Santena. Se il gasolio delle auto fa male, perché quello dei TIR fa bene? Puntata 159

SANTENA – 16 febbraio 2019 ­– I rapporti con i Francesi erano già complicati nell’Ottocento, non per colpa di Macron, ma di Napoleone I. Camillo e i suoi contemporanei erano più svegli di noi. Fecero la TAV già nell’Ottocento. Il Conte non ce l’ha né con  i NO-TAV, né con i NO-EURO. Però Draghi meritava il Premio Cavour e la TAV s’ ha da fare.

1) Giusto conteggiare le mancate accise sul gasolio dei TIR ! Carissimi Professori, come non essere d’accordo con Voi. Fate bene a calcolare le minori entrate dalle accise sul gasolio nel caso le merci fossero trasportate su treno, anziché su TIR. Nella fretta forse però qualcosa vi è sfuggito. Avete dimenticato di conteggiare tra i vantaggi del treno la salute dei cittadini. Voi e i Vostri conoscenti dovreste sapere che –in caso di eccesso di polveri sottili – nel limitare il traffico nei centri urbani non si tiene conto delle minori entrate statali per le mancate accise sui carburanti, perché al primo posto si calcola il valore della salute, in particolare dei bambini e degli anziani. Dunque non si capisce perché lo stesso principio non lo abbiate applicato nel fare le stime dei benefici nel fare la TAV. Avete dimenticato, infatti, di conteggiare i danni derivanti dall’inquinamento da polveri sottili e da rumore causati dalle centinaia di migliaia di Tir che transitano sul suolo piemontese, nel Pianalto, nell’Area metropolitana torinese e in Val Susa. E scusate se è poco.

2) TAV Terzo Valico. Linea Mediterraneo-Alpi-Pianura Padana-Reno. Il Terzo Valico dei Giovi, linea ad alta capacità veloce tra Liguria e Piemonte, è lungo 53 km, di cui 36 in galleria. Come il nuovo tunnel del Frejus in Val Susa, anche questo nuovo tracciato ricalca il percorso mondiale di cavouriana memoria avviato nel 1848 e concluso nel 1871. La nuova linea sarà collegata a Sud – mediante l’interconnessione di Voltri ed il Bivio Fegino – con gli impianti ferroviari del nodo di Genova, per i quali sono in corso importanti lavori di adeguamento funzionale e di potenziamento, nonché con i bacini portuali di Voltri e del Porto Storico. A Nord, dalla piana di Novi Ligure, il tracciato si collega alle linee esistenti Genova – Torino (per i flussi di traffico in direzione Torino e Novara-Sempione) ed alla linea Tortona–Piacenza (per il traffico in direzione Milano – San Gottardo e Verona -Trieste). (fonte COCIV Consorzio Collegamenti Integrati Veloci).

Santena, Consegna Premio Cavour 2016. Da sinistra Nerio Nesi, Mario Draghi e Marco Fasano (immagine di archivio)

3) Draghi indimenticabile. Lunedì 23 gennaio 2017 venne a Santena Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea. Veniva a ritirare uno dei premi più prestigiosi e ambiti a livello italiano: il Premio Nazionale Camillo Cavour. Un premio nato dal basso, da una piccola ma tignosa Associazione di Volontari, gli Amici della Fondazione Cavour di Santena. Volontari che da anni, tra molte difficoltà ma con tante soddisfazioni, lavorano per conto della Città di Torino e di Santena, per la Fondazione Cavour e per tutte le altre istituzioni italiane allo scopo di rendere usufruibile e accessibile agli Italiani e agli stranieri uno dei luoghi più importanti della Storia patria. Purtroppo la Sindaca Chiara Appendino, rappresentante dei Torinesi, compresi quelli che vivono nella area metropolitana, quel lunedì non si presentò. Correva il tempo in cui era moda elettorale minacciare di fare un referendum per abolire l’euro. La sostituì l’Assessore Alberto Sacco. L’Assessore, forse in parentale imbarazzo, citando il figlioletto cercò di essere simpatico e gentile con Draghi. Draghi altrettanto simpaticamente ringraziò il bambino. Poi, nel suo discorso, sottolineò la validità dell’esperimento europeista e dell’euro, dando risalto all’orgoglio di rendere omaggio a Camillo Cavour e di essere cittadino di uno dei paesi fondatori dell’Europa Unita. Dicono che a Torino la cosa non piacque a qualcuno.

4) Mario Draghi ha salvato l’Italia. Non a parole ma con i fatti. Tutti gliene rendono merito. Persino quelli che adesso giustamente non dicono più di uscire dall’euro ma semmai di voler riformare le istituzioni e le regole dell’Unione Europea. Draghi ha salvato l’Italia, non da solo ma insieme agli Italiani. Questo va riconosciuto mentre si apre un nuovo periodo di crisi che stavolta investe la produzione industriale. Senza il Quantitative Easing – il programma stabiliva che la BCE immettesse liquidità nel sistema finanziario acquistando titoli di Stato e di altre obbligazioni – l’Italia nel 2015 avrebbe fatto la fine della Grecia. Fino a dicembre 2018 il piano ha raggiunto l’obiettivo di far ripartire il credito delle banche alle imprese e contrastare i rischi di deflazione. Una cosa è certa. Senza quell’intervento la stessa legge Fornero avrebbe fatto ben poco per curare il malato grave. Adesso che il programma QE è terminato e la crisi  fa rallentare l’economia, per gli Stati europei e per l’Italia si impone di trovare una soluzione. Mentre le banche italiane e le assicurazioni sono già colme di titoli di Stato, entrano in ballo il fattore fiducia e la credibilità della Penisola verso gli investitori esteri e il risparmio delle famiglie. Adesso a poco servono le cadute di stile che offendono tutti i sinceri europeisti, da qualunque parte arrivino. Ancora una volta Cavour viene in soccorso. Napoleone III, la Regina Vittoria, lo stesso Vittorio Emanuele II non gli erano particolarmente simpatici. Ma di fronte al tentativo austriaco e successivamente francese di governare l’Italia tramite una federazione di staterelli deboli e tra loro litigiosi, Cavour e i suoi contemporanei seppero attuare una tattica e una strategia di respiro europeo che permisero di raggiungere l’obiettivo di rendere indipendente e responsabile dei propri atti l’intera Penisola.   

5) Cavour e la Via Francigena. Qualcuno si è chiesto cosa c’entri Camillo Cavour con la Via Francigena. La domanda denota sottovalutazione della grande storia chierese, dentro cui è racchiusa quella di Santena. I Benso infatti erano chieresi e dal ramo dei Benso di Ponticelli, possessori dell’omonimo castello, discende Camillo Cavour, agricoltore, coltivatore di asparagi, profondo conoscitore del territorio, principale protagonista del processo culminato con l’Unità d’Italia. Che i Ponticelli di Chieri fossero sulla Via Francigena, lo ricordarono ai Sabaudi e ai Chieresi, il Papa e i Francesi. Era il tardo autunno del 1804. Napoleone I doveva essere incoronato Imperatore a Notre Dame de Paris. Il Bonaparte voleva che alla cerimonia fosse presente il Papa, Pio VII, rappresentante di Gesù in terra. Il Pontefice del resto era ben lieto di recarsi a Parigi perché doveva difendere la Conciliazione realizzata con Napoleone per recuperare le rotture avvenute durante gli anni della rivoluzione. Il viaggio, iniziato il 2 novembre, fu trionfale da Roma a Parigi. Il teologo Gaspare Bosio, nel volume “Santena e suoi Dintorni” così lo descrive. “Il 12 novembre 1804 verso le otto pomeridiane (il Papa) passava a Ponticelli vicino a Santena in mezzo a una folla di popolo plaudente, mentre grandi falò erano accesi qua e là sulla vicina collina….”.

6) Difficili i rapporti con la Francia. Pio VII puntava a superare il Gallicanesimo della Chiesa Cattolica Francese. Operazione complessa, che si collocava nel solco dell’affermazione della universalità della Chiesa di fronte alle ingerenze degli Stati e all’emergere dei nazionalismi. Operazione fallita miseramente per colpa della grandeur di Bonaparte. Degenerata nella prigionia e nel sequestro del Papa. Risolta temporaneamente dalla sconfitta di Napoleone: prima a Mosca, poi a Lipsia e infine a Waterloo.

7) I Francesi sequestrano il Papa. Stavolta non è colpa di Macron. Ben diversa fu la seconda sosta ai Ponticelli fatta da Pio VII nel 1809. Gaspare Bosio così ne scrive “…Ripassava, nel giorno 17 luglio 1809, ma chiuso in una carrozza e scortato da dodici gendarmi sotto il comando del colonnello Boazar. Era condotto prigioniero in Francia. Giunto a Ponticelli, alle ore 7 del mattino, stanco del viaggio otteneva di riposarsi alquanto in una camera del castello del Banchiere Giuseppe Rignon….”. Questa volta i Francesi lo avevano sequestrato prelevandolo dal Palazzo del Quirinale. Caricato su una carrozza, presero la direzione della Francia e quando giunsero all’altezza di Chieri, ai Ponticelli, si fermarono per farlo riposare. Almeno questa era la scusa ufficiale. Perché il quadro era ben più ingarbugliato. Per il nostro racconto importa chiedersi: perché fecero tappa di nuovo a Ponticelli? Perché nel frattempo era diventata la casa di uno dei loro fidi alleati: il banchiere Giuseppe Rignon, fratello di Giovanni. Nel castelletto-cascinale, un tempo appartenuto ai Benso,di Via Longoria 9, ai Ponticelli, ieri borgata di Chieri, oggi di Santena c’è una lapide nel salotto di casa  a ricordo della sosta Papale. La casa è facilmente individuabile, sormontata dalla torre malandata e sottovalutata che svetta sullo snodo tra la Statale 29 del Colle di Cadibona e del Passo dei Giovi (già valichi Romani)  e l’autostrada Torino-Piacenza, ex via Fulvia.

Per la cronaca, Pio VII arrivò fino a Grenoble poi, come un pacco ingombrante, fu rispedito indietro per il Col di Tenda e segregato a Savona praticamente fino all’inizio del 1814 quando finalmente ritornò a Roma ormai liberata dall’occupazione francese. Si apriva una nuova fase della storia italiana che sfocerà nell’Unità d’Italia e in Roma Capitale circa mezzo secolo dopo.

Gino Anchisi

da Santena, la città di Camillo Cavour, 16 febbraio 2019.

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