Santena, Camillo Cavour e Enzo Tortora. Puntata 148

SANTENA – 1° dicembre 2018 – Donne tunisine come i maschi. Sbagliato prendersela con i NO-TAV o i SI-TAV. Chi non è sopportabile sono gli A-TAV. Legittima difesa attraverso un gommista. Forse tornano le Province. Quando gli Italiani erano razzisti. Tortora un uomo vittima dell’ingiustizia.

Enzo Tortora (Fonte www.verona-in.it)

1) Buon 90° compleanno Enzo. Quanti ricordi. Quanti rimpianti. Quanta tristezza per chi allora non capì il dramma in cui precipitava la troppo ingenua Italia. Enzo Tortora è stato protagonista di una delle campagne diffamatorie più famose della giustizia italiana: accusato di reati pesantissimi, fra cui associazione camorristica e traffico di droga, fu arrestato alla presenza delle telecamere e totalmente assolto da tutte le accuse, quando ormai la gogna mediatica aveva fatto il suo corso segnando la sua vita per sempre. E’ morto a sessant’anni nel 1988, vittima non già di un errore giudiziario ma di quello che la sua compagna Francesca Scopelliti ha definito un caso di malagiustizia. Ingiustizia in cui una parte forse la giocò la mancata separazione delle carriere e dei relativi poteri in magistratura tra giudici e pubblici ministeri. 

Il ponte Morandi visto da sotto, dopo il crollo (ANDREA LEONI/AFP/Getty Images)

2) Favolette dal Ponte di Genova. A proposito del Ponte Morandi e di  NO-TAV, NO-TAP, NO-GRONDA. C’è un Mondo di seguaci cui stanno crollando le false certezze e i credo fideistici di cui si sono beati fino a ieri. Emblematico il comunicato stampa dei Comitati No-Gronda dell’8 aprile 2013, pubblicato pomposamente sui siti dei loro referenti elettorali e cancellato dopo la tragedia del 14 agosto. “Ci viene poi raccontata, a turno, la favoletta dell’imminente crollo del Ponte Morandi, come ha fatto per ultimo anche l’ex Presidente della Provincia, il quale dimostra chiaramente di non avere letto la Relazione Conclusiva del Dibattito Pubblico, presentata da Autostrade nel 2009. In tale relazione si legge infatti che il Ponte “…potrebbe star su altri cento anni” a fronte di “…una manutenzione ordinaria con costi standard”. Questa favoletta, come altre che stanno venendo a galla in questi giorni, è stata smentita da un crollo che ha ucciso 43 persone, ferite altre decine e messo in ginocchio una città come Genova e il suo interland.

3) Eppure. In fondo i no-gronda-tav-tap e i si-gronda-tav-tap esprimono opinioni diverse, che sono il sale della convivenza e della democrazia. E se non scadono nella violenza hanno il dovere-diritto di esprimere i loro dubbi e certezze. Gli insopportabili sono i senza opinione, ma soprattutto quelli cui non importa nulla. Quelli che non vedono oltre il loro ombelico, i loro confini, il loro interesse immediato. Sono come quelli che nell’Ottocento non volevano la ferrovia perché le mucche avrebbero prodotto meno latte. Quelli che non oggi non vogliono i vaccini perché farebbero male, dimenticando che il diritto di essere vaccinati è stata una conquista dei poveri e dei deboli, contro la tendenza a salvaguardare solo la salute dei ricchi. Quelli che non volevano s’insegnasse al popolo a leggere e scrivere e a far di conto perché tanto a loro non era necessario.

 4) Donne Mussulmane. Per le donne Tunisine è una buona notizia. Lo è anche per tutti i Mussulmani e per uomini e donne di tutto il Mondo. Succede in Tunisia dove i Mussulmani sono oltre il 98%, ed è la prima volta dai tempi dei primi califfati. Secondo la sharia, nell’eredità, la femmina, sorella, figlia, ecc., eredita metà di quanto spetta al maschio, figlio, fratello, ecc.: una chiara condizione di inferiorità. Citando l’articolo 2 della Costituzione il Presidente tunisino Caid Essebsi ha dichiarato: “la Tunisia non è e non sarà uno Stato teocratico, ma democratico e laico. Per questo si deve cambiare il Codice dello statuto personale”. La Tunisia dunque sarà il primo Paese musulmano a distaccarsi dalla sharia islamica sunnita. Un passo enorme per la democrazia e la modernità da non sottovalutare. Specie in Italia, dove la separazione dei poteri è ancora una pratica semisconosciuta. Ignorata nonostante Camillo Cavour e i suoi contemporanei nel Risorgimento avessero già ben chiaro il valore della separazione tra Stato e Chiesa e tra i poteri e i ruoli esercitati nella società civile.

5) Nel 1938 tutti razzisti o quasi. Il 15 novembre 1938 fu emanato il Regio Decreto n°1779 che raccolse i provvedimenti già assunti contro gli Ebrei nella scuola italiana, in particolare con il decreto del 5 settembre, n°1390. Il Re Vittorio Emanuele III e il Capo del Governo, Benito Mussolini, cancellarono quanto era stato stabilito, 90 anni prima, nello Statuto Albertino in favore dell’emancipazione degli Ebrei. Le leggi razziste suggellarono l’alleanza dell’Italia fascista con la Germania nazista, proprio alla vigilia dell’inizio del secondo conflitto mondiale. Da quelle leggi, a Santena, venne anche la paradossale, ma non troppo, sostituzione della intitolazione della Via Emanuele Sacerdote, benefattore ebreo, in Guglielmo Marconi. Una tappa del percorso di fascistizzazione, per la formazione e il consolidamento di uno spirito razzista negli Italiani.

6) Forse tornano le Province. Alla Lega non manca il coraggio, tantomeno gli argomenti. Il partito di Salvini da sempre vuole il ritorno al modello di ente che funzionava prima della assurda riforma di Delrio. I Cinquestelle però non sono d’accordo. Da “sempre” sono per l’abolizione, preservando solo le Città Metropolitane, vedi il caso di quella torinese presieduta dalla nostra Sindaca Metropolitana Chiara Appendino. Come al solito il PD non ha un’opinione.

Resta il fatto che nessuno, nonostante lo scempio fatto del territorio italiano, dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest,  parla di togliere ai Comuni, grandi e piccoli, la pianificazione territoriale lasciando loro solo l’Urbanistica. Così come nessuno accenna a trasformare le Regioni in Consorzi di Province, attuando la riforma sognata da Camillo Cavour e mai attuata causa la prematura morte.

7) Il Gommista. Si vedeva a casa per le feste comandate e per il tempo di pranzare insieme alla famiglia. Chi lo cercava lo trovava sempre lì. Oltre a lavorare, doveva sorvegliare, giorno e notte, il capannone. Fredy Pacini doveva difendersi dai furti e dalla prepotenza, sostituendosi a coloro che avrebbero dovuto farlo. Vien da chiedere dove fosse lo Stato che lo doveva tutelare. Qualche notte fa Fredy si è sostituito allo Stato.  Ha sparato, uccidendolo, all’uomo che insieme a un complice stava entrando nell’officina a notte fonda. Nel 2014 Fredy, che vendeva anche biciclette di valore, aveva subito due furti per 40.000 euro e denunciato altri 4 tentativi. Adesso la magistratura e le forze dell’ordine stanno indagando sulla vicenda diventata inconsapevolmente simbolo delle nuova legge sulla legittima difesa.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 1° dicembre 2018.

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