Santena: l’ortofrutta al bivio. Puntata 297

SANTENA – 23 gennaio 2022 –  Distretto del Cibo: riflessioni sull’audizione con la III commissione del Consiglio regionale del 13-20 gennaio 2022. Consumatori e produttori nella morsa dell’inflazione e della Gdo, Grande distribuzione organizzata: la Regione aiuti l’ortofrutta fresca del Chierese e Carmagnolese come ha fatto per il vino e la carne.

La vendita sottocosto danneggia i produttori agricoli

“Non preoccupatevi. Difenderemo col sottocosto il potere d’acquisto dei consumatori”. Così, qualche settimana fa, i messaggi di una rete commerciale pronta al sacrificio. Ma davvero è possibile? Davvero il reddito delle persone può dipendere dal supermercato e non dallo Stato di cui fanno parte? Davvero nell’Italia unificata da Camillo Cavour e dai suoi contemporanei ci può essere ancora tanta ingenuità? Perché quando si parla di ortaggi la parola “sottocosto” dovrebbe far scattare le antenne di chi fa la spesa? Non solo per la qualità e la provenienza. Soprattutto per i danni che ricadono sull’economia. Tutti dovrebbero sapere, specie chi solo tre o quattro generazioni fa era contadino, cioè quasi tutti gli Italiani, che i “sottocosti” nascondono un inganno. Perché non è vero che stanno vendendo a un prezzo inferiore di quello d’acquisto. Piuttosto, il “sottocosto” si fa scaricando sul coltivatore il costo dell’operazione. Costringendolo a vendere a meno di quello che ha speso per produrre.  Una pratica oggi finalmente vietata dal decreto legislativo 198 del 2021 in materia di pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare. Il risultato del “sottocosto” è una presa in giro che sta distruggendo il sistema sociale e tante aziende. A questo punto i nostri antenati e Camillo Cavour avrebbero chiesto l’intervento delle istituzioni. Cioè quello che si sta facendo nel momento in cui si lavora per fare il Distretto del Cibo, perché come sempre il problema delle colture è prima di tutto un problema di cultura.

Troppi ignorano che l’Area Metropolitana Torinese è oggi una tra le più importanti zone del Piemonte e d’Italia per la produzione di ortofrutta e di cibo fresco in campo e in serra. Una zona che oggi deve difendere la sua produzione da una concorrenza sregolata che minaccia la vita del sistema tradizionale di piccole e medie aziende agricole.

Ortaggi del Chierese e Carmagnolese

Nel comparto ortofrutta, in cui è specializzato il Chierese-Carmagnolese, in questi ultimi venti anni, sono cambiate molte cose. Le tecniche di coltura. Il sistema del trasporto. La logistica. I tempi e i luoghi della contrattazione e le modalità di vendita all’ingrosso e al dettaglio. Contestualmente, la Grande distribuzione organizzata sta imponendo contratti sempre più difficili da sostenere, praticando politiche di prezzo e le vietate vendite “sottocosto” che ricadono interamente sulle spalle delle aziende agricole. Negli ultimi mesi, a peggiorare i conti, c’è l’aumento del costo dell’energia, del gas, degli imballaggi, dei materiali e della vita.

L’ortofrutta è davvero a un bivio. C’è chi sostiene che occorre puntare sul fresco, tradizionale, salutare, saporito, certificato a tempo zero e a chilometro zero. C’è chi dice che bisogna uniformarsi alla logica delle commodity. Cioè verso alimenti la cui offerta non punta sulle qualità, bensì su un prodotto uniformato, indifferenziato, privo di provenienza con una domanda governata dalla pubblicità e dalle quotazioni internazionali delle materie prime.

Appello alle istituzioni. Il cambiamento delle abitudini alimentari, sempre più orientate verso le verdure, sta separando chi spinge sulla quantità da chi punta sulla qualità. I piccoli e medi produttori caratteristici dell’agricoltura del Piemonte, in particolare della Zona Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana Torinese, devono essere aiutati nella vendita diretta ai consumatori, ristoratori, centri alimentari, nei reparti di ortofrutta e dei trasformati dei supermercati di vicinato della GDO, nella ristorazione collettiva e nei rinnovati mercati ambulanti.

Nel 2022 le aziende agricole confidano nell’istituzione del Distretto del Cibo quale sede e strumento per la cura e la tutela dei loro interessi e per difendere tramite le risorse del PNRR e del PSR il valore sociale, culturale, paesaggistico, ambientale ed economico del loro lavoro e della loro imprenditorialità.

Alla Regione, titolare delle competenze in materia di agricoltura, ai Comuni, alla Città Metropolitana chiedono di intervenire con la forza e l’energia impiegate per il vino, dopo la vicenda metanolo e per la carne rossa, dopo mucca pazza. Ciò al fine di incentivare le nuove modalità di commercio, la crescita di dimensione, la riorganizzazione aziendale, la vendita diretta in cascina, l’impiego delle nuove tecnologie, l’aggregazione di imprese, l’accorciamento delle filiere per una più corretta distribuzione dei valori, l’adeguamento del CAAT di Grugliasco.

Le aziende agricole richiamano l’attenzione delle Istituzioni piemontesi e dei cittadini sull’importanza di garantire alla comunità la gestione e il buon uso del territorio e dell’acqua, la tutela di quote di autonomia alimentare, la qualità di offerta e di varietà di cibi stagionali, sostenibili e salubri, nonché la qualificata occupazione, giovanile e femminile.

Gino Anchisi
da Santena, la Città di Camillo Cavour, 23 gennaio 2022.