Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 1° al 7 giugno 2014

Santena – 1° giugno 2014 – Di seguito, alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 1° al 7 giugno 2014, tratte dalla liturgia del giorno con commento alle letture domenicali.

Domenica 1° giugno 2014

Una nube lo sottrasse ai loro occhi

nuvole 1Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
At 1,1-11

IIlumini gli occhi del vostro cuore

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
Ef 1,17-23

Io sono con voi tutti i giorni

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Mt 28,16-20

Indispensabile lasciare il proprio piccolo cielo

“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”. La domanda dei due uomini in bianche vesti sorprende gli apostoli oppressi da un senso di vuoto, sospesi tra nostalgia del passato e sconforto del presente. Non è più a Gesù che essi pensano, mentre sono presi dal senso di loro stessi e della propria solitudine. Il loro cielo è veramente vuoto perché essi contemplano il proprio abbandono senza attendersi nessun conforto. Il cielo che gli apostoli guardano non è quello della Scrittura, ma il proprio futuro privo di speranza. Un cielo chiuso e perciò inevitabilmente vuoto: da esso non proviene la voce di Dio, non vi si vedono né gli angeli salire e scendere, né il figlio dell’Uomo. Eppure i discepoli insistono nel fissare questo cielo. È così anche per noi quando guardiamo il cielo già sapendo che cosa può venirne o quando lo consideriamo solo negativamente come astrazione e fuga dalla concretezza dell’immediato quotidiano. Ma la voce che svela l’inutilità di questo modo di guardare il cielo, è voce di angeli. È la Parola di Dio infatti che ci distoglie da un modo falsamente religioso di guardare il cielo.
La Parola di Dio ci distoglie dall’attenzione a noi stessi e dalle proiezioni che facciamo di noi stessi, talora innalzati fino al cielo. La Parola di Dio ci invita a guardare Gesù, non il vuoto del nostro cielo. Il cielo di Gesù non è chiuso. La festa dell’Ascensione ci dice che il cielo non è più vuoto, anzi è divenuto il luogo da cui dobbiamo aspettarci il ritorno di Gesù: “verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Sperare vuol dire credere che egli si è certamente “sottratto ai loro occhi” ma che è vivo e tornerà. Se Gesù non è più in mezzo a noi non è perché si è dissolto; al contrario, la sua presenza si è diffusa: egli sta con noi e anche con il mondo intero. È questo il senso del mistero dell’ascensione. Gesù, pertanto, più che allontanarsi dal mondo, si è sottratto a un modo limitato di essere tra gli uomini. Si è sottratto al nostro possesso, al nostro cielo ristretto. Per questo, il cielo – quello nostro non quello di Dio – ci appare vuoto e non riusciamo più a vederlo. Si possono alzare gli occhi come gli apostoli senza vedere nulla, perché si vede soltanto quel che si vuole vedere: tante conferme ai sentimenti tristi che sono dentro il cuore di ognuno.
Il messaggio dell’ascensione è un altro. L’angelo ci invita a seguire Gesù che si rende presente in tutto il mondo o, se si vuole, a renderlo presente in ogni parte della terra. È la prospettiva missionaria che deve coinvolgere il cuore di ogni discepolo di Gesù. Il cielo che dobbiamo guardare è quello dell’intera umanità. Il Signore ci invita ad “ascendere” sino agli estremi confini della terra. E lui sarà sempre accanto a noi. È indispensabile lasciare il proprio piccolo cielo e accogliere la dimensione universale propria del Vangelo. Per troppi uomini e per troppe donne il cielo è chiuso anche per il peccato della indifferenza e della cattiveria che ci vede tutti complici. Sono le moltitudini a cui non compaiono uomini in bianche vesti per annunciare che Gesù tornerà un giorno. Noi non li vediamo, come non vediamo il Figlio dell’uomo asceso al cielo, ma essi ci sono. Sono coloro che vivono fuori del nostro paese, della nostra città, dei nostri Stati. Talvolta parlano la nostra lingua, talaltra il colore della loro pelle è diverso. Ma Gesù è asceso al cielo per loro, perché potessero far parte di quella famiglia di cui noi per grazia siamo partecipi. L’ascensione significa che non ci sono più tanti cieli, ma uno solo, quello di Dio, quello che deve radunare tutti i popoli nell’unica famiglia di Dio.
Comunità di Sant’Egidio

Altri commenti nel sito www.monasterodibose.it

Continua la lettura nel sussidio per il periodo della Quaresima e della Pasqua della Cei “Svuotò se stesso” in www.chiesacattolica.it

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Lunedì 2 giugno 2014

Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Gv 16,29-33

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Martedì 3 giugno 2014

Questa è la vita eterna: che conoscano te

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
Gv 17,1-11

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Mercoledì 4 giugno 2014

Padre santo, custodiscili nel tuo nome

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
Gv 17,11-19

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Giovedì 5 giugno 2014

L’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Gv 17,20-26

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Venerdì 6 giugno 2014

Simone, figlio di Giovanni, mi ami?

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Gv 21,15-19

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Sabato 7 giugno 2014

Tu seguimi

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui he nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Gv 21,20-25