Santena e Villastellone, le due cerimonie del presidio Libero Grassi di Libera

Santena – 30 marzo 2015 – Il locale presidio Libero Grassi di Libera, in occasione della XX giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ha organizzato due cerimonie, a Villastellone e Santena.

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A Villastellone la cerimonia organizzata dal presidio di Libera si è svolta sabato 28 marzo. In largo stazione si sono ritrovate 102 persone che dopo avere percorso la centrale via Ermanno Cossolo hanno terminato la corsa in piazza Libertà.

Prima della partenza Paola Fazzolari, referente del locale presidio di Libera, che raccoglie persone di Villastellone e di Santena, ha detto: «L’iniziativa ha l’obiettivo di ricordare il sacrificio di quanti hanno perso la vita lottando contro il potere malavitoso. Come Libera abbiamo invitato l’intera cittadinanza a partecipare alla cerimonia perché solo con il coinvolgimento di tutti è possibile lottare contro le mafie e sconfiggerle. Occorre impegnarsi tutti, 365 giorni l’anno. All’appuntamento abbiamo invitato i rappresentanti delle istituzioni e tutte le associazioni operanti sul territorio. Durante il corteo saranno letti alcuni testi e ricordate le oltre 900 vittime».

Il sindaco di Villastellone Davide Nicco, prima dell’avvio del corteo, spiega: «Alla tradizionale manifestazione contro le mafie quest’anno, su richiesta dell’amministrazione comunale, si è aggiunta la commemorazione delle vittime di Tunisi. C’è una connessione: quella di voler imporre, con la violenza, la propria volontà. C’è un comune denominatore: la violenza che va contro il vivere civile e le regole basilari della democrazia». Il sindaco di Villastellone aggiunge: «Di recente il consiglio comunale ha aderito ad avviso pubblico, la rete degli enti locali per la formazione civile contro le mafie. Si tratta di un bel segnale, anche se io credo che nella nostra città non siano presenti fenomeni di illegalità diffusa o presenze mafiose. A livello locale ci possono comunque essere singoli fatti e bisogna comunque stare con gli occhi ben aperti».

In testa del corteo alcuni ragazzi reggono lo striscione del locale presidio di Libera intitolato a Libero Grassi. Altri ragazzi sostengono uno striscione con le immagini di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, con la scritta “Eroi per sempre. Per non dimenticare le stragi del 1992”. Dietro ancora lo striscione del Comitato genitori di Villastellone. A seguire il carretto di Libera, con un po’ di bandiere, una robusta batteria e due megafoni che, per tutto il percorso, scandiscono nome e cognome delle oltre 900 vittime. Dietro i giovani di Libera la gente di Villastellone. Il gagliardetto della Pro Loco, le bandiere di Legambiente e quella della locale sezione dell’Anpi. Nel corteo un buon numero di amministratori comunali. Piano piano il corteo arriva in piazza Libertà. Per terra ci sono un centinaio di orme che riportano tutti i 900 nomi delle vittime delle mafie. In piazza, tra due alberi è issato una striscione bianco con sopra scritto “21 marzo. In ricordo delle vittime di mafia. Per non dimenticare”. Francesco Principi, vicesindaco, spiega: «Siamo la testimonianza di come tutti uniti possiamo fare molto. Cittadini, associazioni e amministratori, tutti insieme ogni giorno possiamo dare il nostro contributo a favore della legalità, contro le mafie». La cerimonia è proseguita con la lettura delle vittime della strage di Bologna, di Ustica e di quelle della banda della cosiddetta “Uno bianca”.

L’intervento di Paola Fazzolari ha chiuso la manifestazione: «Sappiamo tutti quale momento stiamo attraversando: va avanti solo il più furbo. Per poter uscire da questa situazione di precarietà bisogna fare sacrifici: l’unica soluzione a questo è la legalità. Quella parola che ormai sembra vada di moda. Come ha detto don Luigi Ciotti, la parola legalità ce l’hanno rubata. L’hanno svuotata di significato. Ma ormai che cos’è la legalità? Letteralmente è il rispetto delle leggi, ma più profondamente cosa vuol dire? Significa responsabilità. Vuole dire esser responsabili per il tuo vicino, per tuo figlio o per la tua famiglia. Oggi la guerra alla mafia non la si fa solo perché la mafia è illegale, ma la si combatte perché è immorale, perché è responsabilità nostra farlo. Per il nostro e il vostro futuro. Per noi, per loro, per tutti».

Paola Fazzolari ha aggiunto: «Forse non tutti, allora, questa cosa l’hanno capita. Molti utilizzano il fare antimafia come passerella. “Non basta mettere le targhe. Non basta intitolare le piazze alle vittime delle mafie. I nomi, questi nomi, ci devono scavare dentro. Ci devono lasciare dei solchi”, così urlava don Ciotti, sabato scorso, a Bologna, affinché noi da questi solchi trasformiamo la memoria in impegno. Quello concreto. Quello della sensibilizzazione. Quello dell’educazione alla legalità. Arrestare i mafiosi non è compito nostro. Il nostro compito è la cultura. Occorre cambiarla; cambiare la mentalità quella del “Si è sempre fatto così”, “Se lo fa lui lo faccio anche io”. Ecco il nostro compito. Non fa niente se si è sempre fatto così. Se siamo arrivati a questo punto, molto probabilmente il “Sempre così” non ha funzionato molto».

«Quest’anno come Libera – ha chiuso Paola Fazzolari – il nostro impegno si è concentrato sulla verità. Quella verità che illumina la giustizia. Anche per questo si sono volute ricordare le vittime della strage di Bologna, di Ustica e della banda della Uno bianca. Il terrorismo è come la mafia; ti fa sentire quella sensazione di stretta allo stomaco, la paura, la privazione. Nessun atto di terrorismo dovrebbe mai esser dimenticato o biasimato o condannato più di altri. Nessun morto è più importante di altri, che sia italiano o meno. Nessuno dovrebbe rimanere inerme davanti ad atti di terrore, in nessuna parte del mondo. Un grande uomo ci augurava di essere sempre in grado di sentire, nel più profondo, ogni ingiustizia commessa in qualsiasi parte del mondo. Siate coraggiosi, combattete le ingiustizie sempre e ovunque. Siate rivoluzionari, siate veri, sinceri, uniti. Solo uniti possiamo trovare la verità. E solo la verità può illuminare la giustizia. E solo la giustizia potrà portare le legalità, quella legalità che significa il rispetto delle leggi, ma significa ancora di più responsabilità. Allora, ecco, siate responsabili. Siamo responsabili. Insieme».

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A Santena la celebrazione si è svolta domenica 29 marzo. Prima di partire è intervenuto il sindaco di Santena Ugo Baldi: «Pochi giorni fa Libera ha compiuto vent’anni. Libera ha portato un messaggio nuovo per il nostro Paese. Un messaggio pubblico di lotta all’illegalità. Sono stati vent’anni di lotta all’illegalità, di sensibilizzazione alla lotta all’illegalità. Libera lavora per istruire alle legalità».

«Qui a Santena – ha detto il sindaco Ugo Baldi – occorre lavorare per combattere la piccola microcriminalità, le frange di usura: se ci sono e, se ci sono, vanno tirate fuori. In città dobbiamo combattere l’illegalità quotidiana rappresentata dalla maleducazione di alcuni cittadini. Quella è l’illegalità che qui dobbiamo combattere. L’illegalità di chi butta a terra le sigarette fumate o il pacchetto di sigarette vuoto. Qui dobbiamo combattere l’illegalità di chi abbandona lungo le strade di campagna i sacchi pieni di rifiuti». Il sindaco Ugo Baldi ha proseguito così: «Voglio fare mio anche il messaggio di don Luigi Ciotti, quando ci dice che noi dobbiamo lavorare per rendere illegale la povertà. La povertà che sta diventando un problema sempre più grosso anche nella nostra città. Una povertà molto diversa da quella presente sino a qualche anno fa. Una povertà diffusa. Oggi rendere illegale la povertà è difficile, anche per la mancanza di risorse. Una illegalità che aumenta, che è silenziosa, dovuta alla mancanza di lavoro. Oggi siamo dentro a una crisi di cui non vediamo la fine. Io non credo alle sirene che oggi ci dicono che la crisi sta finendo. Credo invece che noi dovremo essere capaci di fare tanti passi indietro: nel modo di vivere, nel sapersi accontentare, nel far scendere i prezzi degli affitti… Ecco, rendere illegale la povertà: questo è il messaggio forte di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che vorrei che condividessimo tutti: dalle istituzioni fino ai cittadini».

Il corteo è partito alle ore 16 da piazza Carducci, nel quartiere della Trinità, ha percorso via Trinità, via Cavour, in piazza Martiri della Libertà le 82 persone che componevano il corteo hanno compiuto un giro della piazza e poi sono tornati su via Cavour e via Tana, per finire la corsa in piazza Forchino. A regolare il traffico gli uomini della Polizia municipale, coadiuvati dai volontari del gruppo comunale di protezione civile e del Gres. Gli striscioni del presidio di Libera e quello con le immagini di Borsellino e Falcone sono stati portati da giovani atleti della polisportiva San Luigi. Accanto al sindaco Ugo Baldi c’erano gli assessori Paolo Romano e Lidia Pollone e i consiglieri Cetty Siciliano, Fiorenza Di Sciullo, Giovanni le Donne, Alessandro Caparelli e Daniele Franco. Proprio questi due ultimi, consiglieri del Movimento 5 Stelle, avevano due cartelloni: uno che ricordava come al testimone di giustizia Pino Masciari di recente è stata revocata la scorta; il secondo in solidarietà a Nino Di Matteo, pm di Palermo che sostiene l’accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia, minacciato di morte dal boss Totò Riina. Tra i gruppi presenti: atleti e dirigenti del gruppo Polisportivo San Luigi e il gruppo di Emergency. Presenti i gagliardetti dell’Avis, del Gres, del Centro Anziani e dell’Avo.

Franco De Maria, consigliere comunale di Villastellone, con tanto di fascia da sindaco, ha detto: «Porgo i saluti del Comune di Villastellone, maggioranza e minoranza. Sono qui per ricordare le vittime delle mafie. E’ giusto e doveroso ricordale. Pagare con la vita per lo Stato. a favore della giustizia e della legalità è un prezzo troppo alto per chiunque, che siano magistrati, agenti delle forze dell’ordine e cittadini coraggiosi. Ma è altrettanto doveroso non dimenticare chi quelle lotte le ha fatte, pagando un prezzo alto e oggi è vivo: testimoni di giustizia, imprenditori e semplici cittadini che, per dovere morale e alto senso della legalità. A tutt’oggi sono poco più di cento. Cento famiglie di cui si parla sempre meno. Cento famiglie imprigionate da un sistema burocratico che, spesso, impedisce a queste famiglie il corretto e giusto inserimento nella normalità. Cento famiglie volutamente ghettizzate in un limbo sociale dove chi dovrebbe occuparsene sembra invece volersene disfare, quasi queste famiglie fossero persone scomode».

Franco De Maria ha chiuso chiedendosi: «E noi, nel nostro piccolo, quale compito abbiamo? Quello di continuare a fare emergere la situazione di queste cento famiglie, costrette a vivere una non vita, mentre tanti mafiosi – e tante persone scorrette – continuano a girare libere, mischiate fra di noi. Io, noi, tutti: se ci teniamo veramente alla legalità dobbiamo sentirci obbligati a impegnati e lottare perché tutto questo finisca». A Santena la cerimonia si è chiusa con gli interventi del sindaco Ugo Baldi e di Paola Fazzolari.

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