Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo della diocesi di Torino, conferenza stampa di Natale 2018

SANTENA – 19 dicembre 2018 –  Di seguito il testo della conferenza stampa, tenuta oggi da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo della diocesi di Torino,  in occasione degli auguri natalizi ai giornalisti e operatori dei media.

Mons. Cesare Nosiglia (fonte immagine: Renzo Bussio_LaVoceEilTempo)

«Cari amici vi ringrazio della vostra presenza che ci permette di farci gli auguri di un Natale di serenità e di pace nelle nostre case, nel nostro Paese e nel mondo intero. Vi espongo due argomenti che mi stanno a cuore e che spero siano apprezzati da voi.

1-La lettera di Natale

La lettera di Natale di quest’anno ha come tema gli anziani.Prende spunto da un episodio del Vangelo di Luca che narra di Simeone e Anna,due anziani che andavano sempre al tempio di Gerusalemme e lì incontrano, ormai in tarda età, la famiglia di Nazareth con Giuseppe, Maria e il Bambino Gesù.Prendono in braccio il bambino e lodano Dio perché i loro occhi hanno visto ilMessia del Signore. Preannunciano anche a Maria la sua passione e ricordano che quel bambino sarà per la redenzione di tante persone che lo accoglieranno e la perdizione di altre che non lo accoglieranno.
La lettera affronta il tema degli anziani sotto diversi punti di vista: quello della loro positiva presenza nelle famiglie perché garantiscono quell’affetto e quella prossimità molto utile ai figli e ai nipoti sia per la saggezza che hanno acquisito, sia per il sostegno morale ma anche economico che spesso offrono a situazioni difficili delle famiglie dei giovani,quando viene a mancare il lavoro o  ci sono altri problemi di vita familiare; quello della solitudine che spesso colpisce gli anziani che restano soli per la morte del coniuge e anche perché i figli li affidano ad una badante o li portano in una casa di riposo.
Gli anziani posseggono un’esperienza grande perché la vita li ha resi saggi e ricchi di quella sapienza che non si impara a scuola, ma dal vissuto quotidiano e che resta un patrimonio di memoria e di forza da investire anche oggi nella nostra esistenza oltre che di esempio, di costanza, di coerenza e fedeltà ai valori che hanno rappresentato per loro e tutt’ora rappresentano per tutti un punto di riferimento fondamentale, quali sono la fede e l’amore a Dio e alla famiglia. Essi sono i custodi della tradizione e della storia della loro famiglia, gli “angeli” della loro casa come li chiama papa Francesco e, come tali, vengono onorati e ricordati il 2 ottobre festa deiSanti Angeli. È il grande compito educativo che non cessa mai con l’età, ma resta imperituro e fecondo anche quando sembra che la malattia impedisca agli anziani di svolgere quel ruolo di guida che avevano. Sempre la presenza in una casa di un anziano è portatrice di forza, di speranza e di tanto amore.
Ecco perché più volte ho scritto e detto che prima di decidere di portare un anziano in una casa di risposo o di accoglienza, a meno che non abbia bisogno di una indispensabile assistenza continua anche sul piano sanitario, è necessario che i figli e nipoti ma anche tutta la società attivino il massimo di impegno anche finanziario per mantenere l’anziano nel suo ambiente familiare e nella sua casa. La famiglia monoparentale di oggi stenta a considerare tale scelta come giusta e doverosa e ricorre a realtà che stanno sempre più caratterizzando la nostra società. Nello stesso tempo l’assistenza domiciliare di cui tanto si parla non decolla e resta un miraggio mai realizzato non solo per questioni economiche, ma anche culturali e sociali.
Si osserva, a volte paradossalmente, che una mamma o un papào comunque due anziani genitori hanno dato la vita e fatto crescere con tanti sacrifici magari diversi figli e questi poi, a loro volta, non riescono a impegnarsi insieme per stare vicino, accogliere in casa o assistere con regolarità e sacrifico i loro genitori. Mi auguro che a Natale le famiglie che hanno anziani nelle case di riposo provvedano a invitarli a casa di qualche figlio o figlia e possano ricevere la visita gradita degli altri parenti.
Le nostre comunità che seguono gli anziani nella proprie case anche attraverso i ministri ausiliari della Comunione, dovrebbero non limitarsi a questo pure importante servizio, ma allargarlo ad altri volontari che visitino e accompagnino tanti anziani soli e privi di quelle amicizie di sinteressate che arricchiscono la giornata spesso lunga e carente di incontri significativi.
Più volte papa Francesco ci ha ricordato l’importanza di superare la separazione tra giovani e anziani per favorire l’incontro e acquisire valori e consigli appropriati da chi ha vissuto esperienze ricche di umanità, di fraternità e di saggezza. Natale è la festa che vede riunita tutta la famiglia per vivere un’esperienza fraterna e un pasto insieme, un’occasione per rivolgerci gli auguri sinceri e affettuosi,per scambiarci  regali e condividere così la gioia del dono offerto e ricevuto. Sappiamo che il dono più grande è però Gesù, il divino Bambino che il Padre dei cieli ha mandato tra noi per aiutarci a camminare  sulla via del bene, della pace e dell’amore. ANatale nessuno deve sentirsi solo e abbandonato e scartato ma per tutti c’è un motivo di festa e di serenità. Chiedo soprattutto ai bambini, ai ragazzi e ai giovani di saper spendere un po’ del loro tempo di vacanza da scuola, per stare a casa,insieme ai propri cari, genitori e ai nonni per offrire loro la gioia del Natale e l’attiva partecipazione a questo momento importante della loro famiglia.

2. Il mio presepe

 Come ogni anno chiamo “Presepe” tutti gli incontri che ho con svariate persone: malati, poveri e in condizioni di vita difficili. Ne cito alcune: gli immigrati che sono accolti qui in Vescovado (circa trenta persone); i minori immigrati a san Mauro (circa venticinque); gli immigrati alla Città dei ragazzi (circa cinquanta persone accolte in diverse case); famiglie di immigrati ospitate all’Ex seminario di via Cappelverde (otto famiglie); i rifugiati di Via de La Salette. Per lo più abbiamo cercato di non creare gruppi di persone troppo numerosi nelle varie strutture di accoglienza e nelle camere singole o da due/tre posti letto. I locali sono famigliari e l’accoglienza è gestita da cooperative di provata umanità e competenza o direttamente dal Sermig. Quest’anno abbiamo anche aperto una dimora diurna e notturna per donne in Corso Casale e abbiamo intenzione di attrezzare tale sito anche per donne malate o che hanno bisogno di assistenza medica. Lo faremo di intesa con l’ambulatorio Misercordes promosso dalla Pastorale sanitaria e la“Camminare insieme” di Via Cottolengo.
Andrò anche a Rivoli dove c’è una serie di realtà di servizio e di accoglienza diurna e notturna sia per immigrati che per poveri e famiglie in difficoltà, una mensa e una bottega solidale.
Un altro luogo da me visitato sono le mense dei poveri di cui è ricca la nostra città.Ho già incontrato e incontrerò ancora diverse di queste mense attive sia per il pranzo che in orari serali, sia a Torino che fuori (ad esempio a Rivoli e a Grugliasco) ed in genere mi piace poter offrire anche il mio aiuto per servire ai tavoli. Particolarmente importante è la mia visita alLa Sosta per i senza dimora e l’incontro tradizionale con loro presso i locali della parrocchia San Massimo. Anche incontri personali con senza dimora nelle strade dove dormono sono in programma con i volontari della comunità di S.Egidio. Oggi 19 dicembre con l’aiuto della comunità di san Egidio, di Just Eat(azienda di acquisto telematico di pasti o posti in ristorante e pizzeria) e di una agenzia di pony express, molti clienti di ristoranti anche del pasto di pranzo o cena a domicilio hanno aderito alla proposta di “Ristorante solidale”.Saranno oltre 200 i pasti caldi per le cene di Natale già predisposti e pagati da clienti che hanno aderito alla iniziativa già in atto a Napoli e Roma.“Ristorante solidale” è nato dalla collaborazione tra Caritas, S Egidio e JustEat. Diversi  ristoranti della città di Torino( come già avviene a Milano)hanno accolto con favore l’iniziativa. La Caritas e S. Egidio segnaleranno alla Just Eat di volta in volta i senza dimora e famiglie in difficoltà per usufruire di questo dono almeno una volta al mese.
Alcuni ospedali sono oggetto quest’anno della mia visita: Mauriziano, Regina Margherita, il Koelliker e l’Hospice della F.A.R.O., case di ospitalità e di riposo per anziani, ma anche anziani malati nelle case durante la Visita pastorale che ho terminato in questi giorni a Grugliasco. Sempre a Grugliasco ho portato il mio augurio a tre fabbriche e a tutte le scuole della città.
Nel mio presepe ho previsto anche, come ormai è per me una tradizione, la visita e la S. Messa natalizia alla Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, sia nella sezione maschile e che in quella femminile e al IstitutoPenale per minorenni “Ferrante Aporti” come anche la visita ad un Campo Rom. Un momento per me importante sono anche i pasti con i poveri: quest’anno andrò a quello promosso dall’associazione di Maria Madre della Provvidenza e il giorno diNatale presso la chiesa dei Santi Martiri promosso dalla comunità di Sant’Egidio. Domenica scorsa ho partecipato a Volpiano ad un pranzo e alla festa natalizia con le famiglie di un gruppo di operai della Comital e altre aziende in crisi oltre ai poveri assistiti da quella comunità.
Infine le quattro case per sacerdoti diocesani anziani omalati e gli otto monasteri di clausura.
Con questo presepe intendo dare un segnale: con il Natale Dio non ci ha dato dei regali e dei beni (anche di necessità), ma una persona da riconoscere e accogliere. Occorre dunque riscoprire a Natale ogni persona che ci sta accanto o che incontriamo nel nostro cammino come un valore prezioso,anzi, il più caro, e stabilire con essa un dialogo amicale e fraterno e aiutarla, con il nostro affetto eun sostegno umano, spirituale e sociale. Ogni persona in quanto tale al di là delle differenze di cui è portatore merita questo; non deve importarci se è “dei nostri” o meno, della nostra famiglia, religione e città o paese… ogni persona è in se stessa per me un dono di Dio da valorizzare e in cui vedere la presenza viva di Gesù. Egli infatti facendosi uomo si è unito ad ogni persona identificandosi soprattutto con chi è malato,solo e sofferente, povero e privo si diritti di giustizia e di accoglienza.
L’accoglienza rappresenta uno dei gesti oggi più difficili perché esige un atteggiamento e una scelta precisa : quella della gratuità. La cultura che persegue anzitutto il proprio interesse costi quello che costi, ostacola l’apertura del cuore senza riserve verso gli altri .Viene meno il gesto libero e spontaneo e l’apertura alle persone senza secondi fini e tornaconti, per puro dono.
Si ama chi ci ama, si aiuta chi ci può a sua volta aiutare,si accoglie chi un giorno ci potrà restituire quel favore … La mia casa, la mia famiglia, i miei amici, il mio paese, la mia religione, la mia proprietà… tutto ciò che è nostro è un valore e come tale va rispettato, accolto, accresciuto, ma guai a farne un assoluto che chiude il cuore verso chi non rientra nel cerchio ristretto del “mio o del nostro” .Gesù è venuto per insegnarci una via migliore: quella di allargare i confini della nostra casa, famiglia, patria e cultura a tutti coloro che chiamiamo nostro prossimo, rompendo steccati consolidati e superando divisioni di ogni genere. Lui nasce per tutti, amici e nemici, vicini e lontani, ricchi e poveri: nessun uomo è escluso dal suo amore,anche chi lo rifiuta e lo perseguita può contare sempre su di Lui.
Pace in terra agli uomini che Dio ama, hanno cantato gli angeli sulla grotta di Betlemme.
Sì, la pace è possibile quando nasce dentro di noi accettando di fare spazio a Dio e si traduce in gesti concreti di amore e di perdono di impegno per la promozione della dignità di ogni uomo e per vivere insieme la fraternità.
Questa a mio avviso è la via che può condurre la nostra città e il suo territorio a superare la sfiducia che come una nebbia avvolge la vita di tanti suoi abitanti e che porta a chiudersi in se stessi e ad avere paura del futuro incerto che sembra incombere su di noi. Per reagire a questa apatia occorre operare insieme riconoscendo ad ogni cittadino il valore che ha e che può investire nella comunità. Di questo la Chiesa, le istituzioni, le realtà culturali e sociali, il mondo delle imprese e del lavoro, il volontariato sono chiamati a farsi carico per ridare slancio e speranza, intraprendenza e innovazione che hanno sempre caratterizzato il suo percorso e ne hanno fatto un modello per l’intero Paese.
Rivolgo infine il mio augurio e saluto a tutti voi con un piccolo brano della mia lettera natalizia:«Natale è la festa che vede riunita tutta la famiglia per vivere una esperienza fraterna, un pasto insieme,un’occasione per rivolgerci gli auguri sinceri e affettuosi, per scambiarci regali e condividere così la gioia del dono offerto e ricevuto. Sappiamo che il dono più grande però è Gesù il divino Bambino che il Padre dei cieli ha mandato tra noi per aiutarci a camminare sulla via del bene, della pace e dell’amore. A Natale nessuno deve sentirsi estraneo al nostro amore se sapremo offrire non solo ai nostri parenti o amici ma soprattutto a chi è scartato e lasciato solo, il dono della nostra prossimità,  un saluto, una telefonata, un messaggio di augurio, una preghiera».

+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino

**
FONTE Ufficio stampa Arcidiocesi di Torino
http://www.diocesi.torino.it/comunicazione

**
Fonte immagine: Renzo Bussio_LaVoceEilTempo