Di Maio-Draghi visti da Santena. Puntata 231

SANTENA – 12 luglio 2020 – L’incontro segreto tra il Ministro degli Esteri e il Premio Cavour 2016. Quando Appendino non trovò il tempo per venire a Santena a rendere omaggio. Rifiutare i soldi degli Europei è sbagliato. Quanto di più bello e di più politico ci hanno lasciato i nostri antenati: l’Europa. Saluto a Giovanna Genova*.

Santena, castello Cavour, 30 maggio 2020

Memorabili gli incontri nel Castello Cavour di Santena.
Chissà se il 24 giugno u.s. prima di incontrarlo segretamente, Di Maio, il Ministro degli Esteri, ha letto il discorso di Santena di Mario Draghi. Lo fece nella casa dell’agricoltore-tessitore, quando ritirò i famosi “occhialini”: il Premio Nazionale Camillo Cavour. Eccezionalmente, causa gli impegni del Presidente, la consegna era stata rinviata dal 20 settembre 2016 al 23 gennaio 2017. L’Associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour di Santena e la Fondazione Cavour da mesi attendevano l’incontro tra l’artefice dell’Unità d’Italia e il Presidente della Banca Centrale Europea, regista del sostegno dell’economia italiana nel dopo crisi 2008. Qualche giorno prima girò voce che sarebbe persino venuta anche la nostra Sindaca Chiara Appendino. Finalmente il massimo rappresentante di Torino e della Città Metropolitana dava un segno di interesse non solo verso una delle sue proprietà più rilevanti, ma verso non uno, ma due personaggi, Cavour e Draghi, che non erano certo nelle simpatie della forza politica di Appendino. Era di moda allora la minaccia di un referendum per uscire dall’Europa. Di Draghi e di Cavour si diceva il peggio possibile.

Chiara Appendino

Infatti, l’Appendino non venne.
Mandò l’Assessore Alberto Sacco. Un Grillino non troppo sfegatato. Per superare un evidente imbarazzo, indimenticabile fu la citazione, nel saluto, dell’apprezzamento espresso dal figlioletto verso la faccia rassicurante di Draghi. Lungimirante e penetrante fu il ringraziamento che il Presidente rivolse, naturalmente, al bambino. Mario Draghi ha salvato l’Italia non a parole ma con i fatti. Senza il Quantitative Easing – il programma stabiliva che la BCE immettesse liquidità nel sistema finanziario acquistando titoli di Stato e di altre obbligazioni – l’Italia nel 2015 avrebbe fatto la fine della Grecia. Questo gli va riconosciuto, mentre si apre un nuovo periodo di crisi che stavolta investe la produzione industriale e il sistema sociale ed economico della Penisola e della Pianura Padana.

Mario Draghi

Qui sta probabilmente il succo dell’incontro segreto tra il Leader dei Cinque Stelle e Draghi che tanto scandalo ha sollevato fuori di Santena.

Nulla di nuovo sotto il cielo della città di Camillo Cavour. L’Incontro segretissimo di Plombières Les Bains del 1858 e prima ancora l’accordo che portò al Governo del “Connubio” e alla defenestrazione di Massimo d’Azeglio, nella città bagnata dalla Banna, sono considerati funzionali al raggiungimento del fine. Non sappiamo se Di Maio stia sondando il terreno per fare un governissimo. Speriamo solo che un nuovo governo, capace di governare, si faccia il più presto possibile.   

Luigi Di Maio

Cosa pensi Camillo Cavour di Di Maio non è dato sapere. Ognuno è libero di immaginarlo.
Di Draghi probabilmente pensa tutto il bene possibile. Ma questo non basta in un paese in cui tanti sembrano aver letto e apprezzato Pino Aprile, piuttosto di Rosario Romeo o Luciano Cafagna. Una cosa è nota. Il riformismo cavouriano nella Penisola non si è mai radicato, costantemente scalzato dall’assistenzialismo congenito. L’Italia è imbottita di a-italiani che si rifanno a confusi ideali regionalisti, comunalisti, secessionisti, neoborbonici, nordisti, sudisti, antieuropeisti, meridionalisti, centristi, destrorsi, sinistri, autonomisti, federalisti. Tutti sistematicamente schierati contro la magnifica opera realizzata dai nostri antenati: l’Italia liberata dagli staterelli regionali e unita in un unico Stato, collocato in Europa e nell’alleanza occidentale.

In segreto o no, qualcosa adesso si deve fare e in fretta.
Dopo le ferie, dicono, tornerà il Covid. E stavolta non sarà da solo. Viaggerà in compagnia della crisi di produttività che tormenta l’Italia dagli anni Settanta in avanti. Forse porterà via altre vite, di sicuro falcidierà tanti posti di lavoro di aziende private nel settore industriale e dei servizi, compresi il turismo e il commercio. Per ora il calo del PIL, Prodotto Interno Lordo, è stimato sopra l’11,2%. Paura, incertezze e speranze ormai scassano e separano nettamente le categorie sociali. I pensionati, pur temendo saggiamente che la mannaia si abbatta sulle loro rendite, sono presi dall’assistenza data ai nipoti, orfani di istruzione scolastica e ai figli. I dipendenti pubblici o semipubblici restano nell’etere di quello smart working, il lavoro agile, dove traspare quanto sia ampio il divario tra ciò che si intende per efficienza e cosa per  produttività del sistema. E cioè qual è la differenza fra falsa e vera burocrazia. Un discorso a parte meritano il comparto della sanità e il settore agricolo. I due pilastri che non si sono fermati. Della scuola la sola cosa da dire è che si deve porre al centro l’interesse degli allievi e della comunità in cui dovranno operare, con tutto quanto ciò comporta. Dall’altra parte c’è il privato dei servizi, del commercio, dell’industria, dell’artigianato. E’ quello degli imprenditori e dei lavoratori dipendenti esposti alla concorrenza internazionale che se non fanno produttività perderanno il loro lavoro.

Camillo Cavour

Cavour oggi farebbe come ieri.
Guarderebbe alla manifestazione degli interessi emergenti della società e dai ceti produttivi. Agli interessi degli imprenditori e dei lavoratori. Punterebbe l’attenzione alla produttività per modificare con rapidità i contratti che regolano i rapporti tra produttori. L’Italia è un Paese che basa la sua ricchezza sulla trasformazione e sull’esportazione dei prodotti. Punterebbe l’attenzione sulle filiere e sulle aziende. Sulla certificazione della qualità, sulla crescita, sul riconoscimento della professionalità.  Sul legame tra salario e produttività.
A noi resta la speranza che l’incontro segreto sia servito a qualcosa.

*Ciao Giovanna. Sincera, bella, intelligente, onesta, simpatica signora di Tetti Giro. Anche noi ti salutiamo con le parole dei tuoi famigliari: “Sei tornata libera! Ci piace pensarti di là dal fiume e tra gli alberi”.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 12 luglio 2020.