Santena, Cssac, Carta della cittadinanza sociale. In tempi di crisi il welfare va rifondato

Santena – 28 dicembre 2014 – In tempi di crisi il sistema welfare deve essere rifondato e il livello locale può giocare un ruolo importante. Questo il cammino avviato dal Consorzio dei servizi socio assistenziali del chierese.

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In questo post si riporta, pressoché integralmente, la prima parte della Carta della cittadinanza sociale dell’ambito territoriale del chierese, approvata dall’assemblea generale del Consorzio dei servizi socio-assistenziali del chierese, nella seduta del 9 ottobre scorso. La prima parte della Carta è divisa in 4 capitoli: Una prima consapevolezza; Una crisi da presidiare; Un’idea guida; Una scelta.

Nelle righe che seguono ci sono alcuni dati dell’ambito territoriale, le caratteristiche della crisi, alcuni rischi insiti nella precarietà. C’è un’idea guida: occorre investire a livello locale perché è lì che i cittadini possono giocare il proprio ruolo per produrre cambiamenti e migliorare la qualità della vita. In chiusura si fa cenno al percorso individuato dall’assemblea generale consortile per arrivare all’attivazione del processo di riflessione sul nuovo welfare locale. Nelle linee guida è prevista la costituzione di un gruppo di regia, l’individuazione delle problematiche complesse, la scrittura di una Carta della cittadinanza e la sottoscrizione di un Patto di solidarietà tra soggetti che mettono in rete responsabilità e risorse.

Qui di seguito il testo.

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Una prima consapevolezza

L’Ambito territoriale del Chierese, che comprende 25 Comuni, suddivisi in 6 Distretti sociali, con una popolazione di poco superiore ai 100.000 abitanti, ha una propria fisionomia ben tratteggiata nel primo capitolo del Piano di zona 2011-2013. La Comunità del Chierese, in tale processo programmatorio è emersa come realtà, come territorio attivo e vitale, capace di crescere in consapevolezza e responsabilità. Il funzionamento dei Tavoli tematici di area e i loro prodotti lo testimoniano ampiamente. Quindi in un corpo sano e vivo le persone (singole, nei nuclei familiari, nelle formazioni sociali) interagiscono, possono interagire tra loro, attraverso relazioni fiduciarie, sviluppando azioni complementari e solidaristiche. Ciò fa, ciò può fare, sempre di più, del Chierese, un Ambito territoriale nel quale vive e si sviluppa un organo vitale: la Comunità locale viva, attenta, consapevole, responsabile, corresponsabile.

Una crisi da presidiare
Non possiamo, in questo momento, non collocarci in questi nostri giorni, in tempo di crisi. Tempo di crisi finanziaria, economica, politica, sociale e culturale. Tempo di fragilità esistenziale nelle relazioni di coppia, familiari, parentali e sociali. Il sistema di welfare ipotizzato, e in parte realizzato in questi anni, richiede una profonda azione di rifondazione, più che di aggiustamento.

Una immagine spietata della nostra società
Il Censis ha recentemente affermato che quella italiana è una società “sciapa e infelice” e una società non può dirsi umana se abbandona molti al proprio destino e non crea le condizioni affinché la dignità di tutti sia rispettata.

welfareLacerazioni della psiche nella crisi strutturale
Afferma un noto psicoterapeuta, Benasayag che la nostra è “l’epoca delle passioni tristi” e che sicuramente il fatto di vivere con un sentimento quasi permanente di insicurezza, di precarietà, di crisi, produce conflitti e sofferenze psicologiche, ma ciò non significa che l’origine dei problemi sia psicologica. (Pensiamo ai tristissimi fatti di cronaca: omicidi e suicidi di grandi e di bambini, di figli e di genitori). Le crisi dei singoli avvengono in una società esse stessa in crisi e la crisi non è più l’eccezione ma sembra diventata la regola. Occorre uscire dalla precarietà In una intervista Ilvo Diamanti affermava recentemente che “il problema più grande oggi è l’abitudine alla precarietà e, senza prevedere e progettare, o almeno immaginare, in futuro non c’è Politica ma solo politica, l’arte di arrangiarsi giorno per giorno”.
Ascoltando i tecnici, a contatto con le persone che pongono sempre di più domande di aiuto complesse, ascoltando i “testimoni privilegiati” della Comunità, ma ascoltando anche ciò che si dice al bar, al mercato, dal giornalaio, la crisi, è evidente. Chiudono fabbriche e attività artigianali, il mercato della casa si fa sempre meno accessibile, aumenta la povertà materiale delle famiglie. Così si sviluppa la paura di non farcela, si diventa più fragili e vulnerabili, si tenta di risparmiare anche rinunciando all’acquisto di qualche farmaco. C’è il rischio di isolarsi, c’è la tentazione di trovare soluzioni personali a problemi comuni, c’è la tentazione di fermare lo sguardo al qui ed ora, senza poter più intravvedere un futuro e senza investire, di conseguenza, nel suo avverarsi.

Un’idea guida
Consapevoli che i problemi gravi che il Paese sta vivendo sono globali, interessano quindi non solo il nostro Paese ma l’intera Europa, se non tutto l’Occidente, si concorda con quanto molti studiosi vanno affermando e cioè la necessità di non trascurare il locale, anzi di investire a tale livello, perché è nel locale che le persone, in quanto cittadini, e le diverse formazioni locali, in quanto soggetti della polis, possono giocare il proprio ruolo per produrre cambiamenti e per migliorare la qualità della vita.

Per sintetizzare con alcuni slogan, che potrebbero diventare altrettante piste di lavoro, potremmo dire che nel locale occorre investire per produrre:
–più cultura e meno emarginazione;
–più solidarietà e meno disagio;
–più giustizia e meno povertà;
–più accoglienza e meno solitudine;
–più bellezza e meno conflittualità;
–più responsabilità e meno competitività;
–più fiducia e meno paura.

Nel locale occorre investire sul principio di cittadinanza che si caratterizzi e si qualifichi grazie ad un giusto equilibrio tra:
–esigibilità reale dei diritti sanciti dalla normativa;
–esercizio effettivo dei doveri di cittadinanza sociale.

Gli Amministratori locali della prima Istituzione che ha il compito di promuovere, tutelare e rappresentare gli interessi della Comunità locale, a partire da una condivisione di tali principi, hanno inteso investire in un processo di ideazione e costruzione graduale di un sistema di welfare comunitario, che si qualifichi con gli aggettivi “generativo” e, quando possibile, “restituivo”.

Una scelta
In data 17 ottobre 2013 l’Assemblea generale Consortile, ha approvato le “Linee di indirizzo per l’attivazione del processo di riflessione sul possibile nuovo welfare locale” e demandato al Direttore del Consorzio l’attuazione delle attività contenute nel documento stesso.

Alcuni passaggi contenuti nella premessa   delle   “Linee   Guida”, sono essenziali per capire il perché della scelta effettuata dagli Amministratori.
In particolare:
–si parla della grave crisi occupazionale;
–si afferma la necessità di approfondire il concatenarsi di cause strutturali e personali, che sono alla base delle domande di aiuto rivolte ai Servizi;
–si condivide l’affermazione che il modello di welfare, costruito a partire dagli anni Settanta, risulta oggi insostenibile per molteplici fattori, non ultimo l’aver solo approfondito il tema dei diritti di cittadinanza e non anche dei doveri, l’aver puntato solo sulle funzioni e sulle responsabilità pubbliche, l’aver orientato il sistema su un modello di esclusiva distribuzione di risorse e non anche di rigenerazione delle stesse;
–si riconosce che riflettere sul welfare locale, in questo momento storico, con l’insieme dei diversi soggetti istituzionali e sociali del territorio, è una occasione strategica per l’avvio di un efficace processo di sviluppo di comunità

Nelle “Linee di indirizzo” si esprime la volontà di:
–attivare un processo di riflessione sul nuovo welfare coinvolgendo il numero maggiore di interlocutori, prestando attenzione anche al coinvolgimento di quanti si occupano di politiche strutturali (lavoro, casa, trasporti);
–realizzare finalità e contenuti di welfare specifici da implementare prestando attenzione ai bisogni complessi, alla multi causalità, ad aree problematiche rispetto alle quali le competenze delle Amministrazioni Comunali risultano parziali o nulle;
–coinvolgere i potenziali partner, complementari tra loro rispetto alla realizzazione di alcuni progetti;
–sviluppare capacità e competenze nella ricerca e messa in rete di risorse aggiuntive.

Dal punto di vista organizzativo e procedurale, nelle linee guida si prevede:
–la costituzione di un “Gruppo di regia” dell’intero processo;
–l’individuazione delle problematiche complesse sulle quali investire con specifici progetti;
–la scrittura di una “Carta della cittadinanza”;
–la sottoscrizione di un “Patto di solidarietà” tra Soggetti che mettono in rete responsabilità e risorse.

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Fonte: Consorzio dei servizi socio assistenziali del chierese – Carta della cittadinanza sociale dell’ambito territoriale del chierese – pagine da 1 a 6.

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