SANTENA 11 novembre 2024 – Sabato 9 novembre, in chiesa parrocchiale, si è svolta una messa con autorità e organizzazioni di protezione civile comunale per ricordare il trentennale dell’alluvione in città.
La messa è stata celebrata dal parroco don Beppe Zorzan che, in apertura, ha detto: «Questa sera ci troviamo uniti per ringraziare il Signore per l’opera importante che tutti i volontari hanno svolto trent’anni fa in occasione dell’alluvione che, a inizio novembre 1994, ha colpito la nostra città di Santena. Ringraziamo il Signore per i volontari delle varie associazioni della nostra comunità, ma anche tutti i volontari che sono arrivati da fuori per aiutarci, nel momento di prima emergenza, a seguito dell’esondazione». Il parroco ha ricordato la vittima dell’alluvione in città: Anna Villa, 78 anni.
Tra i presenti, schierati nei banchi delle prime fila: Roby Ghio, sindaco, con tanto di fascia tricolore; Paolo Romano, vicesindaco; Enrico Arnaudo, presidente del Consiglio comunale; Silvia Migliore, assessora; Ugo Cosimo Trimboli, assessore; Elena Benente, consigliera comunale. Tra i presenti anche Walter Mastrogiovanni, coordinatore cittadino del volontariato di protezione civile. Ancora nelle prime file, i volontari gialli della Protezione civile Gres; gli alpini con tanto di K-Way azzurro e cappello con l’immancabile penna; i volontari dell’associazione bersaglieri; i volontari della locale Cri, di rosso vestiti. Schierati a lato dell’altare i gonfaloni: quello della città di Santena, sorretto dall’agente della Polizia locale Jarek Mancin. Ancora tra le autorità, tra i banchi, Enrico Floccari, vicecomandante della Municipale. Questi i gagliardetti presenti: Associazione bersaglieri; Associazione santi medici Cosma e Damiano; Protezione civile Gres; Avo Santena; Associazione Le radici la memoria; Gruppo Polisportivo San Luigi. Sparsi tra i banchi altre autorità, tra cui Giovanni Ghio, vicesindaco nei giorni dell’esondazione e Agostina Genero, presidente Associazione produttori asparago di Santena e delle Terre del Pianalto. Poi, come sempre qualcuno me lo sarò perso…
Durante l’omelia, il parroco don Beppe Zorzan ha detto questo: «Gesù ci indica come agire rispetto agli altri. Dobbiamo aiutarli e rispettarli. Con tutta la nostra vita. Con tutto il nostro cuore. Dobbiamo amarli senza limiti. L’amore vero non pone limiti». Il parroco ha aggiunto: «Noi oggi siamo qui per ricordare il tragico evento che ha toccato la nostra cittadina. L’alluvione nel 1994. Alluvione che ha devastato la città. Alluvione che ha visto la generosità di tante persone del nostro paese nei confronti di altri santenesi. Tanti hanno aiutato. L’allora parroco don Giancarlo Avataneo ha aperto le porte della chiesa parrocchiale, dando rifugio nella notte a oltre cento cittadini santenesi. Vanno ricordati anche i tanti volontari arrivati da fuori della nostra cittadina per dare una mano. Il volontariato è questo: donarsi completamente agli altri. Il volontariato esprime generosità. Un aiuto incondizionato nei confronti di tutti quanti sono in situazione di difficoltà o di bisogno». «Il volontariato soprattutto nei momenti di calamità che riguardano città e zone del Paese – ha aggiunto il parroco – emerge spontaneo, arrivando da tutte le parti. Spesso assistiamo alla generosità del popolo italiano che corre in soccorso e si stringe attorno a chi è nel momento di bisogno». Poi il parroco ha proseguito dicendo questo: «Il volontariato non ci deve essere solo per grandi eventi. Ci dovrebbe essere un volontariato continuo per la vita quotidiana. A servizio dei nostri Comuni, della cittadinanza che ha bisogno. Invece oggi il cuore di tante persone tende un po’ a vivere per se stessi. Le persone sono individualiste. Guardano solo ai propri fatti. Dico questo pensando alla fatica che fanno tante nostre associazioni, nel cercare nuovi volontari. Nel cercare persone che collaborano, che si rendono disponibili a prestare servizio per la città. Anche a Santena, nell’ambito dell’associazionismo, spesso si vedono sempre le stesse persone che si danno da fare».
Il parroco don Beppe Zorzan ha chiuso così l’omelia: «Chiediamo al Signore che susciti, nel cuore di tutti noi, il desiderio di mettersi a servizio del bene comune. Di servire gli altri, non soltanto in occasione delle grandi calamità. C’è bisogno di volontari nella vita quotidiana, per il bene e a servizio della nostra città. Per renderla più bella. Fraterna. Disponibile nei confronti di tutti. Ringraziamo il Signore per tutte le persone che reagiscono in questi momenti di grande difficoltà, ma anche tutti coloro che, quotidianamente, sono a servizio della nostra città, come dell’intero Paese. Preghiamo il Signore affinché nelle grandi calamità abbiamo sempre la capacità di risorgere, di rialzarci. Di ritrovare ciò che veramente ha valore e significato per il bene di tutti quanti. Attraverso il volontariato possiamo collaborare, sempre di più, insieme. Il Signore ci aiuti a guardare dentro noi stessi, per vedere ciò che tutti noi possiamo dare. Per l’impegno degli altri e per il bene comune. La prima cosa che abbiamo a disposizione la prima ricchezza che possiamo condividere è il nostro tempo. Ognuno di noi ha ben presente il tempo che può dedicare allo studio, al lavoro, alla famiglia. Ma sa anche quale potrebbe essere l’impegno da dedicare a servizio degli altri».
La celebrazione in chiesa parrocchiale si è chiusa con la lettura della Preghiera del Volontario della Protezione Civile.
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Ecco il testo della preghiera:
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“Signore,
fa che questa tuta non debba mai sporcarsi di sangue,
ma che sia simbolo di armonia e infonda fiducia;
che queste corde non debbano mai sorreggere un ferito,
ma che servano da traino per diffondere l’amore e la solidarietà;
che i nostri fari servano ad illuminare soltanto volti sereni,
che la nostra barella trasporti solo allegria;
che le nostre manichette restino sempre asciutte;
che i nostri cani siano solo fedeli e giocosi compagni di vita e
che dalle nostre radio si diffondano solo messaggi di pace e di speranza;
che i nostri attrezzi siano strumenti per una vita migliore;
che i nostri mezzi portino solo pace e serenità e che la nostra pala rimanga per tutti, solo il simbolo della fatica e della partecipazione.
Signore,
quando tutto questo non sarà possibile
sostienici nella nostra attività di soccorso che oltrepassa tutte le barriere ideologiche razziali e sociali
e se mai ci fosse la necessità,
anche con tutti i nostri difetti e le manchevolezze umane, là, assistiti dal nostro Patrono Padre Pio,
noi saremo pronti:
per limitare i danni che l’uomo ha causato;
per portare anche un semplice sorriso ed esprimere il significato della vera solidarietà.
Aiutaci ad aiutare chi si trova nella sofferenza, nelle ostentazioni, nelle calamità.
Amen”.
Chiusa la celebrazione, tutti davanti all’altare per la foto.