Santena, fare i conti con il cambiamento. Puntata 298

SANTENA – 30 gennaio 2022 – Distretto del Cibo: quattro anni fa l’idea per rafforzare il ruolo delle aziende agricole, dell’agroalimentare, delle infrastrutture, della logistica e delle istituzioni della zona Chierese-Carmagnolese. Il Covid, l’inflazione, la GDO e la globalizzazione modificano gli assetti sociali. Fino a tre, quattro, cinque generazioni fa gli Italiani erano tutti contadini.

Pianalto di Poirino – Fonte www.tincagobba.it

La cultura della terra racchiude in sé il senso della natura e della vita. Perché la campagna e i suoi prodotti sono parte di noi. Perché l’odore, il colore e il gusto delle verdure, dei frutti, del vino, delle carni, dei latticini e del pane oltre a nutrire il corpo alimentano la memoria del lavoro dei nostri antenati.

Sono pensieri da giorni anomali. Come questi della Merla. In cui non fa  freddo e non ci sono precipitazioni. Tempi non benevoli per la campagna che si dispone per essere coltivata. Nelle serre del Pianalto, del Chierese e del Carmagnolese si preparano i semenzai per i prossimi trapianti. Chi riscalda è preoccupato per l’aumento dei prezzi del gasolio e del metano. Dopo due anni di Covid bisogna dar ragione a chi diceva che il Mondo non sarebbe più stato come prima. Il messaggio che arriva dai campi lo conferma. L’inflazione si è risvegliata. Gli assetti tra le categorie sociali stanno cambiando. Lo scontro tra rendita, intermediazione e lavoro riprende la sua eterna corsa. Ovunque ti giri i prezzi stanno aumentando. Cresce il costo dell’energia, dei carburanti, dei trasporti, dei mangimi, degli insetticidi e delle centine. Aumentano la torba, il polistirolo e i concimi. Le piantine da trapiantare costeranno di più. Per ora è difficile fare preventivi. Le aziende agricole non sanno se il loro prezioso lavoro sarà ripagato.

In un mercato dove i prezzi del cibo, fresco, naturale, salutare e perciò più qualitativo ma anche più degradabile, si formano sulla base di logiche commerciali che esulano dai costi di produzione, l’attenzione è massima. Il rischio che le aziende agricole tradizionali siano penalizzate è concreto. Senza dimenticare che l’orticoltura, più degli altri comparti, sente il peso insopportabile del costo della manodopera. In particolare dei suoi costi indiretti, sui quali è più che mai urgente un intervento della politica per ridurli drasticamente.  

Sì, non sarà più come prima. Adesso c’è da affrontare il problema dei problemi: il rapporto con la Grande Distribuzione Organizzata, la GDO. Nodo ineludibile per il sistema delle aziende agricole del Chierese-Carmagnolese. Se fino a ieri non c’erano strumenti e neppure incombenze stringenti per approcciarlo, adesso dal febbraio 2018, una risposta c’è. E’ il Distretto del Cibo della Zona Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana Torinese. Un’idea alla quale tutta la politica zonale, metropolitana e regionale man mano si è accostata facendola propria.

La GDO deve rendersi conto che la situazione va affrontata cavourianamente e cioè trovando nuovi equilibri. Perché le piccole e medie aziende agricole tradizionali non sono solo da considerare per la genuinità e la freschezza del loro prodotto. Perché sono ben di più. Per la forza del ruolo sociale che svolgono nel territorio e nella comunità. Perché sono elementi fondamentali di una filiera agroalimentare che si sostanzia in un sistema economico fondato sulle persone, sulle professionalità, sul lavoro, sull’identificazione dei consumatori con le tradizioni, la storia e le memorie. Una filiera integrata con la ristorazione, il commercio, la nutrizione, la trasformazione, la logistica, il turismo gastronomico e culturale, il tempo libero, la tutela dell’ambiente, della salute e del paesaggio. La stessa GDO oggi si interroga. Sa che deve misurarsi con ciò e con chi le sta intorno. Con la prossimità. Con il vicinato di chi consuma e di chi coltiva. Perché oggi, più di ieri, le persone attente alla qualità e alla provenienza sono allarmate se a fornire cibo e a dare lavoro sono sistemi “finanziari” percepiti senza volto, non identificabili, irresponsabili, incapaci di conciliare la loro presenza con le esigenze e gli interessi di chi vive e opera nei contesti circostanti. 

Insomma, nella nuova dimensione mondiale determinata dal Covid è ora che grossi e piccoli si misurino con i problemi del glocale: cioè dell’incontro tra il locale, lo zonale e il globale.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 30 gennaio 2022.