Santena, fare il Distretto del cibo. Puntata 244

SANTENA – 21 novembre 2020 – Il mondo agricolo ancora una volta protagonista di una stagione nuova per la società torinese. Grazie ai Comuni del Carmagnolese-Chierese non si parte da zero. Il ruolo delle aziende nel governo del distretto è fondamentale. Non solo Cavour vede bene l’operazione.  

Peperoni di Carmagnola

Di sicuro Camillo Cavour sarebbe orgoglioso di veder nascere il Distretto del Cibo della zona in cui lui e la sua famiglia hanno operato per far sviluppare nell’Ottocento la moderna agricoltura italiana. Da chierese, Santena allora era borgata della città delle Cento Torri, vedrebbe di buon occhio la collaborazione con il Carmagnolese. La terra con la quale il Chierese condivide il primato delle produzioni agricole della provincia torinese. Carmagnola inoltre è la città dove l’amico e consigliere Guglielmo Moffa di Lisio, insieme a Santorre di Santarosa fece stampare il manifesto della rivoluzione del 1821. La rivoluzione che aprì la società sabauda alle idee illuministe e riformatrici sospinte dalle innovazioni che stavano trasformando il sistema produttivo, settore agricolo in testa. Ben venga dunque il regolamento per istituire i Distretti del Cibo in Piemonte. Perché oggi più che mai va riconosciuta la necessità di innovare, riorganizzare e ristrutturare le produzioni e le aziende agricole. E contemporaneamente di creare filiere che garantiscano maggiore redditività agli agricoltori e prezzi giusti ed equilibrati per i consumatori. Con la D.G.R.n. 23·2277, il 13 novembre, la Regione ha approvato il regolamento di “Individuazione e disciplina dei Distretti del Cibo. Art. 43 della l. r. 22 gennaio 2019, n. 1 (Riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale)”. Adesso il tempo stringe. In questi giorni prende il via la competizione tra territori e soggetti interessati nel preparare le proposte di costituzione e di riconoscimento dei Distretti. Chi resta indietro, chi si ostina a non voler collaborare con gli altri resterà tagliato fuori.

Piatti con asparagi di Santena

Qui da noi non si parte da zero. I Comuni della zona Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana Torinese sono abbastanza avanti perché negli ultimi tre anni hanno già avviato una “Cabina di regia” deliberando in favore dell’operazione. A questo punto il passo successivo prevede di costituire l’Assemblea (art. 7) che deve redigere l’Accordo di Distretto (art. 4) e quindi nominare il soggetto referente (art. 6). Il soggetto referente è il braccio operativo incaricato di rappresentare, organizzare, redigere e attuare il piano del Distretto.

L’interesse dei privati è fondamentale. La Cabina di regia a questo punto dovrebbe animare le comunità della zona per raccogliere le adesioni tra soggetti privati e pubblici interessati a far parte dell’Assemblea. In sostanza, bisogna mettere insieme aziende agricole e agroindustriali, associazioni di rappresentanza agricola, Comuni, Camere di Commercio, Fondazioni, ATL, Enti di Ricerca, Università, Gruppi di acquisto, altri soggetti che operano nell’ambito distrettuale. Magari anche le Parrocchie, vista la loro collocazione tra la terra e il cielo. Per arrivare alla costituzione dell’Assemblea potrebbe essere utile ricorrere, in prima istanza, a un “comitato promotore”. Comitato che assecondi, accompagni e prepari il percorso per la costituzione dell’Assemblea, indicando la forma giuridica del Distretto (es. s.r.l., società consortile o cooperativa), gli indirizzi di regolamento per la composizione degli organi, per le assunzioni di decisioni e per le quote di adesione (art. 8).

Il percorso, come si vede, è giustamente complesso visti gli interessi in ballo. Va ben impostato perché dal Distretto dipende il futuro dello sviluppo sociale della comunità che vive e lavora e vivrà e lavorerà nella zona. 

Bovini di razza Piemontese

Le aziende protagoniste. Per la zona Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana l’occasione è ghiotta. Il Distretto del Cibo è l’occasione per affermare il ruolo dell’orticoltura, della frutticoltura, della cerealicoltura, dell’allevamento del bestiame, della produzione di carni e latticini, dell’enologia, della ristorazione nel momento in cui le importazioni e le sregolatezze del mercato non permettono di dare un giusto valore al lavoro svolto dalle aziende agricole. Una cosa è certa. Il Carmagnolese-Chierese è in grado di fornire cibo salubre, genuino, fresco, gustoso, sano e accessibile agli abitanti della città metropolitana, ai Piemontesi, agli Italiani e agli Europei. Adesso molto dipende dalla sua capacità di fare squadra al fine di evitare che la comunità metropolitana perda una delle sue identità più rilevanti. Quella agricola, che da millenni vede questa zona, di collegamento tra il

Torinese e Langhe, Roero e Monferrato, coltivare e produrre alimenti di eccellente qualità per sé e per gli altri. A maggior ragione in questo momento critico in cui l’export del Cibo va meglio di quello del comparto meccanico.

Gino Anchisi da Santena, la città di Camillo Cavour, 21 novembre 2020.