No al mega allevamento di maiali a Ternavasso. Puntata 348

SANTENA – 2 luglio 2023 – Non si fa. Se ne parlava dall’agosto 2022. Hanno ritirato il progetto dell’allevamento di suini perché Poirino non ha dato il permesso di costruire. Il Comitato Pro Ternavasso ha condotto una moderna battaglia di civiltà che vale per il Torinese, il Cuneese, il Piemonte e per l’Italia.

Ternavasso, l’area del progetto dell’allevamento di suini. (Qui sopra e otto: immagini del 2 luglio 2023)

Per ora hanno vinto. E’ stata una bella prova. Utile per chi opera e vive nel Bacino Idrografico della Banna. La terra dove Camillo Cavour e i suoi contemporanei hanno sviluppato l’agricoltura e l’allevamento moderni. Tutto è avvenuto alla luce del sole. Senza sotterfugi. Il cuore in mano, la schiena dritta. Lo sguardo fiero di chi democraticamente difende i propri interessi e diritti individuali e quelli della intera comunità. Il riferimento è ovviamente alle persone che hanno dato vita al Comitato Pro Ternavasso. In particolare a Paolo Thaon di Revel, proprietario del Castello e del Parco Kurteniano di Ternavasso, a Francesco Roccia, del confinante golf club “I Girasoli” di Carmagnola e a Luca Bondi, inossidabile imprenditore agricolo, tennista, architetto, legale rappresentante de “Il Poggio Agrisport” di Poirino, Borgata Ternavasso. Al Comitato va riconosciuto il merito di aver creato una rete con le istituzioni del territorio. Con il Distretto del Cibo e il Comune di Carmagnola, da subito schierati per il no al mega allevamento.

Naturalmente del Comitato Pro Ternavasso non c’è traccia nella Determinazione Dirigenziale n° 3905 DEL 27/06/2023 della Città Metropolitana Torinese con la quale si prende“atto che in data 21/06/2023 (prot. CMTO n. 85047 del 21/06/2023) l’Azienda Agricola Marchisone Angelo… ha richiesto il ritiro del progetto denominato “Realizzazione di nuovo allevamento suinicolo” di cui alle istanze presentate in data 17/08/2022 localizzato in Comune di Poirino e l’archiviazione delle pratiche di VIA e di AIA e di tutte le ulteriori autorizzazione correlate riservandosi la possibilità di presentare nuova istanza in seguito a rilocalizzazione.

Con il ritiro del progetto la partita si è fermata prima che iniziasse. Eppure buona parte di ciò che è successo, senza ombra di dubbio, è merito del Comitato. Nei mesi scorsi in tanti dicevano che la cosa era ormai decisa.“Aspettano solo l’esito della Conferenza dei Servizi”. Per costoro ogni resistenza era inutile. Troppo forti gli interessi dei suinicoltori cuneesi e loro soci. L’allevamento si sarebbe fatto nonostante l’impatto ambientale, odorifero, sociale, occupazionale ed economico sul territorio circostante. Quelli del Comitato, al contrario, dicevano che la battaglia doveva ancora incominciare. Le aziende della ristorazione, delle attività sportive, ricreative e ricettive, gli abitanti della borgata e i proprietari dei beni culturali erano in allarme. Si stavano organizzando, anche con uno studio di avvocati, per tutelare i loro interessi in evidente conflitto con quelli di Marchisone. Il mega allevamento di maiali ha purtroppo una caratteristica che lo contraddistingue. A differenza di altre attività agricole, l’impatto determinato dal suo insediamento è “invasivo” per chi gli è intorno. Perché non è integrabile con le persone e le imprese che gli stanno accanto. Anzi può causare danni e svalutazioni permanenti che ledono interessi imprenditoriali e di vita, presenti e futuri. 

Quella combattuta è una battaglia di civiltà di cui tutti dovrebbero essere orgogliosi, che sarebbe sicuramente piaciuta ai contemporanei di Giuseppe Thaon di Revel, il primo comandante dell’arma dei carabinieri e a Camillo Cavour, il padre della Patria. I più grati dovrebbero essere i cittadini poirinesi. Grazie all’azione del Comitato si è evitata una grossa grana. Perché la vicenda sembrava partire col piede sbagliato. Ma come? Solo pochi mesi prima il Comune aveva proposto di far diventare sito Unesco il territorio del DOP della Tinca Gobba Dorata del Pianalto ed ecco che all’improvviso, proprio al centro del sito, si prospettava un mega allevamento di maiali. Per questo fin da subito il Comitato ha puntato il dito sulla destinazione d’uso dei terreni. In ballo però c’erano altri elementi sensibili. Come le distanze minime dalle abitazioni, dalle attività ricettive, alberghiere e sportive già insediate. Come l’impatto sull’ambiente, il paesaggio e la viabilità. Nonché i danni causati alle imprese circostanti. Una vicenda che il SUAP del Comune di Poirino ha finalmente risolto in due mesi e mezzo “con nota prot. n. REP_PROV_TO/TO-SUPRO/0066141 del 12/06/2023 comunicando alla Società proponente, in relazione all’istanza di permesso di costruire del 27/03/2023 prot. n. 4038,  il rigetto e l’archiviazione della stessa”.

Per ora la faccenda si è chiusa. L’allevamento di minimo 8.500 suini in uno dei luoghi più importanti del paesaggio, della storia e della cultura della Provincia Torinese e del Piemonte non si farà. Per ora.  Ma prima o poi nel Bacino della Banna – non si sa dove, come, da chi, quando e per quale quantità – il problema si riproporrà. Per questo non c’è da tirare i remi in barca.

Ed ecco che l’idea – riprendendo l’ipotesi originaria del Comune di Poirino – di fare sito UNESCO il territorio del Pianalto e del confinante Roero assume per i cittadini e le imprese un nuovo significato. Basato su un modello di sviluppo sostenibile che punta sulla qualità e sulle opportunità di lavoro, di investimento e di vita come nel contiguo Paesaggio Vitivinicolo. Un modello fondato sulla produttività e laboriosità di piccole-medie aziende agricole, industriali, agroalimentari, artigianali, turistiche, ricettive, ricreative, commerciali e della ristorazione che nell’associazionismo e nel fare rete sono una soluzione alternativa a una “industrializzazione quantitativa agricola” che non sarà mai in grado di reggere la concorrenza con altri territori italiani, europei e globali.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 2 luglio 2023.

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