«Lo smartphone ai figli va fornito tra la terza media e la prima superiore. Non prima». Così l’agente della Polizia locale di Torino Marcello Di Lella, a genitori e insegnanti. Riuniti a Santena

SANTENA – 7 aprile 2025 – I rischi delle tecnologie per i minori. Tutto quello che gli adulti dovrebbero sapere. Questo il tema dell’incontro, svolto il pomeriggio del 4 aprile 2025, in biblioteca civica Enzo Marioni. Marcello Di Lella, assistente della Polizia locale di Torino, ha dialogato con insegnanti e genitori. Nella seconda parte dell’incontro è stata mostrata la restituzione dell’attività svolta con gli alunni delle classi quarta e quinta elementare.

 



Marcello Di Lella, assistente della Polizia locale di Torino, lavora nel reparto di polizia giudiziaria e si occupa di informatica forense. Analizza i dispositivi con i quali vengono commessi illeciti, molti dei quali vedono minori come vittime, per andare a ricercare fonti di prova.

Quali sono stati i risultati del questionario somministrato agli studenti santenesi?
«A Santena, c’è una situazione sicuramente particolare. Sulla deprivazione del sonno rispetto alla pervasività del mondo digitale, sull’utilizzo precoce e prolungato dello smartphone, la situazione santenese non è eccessiva. Perché l’ambito provinciale è sempre un pochino più protettivo rispetto a quanto succede nei capoluoghi di Provincia. Questo può anche essere un difetto, un problema. Può essere controproducente. Perché poi ci troviamo con bambini che crescono e vanno a scuola a Torino. Dove trovano ragazzi e ragazze che invece hanno caratteristiche completamente diverse rispetto a loro, che sono stati tenuti un po’ in una campana di vetro. Ci può essere una scoperta del digitale che diventa traumatica».

Quale cammino hai percorso con gli studenti santenesi?
«Quest’anno ho lavorato con tutte le classi quarte e quinte della scuola elementare.  5 quarte e 5 quinte. Abbiamo fatto un lavoro specifico, con attività pratica, un incontro di due ore e un incontro con i genitori. Quello di oggi. Non solo, ho lavorato anche con studenti più grandi, delle medie. Con l’amministrazione comunale e la biblioteca sono stati coinvolti ragazzi in ambito sportivo. Ho svolto un incontro con ragazzi, genitori e allenatori di due società sportive, di volley e calcio.

A livello scientifico quali sono le indicazioni rispetto all’età in cui dare uno smartphone ai propri figli?
«Il periodo indicato dagli esperti è l’estate in cui gli studenti passano dalla classe terza media alla prima superiore. Diciamo però anche subito che gli esperti ci dicono innanzitutto che i principali esperti sono proprio i genitori. Un genitore è in grado di capire se il limite dei 14 anni può essere derogato, ma non oltre un certo limite. Il genere femminile ammette deroghe, ma questo comporta anche dei rischi. Legati al fatto che le femmine si espongono sui social media in modo diverso. E questo comporta rischi diversi. Per questo motivo i genitori devono tenere presente che, per mettete nelle mani dei figli uno smartphone, la stella polare va dalla terza media alla prima superiore, non prima. Poi però, sempre gli esperti, ci dicono chiaro che occorrerebbe sintonizzarsi un po’ di più con i figli. Spendere più tempo nello stare con loro. Soprattutto non delegando a un filtro la funzione genitoriale. Perché a volte può essere controproducente installare troppo precocemente un filtro parentale nei dispositivi dati in mano ai figli. Si rischia di stimolare nel figlio o nella figlia la possibilità che diventi hacker. Che in qualche modo superi il filtro, combinando però azioni che sono poi illeciti penali».

Perché se forniamo lo smartphone “tardi” non dobbiamo avere paura di fare dei nostri figli dei disadattati?
«L’adolescenza è un’età particolare, da sempre. Nell’adolescenza loro sviluppano competenze che gli psicologi chiamano “Life skill”, le competenze per la vita.  Sono la responsabilizzazione, la cooperazione con i pari, ma sono anche legate alle abilità relazionali. Tutte queste competenze si sviluppano bene nel mondo fisico. Se i nostri figli sono troppo sul digitale avranno dei deficit. E, quindi, non dobbiamo avere paura di non dare il digitale troppo presto. Perché è importante che, in adolescenza, i nostri figli stiano nel mondo fisico».

L’incontro di oggi si è chiuso con il suggerimento relativo ai giochi da tavolo.
«L’alternativa al fornire lo smartphone precocemente è fare appassionare i ragazzi a degli elementi ludici, che siano anche educativi. Il gioco in scatola rappresenta molto questo. Ma, ad esempio, è anche importante prevedere nel fine settimane giornate senza smartphone. Senza tecnologia. Si può andare al mare o in montagna, senza smartphone. Le foto si possono fare con una macchina fotografica…».

Il cammino intrapreso con studenti, educatori e genitori qui a Santena, come continua?
«Siamo al terzo anno. Il cammino proseguirà fin che ci sarà la volontà da parte dell’amministrazione comunale, dell’istituto comprensivo locale e della biblioteca civica che funge da capofila. Da parte mia registro un ottimo riscontro sia tra i minori e anche un po’ tra i genitori. E sono cosciente che coinvolgere gli adulti è più difficile…».

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IL VOLANTINO PREPARATO PER L’INCONTRO