Don Lisa, Cavour, Riace e Santena prima dell’Estate di San Martino. Puntata 145

SANTENA – 10 novembre 2018 – Lo spirito di Cavour scende in piazza. 11 novembre anniversario di emigrazione di massa dei mezzadri piemontesi e italiani. Che cosa succede a Riace? Cosa avrebbe detto don Giuseppe Lisa dell’opera di Mimmo Lucano? Storia di emigrazione da Bassora. Benvenuto a Mauro Zangola.

 

Torino, piazza Castello, manifestazione Sì Tav, 10 novembre 2018

 

1) Torino avvistato lo spirito di Cavour. Camillo è tornato a Torino da dove mancava dopo gli avvistamenti del suo fantasma nella primavera del 2017, da parte di un gruppo di specialisti (n° 71 Santena e Dintorni). Pare che con l’avvento dell’Appendino il suo spirito si sia risvegliato.Stamattina aleggiava sulle teste dei cittadini Torinesi e Metropolitani scesi in Piazza Castello a manifestare contro le scelte della maggioranza del Consiglio comunale di Torino contrario: alle Olimpiadi, alla TAV Torino-Lione, a tante cose, compreso il famigerato sottopasso sotto la rotonda di corso Maroncelli, eroe del Risorgimento. La rotonda maledetta che ogni mattina fa fare lunghe, inquinanti, stressanti e rumorose code a che vuole o deve entrare in Torino, da Sud. La rotonda che spinge ormai molti a evitare Torino, optando per i servizi pubblici e privati erogati da altri centri urbani extrametropolitani come Savigliano, Alba, Asti.Fin dalle nove Cavour gongolava. Vedeva decine di migliaia di persone mobilitate contro l’indifferenza, l’irresponsabilità, la miopia degli A-TAV: coloro cui non frega nulla se non di se stessi. A Camillo la scena ricordava la marcia dei 40.000, quella che con troppi ritardi sbloccò i blocchi dei cancelli della Fiat, imposti anche allora da una logica che misconosceva l’importanza per l’Italia della produttività e del ruolo del lavoro. Adesso il confronto politico assumerà nuovi caratteri. Cavour nell’attesa è rientrato a Santena, sorvolando la magnifica e stupefacente linea ferroviaria Torino-Genova, madre di tutte le alte velocità ferroviarie, fino all’altezza dei Ponticelli. Quando ha visto la Torre rotonda dove fu prigioniero PIO VII, seguendo Strada Antica di Chieri e Via Sambuy, è rientrato prima delle tredici nella sua Tomba. Per le prossime domeniche attende che un certo numero di A-Cavouriani pentiti vengano a Santena a rendergli omaggio visitando il Castello, il Parco, il Museo e la sua Tomba.

 

2) Data secolare della memoria della gente normale.

San Martino.

La nebbia agli irti colli

Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;

 

Ma per le vie del borgo

Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini

L’anime a rallegrar.

 

Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:

Sta il cacciator fischiando

Su l’uscio a rimirar

 

Tra le rossastre nubi

Stormi d’uccelli neri,

Com’esuli pensieri,

Nel vespero migrar.

Giosue’ Carducci (1835-1907), un contemporaneo di Camillo Cavour.

 

Mimmo Lucano

3) Mimmo Lucano e don Giuseppe Lisa. Sono due figure tra loro lontane ma non così distanti nelle opere di buona volontà.Nella vicenda degli arresti domiciliari di Mimmo forse Santena ha più responsabilità di quelle che si creda. Andando indietro nel tempo risulta evidente che quanto successe, tra Riace e Santena, in termini di accoglienza e integrazione dell’immigrazione calabresa negli anni Sessanta, ha inciso, in qualche modo, sul modello di Sprar adottato a Riace.Allora, un piccolo borgo, Santena dimostrò che l’accoglienza diffusa era un modello valido, così come lo è oggi.

 

Don Giuseppe Lisa

4) Don Lisa. Avrebbe assolto Mimmo, magari dandogli uno dei suoi ganascini. Parroco dal 1944 al 1984 dimostrò di avere una marcia in più creando un modello Santena che per fortuna nessuno osò mettere in discussione. Usò le disponibilità della Parrocchia di Santena per creare un terreno favorevole all’integrazione di immigrati. Così accadde che la comunità santenese, destinata ad allinearsi ai pregiudizi indigeni, si sottrasse al ricatto dell’identitarismo localistico. Don Lisa evitò che il pregiudizio si limitasse solo alla delinquenza organizzata, alla ‘Ndrangheta, ai soggiorni obbligati, che pure c’erano e andavano tenuti sotto controllo. Controllo che non competeva alla Chiesa, ma allo Stato, e che purtroppo  mancarono col risultato di aver lasciato dilagare anche al Nord l’organizzazioni malavitosa. Don Lisa contribuì, non senza fatiche e critiche, a smontare un certo perbenismo, anche grazie alla disponibilità di lavoro nell’edilizia e nell’industria. Lavoro che oggi è svilito sull’onda di una cultura che, sottovalutando i lavori manuali, ha finito per svalutare anche i lavori non manuali. A proposito. Giovedì, in Biblioteca, alle 20,30, Mauro Zangola parla di “Arti e Mestieri e l’economia locale”. Vero esperto delle politiche di investimento sostenute dai fondi dell’Unione Europea, Zangola può dare un contributo per sollevare il livello della politica locale.Un incontro da non perdere per la sua attualità (rossosantena 7 nov.)

 

Santen medici Cosma e Damiano

5) Santena, un modello. Negli anni Sessanta, effettivamente, Santena fu un interessante laboratorio di innovazione sociale per tutta Italia. La presenza di immigrati e di grandi aziende richiedeva un tessuto sociale all’altezza della situazione. La Parrocchia, tramite l’Oratorio, ospitò la Cappella dei Santi Cosma e Damiano, due medici immigrati da oltre Mediterraneo. Ma non solo. Mise a disposizione i locali per la Scuola Media e costruì la Scuola Materna. Il modello Santena veniva preso come riferimento da altre realtà parrocchiali e comunali. Per fortuna non trovarono spazio quelli che volevano rimandare a casa loro i calabresi e tutti i meridionali.Erano altri tempi ed è vero. Si era in pieno spirito del Concilio e si sentiva. I Cattolici, laici e chierici, erano tanti e impegnati su molti fronti. Una bella differenza con l’oggi.

 

6) Smantellato lo Sprar, che succede? Ormai quasi nessuno parla più di Riace, del suo Sindaco arrestato ed esiliato. Lo Sprar è stato smantellato. Nei dintorni cresce però il nuovo villaggio abusivo di Rosarno, che sostituisce il precedente vergognosamente rottamato. A Riace era nato qualcosa di diverso e di speciale. L’abbinamento piccolo borgo-accoglienza diffusa è stata la grande intuizione di Mimmo, così come lo fu per Don Lisa. Un modello che ricorda come Santena e i Riacesi cercarono di integrarsi negli anni Sessanta del Novecento, durante la grande immigrazione verso il Nord. Un tentativo riuscito tra qualche difficoltà perché non è facile superare quel certo identitarismo, familistico, locale e regionale, che avvelena i rapporti tra gli Italiani da secoli.

 

7) Riace, un Laboratorio. A Riace i 35 euro il giorno per i rifugiati erano usati in modo differente. Non si dava solo un letto e un rancio. Come nel modello don Lisa si integrava la famiglia, dando una casa, una scuola e creando opportunità di lavoro per Riacesi e immigrati. Il rischio è che Riace Paese si spopoli. Che le attività commerciali rimesse in piedi siano costrette a chiudere. Cosa già avvenuta per l’asilo e la pluriclasse, riportate a Riace Marina.

 

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 10 novembre 2018

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