Santena, troppe Pegaso, cara Asparagina e Santa Rita non da Cascia.  Puntata 130

SANTENA – 14 luglio 2018 – Santena e la Zona Chierese-Carmagnolese terre di qualità e salubrità alimentare. Per tutelare il benessere dei consumatori e di chi lavora nelle aziende agricole è il caso di prevedere sanzioni contro gli abusi da prezzi ingiustificatamente bassi per i consumatori e chiaramente dannosi per le aziende agricole. Tanti incendi di depositi di rifiuti speciali.

Santena, incendio Pegaso, marzo 2010

1) Continuano gli incendi. Nel territorio della Città Metropolitana si susseguono i roghi di capannoni e di aree adibiti alla raccolta, stoccaggio e lavorazione di rifiuti speciali e di scarti industriali. Stavolta è toccato ad Orbassano. Il 10 luglio è andato a fuoco il materiale raccolto nel cortile dell’azienda Ambienthesis. Torna alla mente la vicenda Pegaso di Santena che tante ripercussioni ambientali, finanziarie e politiche ha avuto sulla città.

Santena, rogo Pegaso

2) Otto anni fa. Esattamente il 17/3/2010 – dal 2012 il 17 marzo è Giornata Nazionale dell’Unità, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera- a Santena, città dell’artefice dell’Unità Nazionale, si verificava, dal punto di vista ambientale e finanziario, una delle tragedie più gravi della sua storia millenaria. Lo stabilimento della Pegaso srl, ex Gamberoni srl, al km 20+600 della SS 29, TO-AT, andava a fuoco gettando nell’atmosfera, per più giorni, una gigantesca nuvola carica di sostanze velenose e pericolose. La Pegaso raccoglieva e smaltiva rifiuti speciali utilizzando un capannone in affitto dalla AVUG sas di Garombo Gabriella e Ugo, di Moncalieri. (Vedi ordinanza del Sindaco n°17/2010, pubblicata su rossosantena il 19 marzo 2010). Iniziava in quei giorni neri una vicenda che ha segnato profondamente la vita santenese perché i cittadini hanno dovuto pagare somme enormi per coprire le spese di spegnimento e di messa in sicurezza dell’area. Una tragedia che però, come spesso accade,  innescò processi che da lì ad un anno fecero risorgere la città, dopo uno dei periodi più brutti della sua storia.

 

3) 17 marzo 2010. Iniziava la primavera. Stagione determinante per la società e l’economia santenese. Stavano per spuntare i germogli d’asparago. Sotto le serre e in campo si preparavano le semine, i trapianti, le colture e la raccolta di ortaggi di prima qualità che da secoli nutrono Torino con prodotti freschi, sani, a km zero e a tempo zero. Quel giorno il rischio di pregiudicare le colture e soprattutto di danneggiare il lavoro di centinaia di aziende agricole di Santena e dintorni fu enorme. In ballo c’era la salute degli abitanti della zona e dei consumatori. Quando si tratta di alimentazione, i danni provocati da determinate attività e azioni possono essere catastrofici. Per questo si fanno continui controlli, si applicano disciplinari di coltivazione e si definiscono criteri di garanzia e di certificazione di provenienza. Il trauma per la città poteva essere ben più grande. A risollevare gli animi furono due fatti. Il proseguimento dell’attività agricola dopo i necessari controlli da parte dell’ARPA e dell’ASL.  L’attesa per la venuta nel Castello Cavour del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.  La massima autorità italiana veniva in città, il 6 giugno, per commemorare il 200° anniversario della nascita di Camillo Cavour. Il legame del contadino-tessitore dell’Unità d’Italia con Santena ancora una volta dimostrava quanto importante sia la presenza del Castello, del Museo dell’Archivio, del Parco, della Tomba e dell’Archivio per la vita sociale, presente e futura, della Città.

4) Santa Rita e Asparagi. Finita la stagione degli asparagi, se ne può parlare. Anzi si deve. Specialmente nella città di Camillo Cavour, pilastro del libero mercato, della concorrenza, nemico dei dazi, dei localismi, dei particolarismi e delle piccole patrie. Che qualcosa non funzioni nel principio che, su tutti, tutela l’interesse del consumatore è evidente. Il caso dell’asparagina delle Puglie (?) venduta al prezzo di 0,50 il kg, lo dimostra. Un prezzo vantaggioso per solerti casalinghe e guardinghi casalinghi, unicamente sensibili al conto, indifferenti alla qualità del prodotto, alla salute, al reddito di chi lavora nella filiera produttiva. In quello 0,50 non rientrano il valore del lavoro necessario a raccogliere il prodotto, a confezionarlo e neppure l’intermediazione e la commercializzazione.  Quel prezzo è la sconfitta del lavoro, del commercio, dell’imprenditorialità e del Mercato. E’ la vittoria dello sfruttamento, del parassitismo, dell’assistenzialismo, del nero. In quel mezzo euro rientrano al massimo il trasporto, lo stoccaggio, il ricavo e l’utile per il venditore finale. In sostanza, chi guadagna è chi sta al termine del processo produttivo e di distribuzione. Eppure qualcuno che sta all’inizio del sistema, in qualche modo vive e neanche male. Una faccenda su cui riflettere per chi crede nella funzione e nelle finalità dell’Antitrust -Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato- AGCM. Perché? Perché quello che succede per gli asparagi è niente al confronto di ciò che accade per altri ortaggi e la frutta.

5) Santa Rita e Antitrust. L’asparagina a 0,50 la dice lunga sulla mancanza di controlli lungo la filiera produttiva. Sull’alterazione di ogni regola della concorrenza. Sulla non tutela del benessere dei consumatori. Quel ½ euro rappresenta una concorrenza sleale che sfrutta in modo diavolesco gli operai agricoli neri, non clandestini, perché operanti alla luce del sole. Ma non solo. Una non-concorrenza fatta di ipocrisia che uccide le imprese che al nord-centro e sud lavorano onestamente e con dignità. Una non-concorrenza basata su altre fonti di entrata “legittime” che alterano il Mercato, magari attraverso sussidi e contributi erogati dalla mano pubblica statale e regionale. Una dimostrazione della doppiezza che si nasconde dietro certo libero mercato. Se l’Unione Europea e l’Italia spostassero l’attenzione dal prezzo alla tutela del vero benessere del consumatore e cioè sulla salute, sulle qualità organolettiche degli alimenti, sui marchi di qualità e sulla certificazione di provenienza le cose cambierebbero a vantaggio delle aziende serie.

 6) Asparagi e Europa. L’Antitrust (AGCM) -Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato- è stata istituita dalla l. 287/1990 “Norme per la tutela della concorrenza e del mercato” su indicazione dell’Unione Europea. L’AGCM ha la funzione di garantire il corretto funzionamento del mercato in modo che agli operatori economici sia consentito di accedervi liberamente e di competere con pari opportunità.

 7) Santena è con l’Antitrust. L’Antitrust dovrebbe applicare regole che, in un sistema di libero mercato, promuovano l’innovazione, la riduzione dei costi e il miglioramento qualitativo dei prodotti. Favoriscano la differenziazione dei prodotti, arricchendo le alternative disponibili per i consumatori. Sollecitino le imprese inefficienti a innovare, pena l’esclusione dal mercato. Prevengano una concentrazione eccessiva di potere economico, ponendo le condizioni per l’accesso e l’affermazione degli operatori più meritevoli. Per tale via dovrebbero essere garantite l’efficienza del sistema economico e il benessere dei consumatori.

Gino Anchisi.
da Santena, la Città di Camillo Cavour, 14 luglio 2018. Anniversario della rivoluzione francese.

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