Santena,  Guerre: i due destini incrociati sull’Unità della Patria. Puntata 143

SANTENA – 27 ottobre 2018 – La Grande Guerra è storia di tutti gli Italiani. 1915-‘18, 1940-‘45, un unico conflitto racchiuso tra due guerre? Quanto è avanti o indietro il Chierese-Carmagnolese nell’agricoltura. Separazione ed equilibrio dei poteri elementi essenziali per la vita democratica, o no!

 

1) Radici e memoria diventano storia. Venerdì, 2 novembre 2018, alle 20.30, appuntamento al Teatro Elios, via Milite Ignoto 2. L’Associazione “Le Radici, la Memoria” presenta l’opuscolo “Santena e i Santenesi nella Grande Guerra”. Saranno proiettate diapositive e materiale raccolto negli Archivi di Stato e offerti dalle famiglie dei soldati santenesi. Interverranno rappresentanti delle istituzioni e dell’esercito, un gruppo di alunni della Scuola primaria e la Fanfara dei Bersaglieri “Enrico Toti” di Nichelino. N.B. Le altre manifestazioni sono riportate qui sotto.

2)1914-1918, 1939-1945. Cento anni fa, nel 1918, finiva la Prima Guerra mondiale. Oppure! Centoquattro anni fa, nel 1914 iniziava un conflitto durato 31 anni, intervallato da guerre e periodi di pace, culminato nel 1945 con la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sì, perché la Seconda è figlia dei regimi totalitari nazionalsocialisti italiano e tedesco, sorti alla fine del precedente conflitto. Ciò non va dimenticato specialmente nei giorni in cui a Santena, come in tutta Italia, in Europa e in America e nel Mondo si ricordano pagine di storia che coinvolsero tutte le famiglie della Penisola. Perché i mobilitati italiani per la “Prima” guerra furono ben 5 milioni e duecentomila, uno per casa, dal Nord al Sud.  Famiglie che ebbero caduti, feriti, invalidi, vedove e orfani. Famiglie guidate dalle donne che nei campi, nei servizi pubblici e nelle fabbriche sostituirono gli uomini chiamati alle armi. Famiglie dei reduci tornati dal fronte portandosi dietro un forte senso del dovere e una nuova coscienza dei diritti. Italiani nuovi, su cui agì un’ondata nazionalistica senza precedenti, gonfiata da: reducismo, cadutismo, bolscevismo, combattentismo, riformismo, leninismo, popolarismo, populismo. Un maremoto sfociato nella rivoluzione fascista e nel Mussolinismo, anche grazie alle divisioni e alla pochezza degli altri partiti: liberali, popolari, socialisti e comunisti. Per l’Italia, cento anni dopo la “vittoria” e 73 anni dopo la riconferma di essere parte integrante del mondo occidentale, prende oggi forma una lettura della storia della prima metà del Novecento che accomuna le due guerre in un unico conflitto di dimensione mondiale. Conflitto dal quale è scaturito l’ordine globale rimasto in piedi fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Un assetto decisamente favorevole per la Penisola, l’Europa Occidentale e l’Unione Europea e che oggi non esiste più,  se non nella fantasia di nostalgici viventi al di fuori della realtà.

 

3) Soldati Enrico (1883-1945) e Augusto (1828-1848).  Due destini incrociati. Due storie che si prolungano di un secolo, dal 1848 al 1945, intrecciando il Primo Risorgimento – la guerra combattuta contro i Tedeschi AustroUngarici-, al Secondo Risorgimento, combattuto di nuovo contro i Tedeschi.  Enrico Visconti Venosta è morto il 4 marzo 1945, nei dintorni di Ravenna, ad Alfonsine, nel corso dell’operazione “Rino”, sulla linea Gotica, in un’azione di guerra contro le truppe di occupazione tedesca. La giornata era tiepida, il cielo sereno. Era di festa, di domenica. Enrico era libero, ricco e famoso. Aveva 62 anni, veneranda età che gli avrebbe permesso di evitare il richiamo sotto le armi. Aveva viaggiato in tutto il Mondo, poteva tranquillamente stare all’estero o in Italia. Il suo destino però era diverso. Simile, per molti aspetti, a quello di Augusto Benso di Cavour, suo prozio in linea materna, morto il 30 giugno 1848 a Goito durante la prima Guerra di Indipendenza, combattendo contro gli occupanti austriaci. Anche Augusto poteva starsene tranquillamente a casa essendo primogenito ed erede di una famiglia più che famosa. Chiese, invece, di essere reclutato come volontario e cadde sul campo di battaglia, colpito al ventre dal proiettile, una palla di ferro dal diametro di due centimetri, esposto ancor oggi nella camera da letto di suo zio, Camillo Cavour, nel Castello di Santena.  Pure Enrico chiese di essere reclutato come volontario. Augusto morì a venti anni, Enrico invece  ne aveva 62.  Era un Partigiano combattente in una delle formazioni più significative dell’Esercito: la Brigata Cremona, composta da militari italiani, aggregati alle truppe Alleate che risalivano la Penisola.

4) Resistenza e liberazione.  Enrico Visconti Venosta faceva parte di una delle famiglie più importanti d’Italia. Discendente ed erede di Camillo Cavour, era figlio di Luisa Alfieri di Sostegno e di Emilio Visconti Venosta, più volte Ministro degli Esteri del Regno d’Italia. Suo fratello Giovanni era esponente di primo piano dell’antifascismo liberale fin dalla prima ora, in costante contatto con gli Inglesi, gli Americani e con il Principe ereditario Umberto di Savoia. Enrico era celibe. Aveva studiato al Christ Church College di Oxford, dove frequentava l’ambiente di Virginia Woolf e dei suoi amici. Nel 1908 aveva portato aiuto ai terremotati di Messina e di Reggio Calabria. Ufficiale nella prima guerra mondiale fece parte, insieme al fratello Giovanni, dello Stato Maggiore del Generale Armando Diaz quando questi, dopo la rotta di Caporetto, fu chiamato a sostituire Luigi Cadorna. Finita la guerra, compì numerosi viaggi all’estero in Europa, in Cina e in Canada. Nel 1933 pubblicò il libro “Impressions of America”. Durante il Ventennio risiedeva a Roma e sul Lago di Nemi, tenendosi accuratamente al largo dall’orrido regime fascista. Il 25 luglio, caduta di Mussolini decretata dal Gran Consiglio del fascismo, e l’8 settembre, annuncio del cambio di alleanza, non lo trovarono impreparato. Enrico scelse la strada della Resistenza. Si arruolò volontario nei partigiani e combatté con le truppe della gloriosa Brigata Cremona. Quando cadde fu sepolto nel sacrario della Brigata a Camerlona, frazione di Ravenna. Successivamente le sue spoglie sono state traslate a Grosio nella tomba di famiglia. Sul sacrario c’è tra le altre la scritta: Magg. Visconti Ven. Enrico, M.A. AL V.M.. Iscrizione fin troppo scarna, perché non  rende bene l’idea che tra i combattenti caduti per difendere l’onore  e l’unione della Patria c’era il discendente e erede di Camillo Cavour, il principale artefice dell’Unità D’Italia.

 

5) Partigiano, soldato e poeta Enrico Visconti Venosta.

“Un Fiore rosso”
Cade la neve per assopire/la vita.
Questo silenzio pacato ha il sapore/del nulla.
Un fiore rosso dono del sangue/del fante/svanendo/segna la tomba di un figlio di Dio.

Enrico non fu il solo, ma non furono in molti, a combattere due volte contro i Tedeschi. La prima nella Grande Guerra, la seconda al culmine della parabola del nazifascismo, dal 1943 al fatidico 4 marzo 1945.  Alla sua morte il mensile Mercurio, prestigiosa rivista antifascista di Roma, nel primo numero, uscito dopo la caduta di Mussolini e Hitler, del maggio 1945, pubblicò tre sue poesie. Segno eloquente di un riconoscimento e omaggio al valore del discendente di Camillo Cavour che aveva sacrificato la sua vita lottando combattendo per la libertà e per la riunificazione dell’Italia. La rivista era diretta da Alba de Céspedes, collaboravano Andrea Camilleri, Corrado Alvaro, Ignazio Silone, Benedetto Croce, Gino De Sanctis, Carlo Sforza, Michele La Torre, Natalia Ginzburg e tanti altri.

6) Asparagi, distretto del Cibo e funghi micorrizici. E’ noto che i funghi vivono in simbiosi con le radici delle piante, compreso l’asparago, svolgendo compiti essenziali per l’equilibrio degli ecosistemi. Le strutture formate dall’associazione di radici e funghi simbionti sono descritte come micorrize. I funghi micorrizici rappresentano un gruppo assai eterogeneo da un punto di vista evolutivo e sistematico accomunati dal fatto di vivere in simbiosi con le radici di circa il 90% delle piante presenti sulle terre emerse. I funghi assistono le piante favorendone la nutrizione minerale (biofertilizzatori), difendendole da stress biotici e abiotici (bioprotettori) e ricevendone in cambio zuccheri. (Fonte: Dizionario Treccani).

7) Pro Mattarella. Visti dalla città di Camillo Cavour, i continui attacchi al ruolo del Presidente della Repubblica preoccupano e destano sospetti. Impressiona soprattutto la negazione del valore dell’equilibrio di potere tra gli organi dello Stato. Sia chiaro. La svolta sovranista statale è una scelta politica legittima, come lo è quella di cedere una parte della sovranità a un livello sovrannazionale qual è l’Unione Europea. E’ tutta questione di prospettiva futura rispetto ai nuovi equilibri mondiali. Ciò che preoccupa nei neo-sovranisti, fino a ieri avversi all’Italia Unificata e oggi repentinamente convertiti al nazionalismo, è il tentativo di smantellare il sistema del bilanciamento dei poteri sancito dalla Costituzione a garanzia delle libertà e della concorrenza delle persone al benessere comune. Inquieta l’idea che i cittadini e le imprese dello Stato italiano o dell’Unione Europea possano fare a meno delle garanzie date dall’equilibrio e dalla separazione dei differenti poteri.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 27 ottobre 2018

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