SANTENA – 4 aprile 2024 – Resoconto del recente viaggio a Lucca dell’Unitre Santena Cambiano. Il contributo è di Gianfranco Bordin, Presidente Unitre Santena Cambiano.
Siamo stati a Lucca, un breve soggiorno di due giorni in una bella città dell’alta Toscana. La pioggia ed il maltempo, che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio e il giorno di sabato, ci paiono ormai una sorta di suggello e di certificazione della buona qualità della scelta della destinazione proposta, considerato che questo succede ormai da qualche anno e che il giudizio finale raccolto tra i partecipanti e pur sempre positivo. Spostarsi a piedi, al buio, ancor prima delle sei del mattino per raggiungere il luogo di ritrovo concordato, diventa comunque una interessante esperienza sensoriale. Nessun rumore di automobili in circolazione neppure in lontananza, solo lo scalpiccio sincopato di passi sul selciato o sul tratto “gommato” della passerella sul Banna di chi si va ad assemblare con le altre venti persone in attesa e l’insistente cinguettio di stormi di uccelli che annunciano invano quella che potrebbe essere un inizio di primavera. “Buon giorno, come state?…”, “ Anche voi qui?…”, “Speriamo che il tempo migliori!”. Partenza.
Dopo circa trecento chilometri siamo a Lucca. Città di antica storia, antico villaggio etrusco, orgoglioso e libero comune e capitale di un piccolo contado nell’XI secolo e poi fiorente e ricca Signoria e Repubblica, sempre contesa da Pisa e Firenze e la scelta conseguente, quindi, di dotarsi di massicce mura che la città esibisce orgogliosamente e per le quali è universalmente conosciuta. Un’epoca di divisioni e di lotte per il potere anche sanguinose che, come sosteneva il grandissimo Orson Welles ne “Il terzo uomo”, non hanno comunque impedito la nascita e lo sviluppo di un periodo di grande splendore, il Rinascimento italiano, che qui ha depositato tracce ancora pienamente visibili ad ogni passo percorso nel centro storico di impianto medievale e rinascimentale, con le sue disadorne, ma parimenti armoniose architetture di necessità o di affermazione di un potere imposto con la forza della ricchezza accumulata con gli affari e i commerci. Sono continui riposizionamenti all’interno di un coacervo di relazioni via via contrattate con il Signore del momento, ridefinite e suggellate da contratti matrimoniali o rapporti commerciali. Sono tempi, però, in cui occorre anche porre un confine alle intemperanze di un potere residuale di chi pretende di renderlo ben visibile con la edificazione di torri sempre più elevate. Stabilito per tutti questo limite, molto furbescamente il potente rappresentante di una ricca famiglia di banchieri Paolo Guinigi, al fine poterlo superare, fa piantumare alcuni alberi sulla sommità della sua torre. La salita sulle basse e massicce mura, che si sviluppano per quattro chilometri e mezzo intorno al centro storico, e la sua vista dall’alto rappresentano una sorta di “presa di possesso” della città, prima di inoltrarsi tra i suoi vicoli e piazze sempre sotto una pioggia leggera e insistente e dopo un ricostituente intervallo seduti ai tavolini di un bar o di un ristorante davanti ad un piatto di “pici cacio e pepe”. Lucca, superate le Alpi Apuane, è stata sempre una importante tappa sulla Via Francigena, percorsa fin dall’anno mille dai pellegrini diretti a Roma ed in Terra Santa. Qui giunse, ben cinque secoli prima, Frediano incaricato dal Papa, insieme all’altro grande monaco irlandese Colombano, oggi sepolto a Bobbio, di riportare alla fede cristiana le popolazioni e richiamare le comunità all’ortodossia e alla fedeltà al vescovo di Roma. Oggi la Basilica di San Frediano ospita la tomba del santo. L’edificio è stato edificato in stile romanico e presenta una facciata sormontata da una sorta di edicola finemente decorata con le immagini di un prezioso mosaico. È una delle “cento” chiese edificate nei secoli per volere delle ricche famiglie, delle corporazioni artigiane e mercantili, delle confraternite e ordini religiosi presenti nella città. Incontriamo così la Cattedrale di San Martino edificata in stile gotico-romanico che conserva, tra le altre opere, una “Ultima Cena” del Tintoretto e ancora, nella sacrestia a destra dell’altare, il cenotafio famoso di Ilaria del Carretto.
Troviamo la chiesa di San Michele nell’omonima piazza che oggi occupa lo spazio dell’antico foro romano. Costruita a partire dall’XI secolo in stile romanico, presenta una facciata ornata alla base di semicolonne, a sua volta sormontata da altri quattro ordini sovrapposti di piccole colonne e dalla statua dell’arcangelo Michele. Una curiosità: sui capitelli di queste colonnine sono scolpiti i visi di alcuni personaggi che appartengono alla nostra storia anche recente come Dante, Vittorio Emanuele II, Cavour ed altri. La visita del mattino dopo alla mostra delle Antiche Camelie è la seconda ragione per cui abbiamo organizzato questo viaggio in Lucchesia. Percorriamo, finalmente sotto un cielo rasserenato, strade di campagna affiancate da fossi e canali e da basse colline e rilievi di terreno più simili a tumuli kurgani, tra campi d’erba e raccolti nuclei di case, a loro volta circondati da orti domestici e piantagioni di ulivi.
Arriviamo al Borgo delle Camelie con qualche difficoltà, anche sbagliando il percorso, poiché le indicazioni stradali sono scarse e il navigatore ce le fornisce errate. La piantagione di camelie di oltre mille “cultivar” dai colori variegati e incredibili (è però del tutto assente il colore giallo) si inerpica su un territorio perpendicolare al torrente sottostante, un vallone stretto che gode di un microclima favorevole e soprattutto ricco di rogge di raccolta di un’acqua sorgiva scarsamente mineralizzata e adatta allo sviluppo della pianta. Il successo ormai consolidato di questo annuale appuntamento con i colori è reso evidente dai differenti idiomi che si possono ascoltare nella visita al sito, dalla presenza dei molti stranieri che, come noi, si sono inerpicati fin qui per partecipare a questo rito. Il pomeriggio di visite della stessa domenica è dedicato alla Villa Reale di Marlia.
È un complesso, oggi esteso per 17 ettari, di antiche origini altomedievali comprendente alcuni edifici ed estesi tratti di parco perfettamente tenuto e curato, solcato da brevi corsi d’acqua. È una proprietà passata di mano molte volte tra famiglie appartenenti alla nobiltà della loro epoca: la famiglia Orsetti, poi Elisa nominata principessa di Lucca e Piombino dal generoso fratello Napoleone Bonaparte, sempre molto propenso a “sistemare” convenientemente i familiari nei punti chiave del panorama politico europeo. Elisa ha comunque il merito di essersi dedicata con passione alla cura della proprietà, disponendo interventi ancora oggi visibili sul palazzo detto dell’Orologio, rielaborati secondo i canoni dello stile neoclassico, e sul parco che fa ridisegnare secondo la moda del giardino romantico o all’inglese. Restano comunque visibili angoli che richiamano alla teatralità del giardino barocco con piscine, statue di personaggi della mitologia classica, getti d’acqua, piscine e fontane e siepi sapientemente posizionate a creare le quinte del rilievo di terreno utilizzato e trasformato in palcoscenico.
Negli anni venti del 900 i Conti Pecci-Blunt la trasformano in una sorte di “buen retiro” per una borghesia che penso si senta assediata e che, per questo, si circonda di artisti e scrittori quali nuovi profeti ed interpreti dei tanti “ismi” che definiscono i concitati sommovimenti politici, sociali, artistici di quel tempo: comunismo, interventismo, fascismo, futurismo, espressionismo letterario, teatrale e cinematografico, Weimar, nazismo ecc. Gli attuali proprietari, che hanno acquisito la proprietà in tempi recenti, sono impegnati in una meritevole operazione di restauro, conservazione e valorizzazione dell’esistente, consentendo anche al pubblico, e a noi, di potervi accedere. Siamo infine arrivati a Santena alle 21, con soddisfazione di tutti i partecipanti. Alla prossima.
Gianfranco Bordin
Presidente Unitre Santena Cambiano