alla riduzione dei consumi conseguente al calo del reddito medio dei consumatori. Chi esporta risente delle difficoltà legate all’andamento dei mercati dei singoli Paesi.

Giunti al capolinea gli Italiani devono scegliere se salvare o meno il comparto che ha garantito il loro benessere nei recenti decenni. Prima che sia tardi l’Istat lancia l’allarme. I suoi dati indicano ancora per il 2013 una buona tenuta delle esportazioni di prodotti manifatturieri, confermando come le posizioni raggiunte dall’Italia sul mercato globale siano ancora forti. L’Italia, in Europa, si conferma il secondo paese per surplus manifatturiero, mentre a livello mondiale è tra i cinque Paesi del G20 che si collocano sopra i 90 milioni di euro. Gli scambi sono positivi verso gli USA, la Francia, il Regno Unito, la Svizzera, il Giappone, la Turchia e con i paesi asiatici, esclusa la Cina. Il saldo del commercio estero va bene anche perchè sono calate fortemente le importazioni, addirittura del 5,5 per cento.

L’Italia dunque è ancora un forte esportatore capace di reggere la concorrenza internazionale. Per questo bisogna diminuire le tasse che gravano sulla produzione e sui salari: operazione necessaria per aumentare, da una parte, il livello della competitività internazionale delle imprese e dall’altra, i salari per favorire la ripresa dei consumi interni. Se il nostro futuro è più che mai nel manifatturiero, adesso devono fare la loro parte l’agricoltura, l’agroalimentare, il turismo culturale e il lavoro manuale, arte in cui i nostri padri sono stati maestri.

Gino Anchisi
Da Santena, la città di Camillo Cavour, 21 febbraio 2014

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