Santena, il paesaggio rurale ai tempi di Cavour. Puntata n. 313

SANTENA – 29 maggio 2022 – Il 6 giugno 2022, nel Castello di Santena, la cerimonia del 161° della scomparsa dello Statista. Al tempo di Cavour e dei suoi contemporanei iniziava il cambiamento dell’attività agricola con le specializzazioni e l’aumento della produttività del lavoro agricolo.

Nel momento in cui si ragiona su cosa dovrebbe fare il Distretto del Cibo è quanto mai necessario definire il contesto in cui si trovano ad operare le aziende agricole e dell’agroindustriale del territorio del Pianalto, del Chierese e del Carmagnolese. In buona sostanza, si tratta di individuare quali sono le caratteristiche del territorio e della comunità che vi opera per ricavare idee da tradurre in progetti a sostegno del necessario cambiamento. Perché una cosa è certa. In questi tre territori da sempre uniti a livello infrastrutturale, culturale, idraulico, agricolo, religioso e ambientale è necessario superare ogni residuo di campanilismo locale e zonale che limiti lo sviluppo sociale della comunità. Si tratta quindi di definire oggi un vocabolario comune, capace di dare significato all’azione su cui poggia il nascente Distretto del Cibo di questa zona così importante dal punto di vista strategico e logistico per l’intera Provincia di Torino e per il Piemonte.

Accanto al problema della commercializzazione, un criterio suggerisce di osservare il paesaggio rurale, inteso come la dimensione in cui il lavoro e l’azione umana modellano l’ambiente circostante esprimendo gli interessi che si manifestano a livello della società.

In proposito può tornare utile prendere lezioni dal passato. Da Camillo Cavour, che del territorio e di agricoltura se ne intendeva. La prima cosa posta in evidenza dallo Statista Santenese ed Europeo è la biodiversità che caratterizzava, e ancora caratterizza, il Piemonte e il Pianalto, il Chierese e il Carmagnolese. Una differenza dai connotati del tutto speciali, anche tra le tre aree, da cui possono scaturire vantaggi purché si affrontino insieme alcuni nodi. Tra questi vi è il rifornimento idrico dei terreni. Un problema ingigantito dal clima, già ben evidenziato da Cavour quando distinse i territori in sponda destra del Po, privi di montagne, come è il Bacino della Banna, rispetto a quelli in sponda sinistra. Il contadino-tessitore sulla base delle conoscenze ed esperienze maturate in famiglia distingueva infatti i territori del Piemonte in 5 parti. Dove non si coltivava il riso. Dove c’erano le risaie. Dove non c’era abbondanza di acqua. E ancora, in Colline vinicole e Vallate alpine e dell’Appennino settentrionale.  In queste cinque aree, in cui sperimentò e attuò le possibili integrazioni che ne modificarono il paesaggio, egli sottolineava come si seguissero pratiche, abitudini, regole e tradizioni che mantengono ancora oggi una loro funzione influendo sull’uso del suolo, sulle coltivazioni e sulla produttività.

Esperienze che nel nostro territorio hanno trovato una felice soluzione nei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) del Peperone di Carmagnola, dell’Asparago Santenese, delle Ciliegie di Pecetto, della Cipolla di Andezeno, del Porro e del Coniglio grigio di Carmagnola, del Ciapinabò di Carignano, nel DOP delle Tinca poirinese. PAT integrati con l’orticoltura. La frutticoltura. I prati permanenti per fienagione. La coltivazione del mais e del grano. L’allevamento avicolo, di suini e bovini. La produzione di latticini e formaggi. La coltivazione di erbe officinali. La viticoltura delle colline del Roero e del Chierese. Il Pianalto, il Chierese e il Carmagnolese nella suddivisione cavouriana rientrano dunque tra le zone miste. Dove non c’è abbondanza d’acqua. Dove ci sono colline vinicole. Colline del Monferrato che fanno riferimento al Chierese le cui acque alimentano il bacino della Banna, compreso il Tepice. Colline del Roero che si affacciano sul Pianalto da Pralormo e Carmagnola apportando le loro acque al torrente Banna e al Torrente Stellone.    

La zona del Distretto del Cibo dimostra la validità di modelli adottati fino ad ora. Soluzioni che confermano quanto siano importanti per le aziende l’infrastrutturazione del territorio. In particolare per quanto riguarda il ciclo integrato dell’acqua, la ricerca e il vivaismo, la viabilità interna e internazionale, la rete ferroviaria, la rete di distribuzione dell’energia e del web, la rete di stoccaggio, di trasformazione, di distribuzione, di commercializzazione e le relazioni con l’Area Metropolitana, l’Italia e l’Europa.

Parlando del passato e del presente del Distretto del Cibo inevitabilmente si fanno i  conti con il suo futuro. Un destino in bilico tra l’indispensabile rinnovamento generazionale delle risorse umane impegnate nelle aziende agricole e le politiche di autonomia alimentare e di accessibilità al cibo sostenibile e di qualità. Un futuro di un paesaggio rurale indirizzato verso la produzione di cibo sottoposto alla concorrenza di prezzo e di costi proveniente dalla Penisola, dall’Europa e dal Mondo.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 29 maggio 2022

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