Santena, la Rivoluzione di fratel asparago. Puntata 221

SANTENA – 2 maggio 2020 – Ribaltata, in pochi giorni, l’organizzazione della vendita diretta in cascina. La consegna a domicilio, fatti i conti, rigenera il contatto diretto coltivatore-consumatore senza incidere sui costi. Un’esperienza valida per tutti gli ortaggi, che si aggiunge ai tradizionali canali di sbocco del prodotto. Santena e il Pianalto dispensano felicità e sessualità alla Città Metropolitana.

L’asparago è più giudizioso di noi. Quest’anno, viste le difficoltà, ha ritardato di due, tre settimane per dare il tempo ai produttori di meglio organizzarsi. Anche in questi giorni la produzione è giusta, al punto di evitare che ci sia quell’invenduto che abbassa la qualità e il prezzo. L’asparago dimostra di avere una sensibilità ambientale che ha del soprannaturale.  Stamattina è più violaceo del solito, perché stanotte ha fatto freddo. In più, a detta di tutti, i germogli 2020 sono particolarmente buoni, quasi a voler ricompensare i loro estimatori per i sacrifici che devono affrontare.

Aleggia su Santena, in questi giorni, quello spirito che ogni anno dura due mesi, dalla fine di marzo al 6 giugno, data della scomparsa di Camillo Cavour. E’ lo spirito del germoglio d’asparago, il Re della tavola di primavera. Personalizzato dall’intenso profumo di uno dei più strabilianti processi metabolici, che produce la serotonina, il neurotrasmettitore della felicità, dell’allegria e quindi della sessualità, le cui tracce effusive si manifestano nel fare pipì.

Quest’anno mancherà la Sagra dell’Asparago, organizzata dalla Pro-Loco, in Piazza Martiri della Libertà. La piazza centrale che da quasi un secolo ospita una delle manifestazioni gastronomiche e culturali più importanti della ex Provincia di Torino e della Regione Piemonte. Non manca invece Tele Cupole, la prestigiosa televisione del Piemonte rurale, che con i servizi del nostro generoso giornalista Filippo Tesio, contribuisce a promuovere l’orticoltura di Santena e del Pianalto e i teneri germogli coltivati nelle terre sabbiose del Bacino della Banna. Per chi non l’ha ancora capito, in tempi normali, tra un assaggio e l’altro, asparago significa un giro d’affari che porta sul territorio del Pianalto qualcosa come 8 milioni di euro: ristoranti, alberghi, bar, sagre, bancarelle, negozi compresi. Questo 2020 è diverso. Nei cortili manca il via vai delle auto dei clienti fidelizzati negli anni. Mancano anche i ristoratori. Quelli fidati, che se scrivono sul menu “Asparagi di Santena” è perché lo sono davvero.  Come è evidente, molte cose sono cambiate e altre cambieranno ancor più.  Ma non tutto il male viene per nuocere.  

L’asparago ha già superato altri tempi duri.  Da queste esperienze è uscito a testa alta: turgido, fresco, carnoso, appetitoso, sano e salutare.   Dopo gli anni della crisi causata da dissennate politiche commerciali che lo fecero quasi sparire dalle coltivazioni del territorio, la ripresa si è basata su cinque pilastri.

Primo: l’uso del telefono fisso come comunicazione diretta tra consumatore e produttore. Secondo: la vendita diretta in cascina. Terzo: la ristorazione che ha puntato sui germogli della tradizione di Santena e del Pianalto. Quarto: l’introduzione di nuove varietà sempre coltivate in modo tradizionale. Quinto: la certificazione di provenienza attestata dal marchio dei produttori.

Un salto di qualità, avvenuto quando si è sperimentata la varietà Eros, nome assai evocativo, che ha fatto in piccolo la fortuna di Santena e in grande quella della Puglia. Quando la Provincia di Torino ha deciso di pagare la ricerca sull’asparago. Di finanziare la costituzione del PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale). Di sostenere, insieme al Comune di Santena e ai coltivatori locali la formazione dell’Associazione Produttori dell’Asparago. Di inserire i germogli tra i prodotti del Paniere in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006.

Questa è una parte della storia che non deve mai essere dimenticata. Una storia affascinante che continua ed evolve oggi in tempi di Corona-Virus. Tempi di limiti alla mobilità delle persone, di distanziamenti, di chiusura dei ristoranti, di rinvio delle Sagre di Poirino e di Santena. Tempi di normali lavori agricoli, in cui si avverte la mancanza della manodopera straniera. Solo due mesi fa una cosa del genere era inimmaginabile. All’improvviso, niente vendita diretta in cascina, niente forniture ai ristoranti e trattorie, niente sagre e mercati.

L’asparago è stato il primo ortaggio coltivato in campo a fare i conti con le restrizioni sanitarie. Di colpo, si è dovuta affrontare una vera e propria rivoluzione nel sistema di vendita. Da subito si sono attivati i Sindaci del Territorio.  La loro lettera al Presidente della Regione, Cirio, è stata provvidenziale.  Ha aperto il canale dei supermercati all’asparago locale. Di conseguenza ha attivato un nuovo rapporto con gli operatori del mercato all’ingrosso, basato sulla qualità e sulla certificazione, senza allungare troppo la catena dell’intermediazione.

Altrettanto sorprendente è quanto avvenuto nel ribaltamento dell’organizzazione della vendita diretta, non più in cascina, ma dalla cascina alla casa del consumatore.  Le aziende dell’Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto hanno messo a frutto l’esperienza degli anni passati aggiornandola alle esigenze presenti. La filiera corta si è rafforzata grazie alle nuove tecnologie digitali, i telefonini, formidabili strumenti che facilitano la pratica delle consegne a domicilio. Pratica oggi semplificata dal fatto che tutti sono in casa e che domani dovrà essere affiancata dall’uso delle carte di credito per il pagamento.

In pochi giorni è avvenuta l’inversione del flusso.  Le nuove tecnologie digitali di comunicazione aprono nuove possibilità di incontro tra domanda e offerta da parte delle piccole aziende ma pone delle condizioni. I produttori devono essere in grado di rispondere rapidamente alla domanda sempre più personalizzata. L’associazione è la migliore soluzione da praticare perché garantisce che la redditività sia orientata sulle aziende.   

Altrettanto importante in queste settimane è la solidarietà scattata a livello metropolitano torinese. La prima è quella che vede insieme la FACOLT, ciliegie di Pecetto, la costituenda Fondazione di Comunità di Chieri e l’Associazione Produttori Asparago. Cui si sono affiancati dei ristoranti e negozi che si sono offerti di vendere gli asparagi.  Inoltre si registrano consistenti acquisti da parte di gruppi organizzati per condominio, per paese, tra amici e parenti, tra colleghi di lavoro.

Tre constatazioni sono d’obbligo. La comunità in cui operano le aziende si sta dimostrando come fattore di grande valore sociale e economico.  La forma associativa è vincente perché rafforza la capacità delle piccole aziende agricole nel rispondere nei confronti delle variazioni di domanda da parte di privati, di gruppi organizzati d’acquisto, di ristoranti e dei supermercati. La redditività, l’uso delle nuove tecnologie, le nuove pratiche di coltivazione aprono nuovi spazi non solo per il ricambio generazionale ma anche per l’ingresso di nuovi imprenditori nell’orticoltura.   

Gino Anchisi
da Santena La città di Camillo Cavour, 2 maggio 2020.

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