SANTENA – 2 giugno 2025 – Il 6 giugno è in agenda la commemorazione del 164° anniversario della morte di Camillo Cavour. Una cerimonia, unica nel suo genere, organizzata dalla Fondazione Cavour, dagli Amici della Fondazione e dalla Città di Santena.
L’OMAGGIO ALLA MEMORIA Grazie al contributo di: Associazione Produttori Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto, Ristorante “La Locanda del Cont”, Lenti Rugger, Macelleria Crivello, Vergnano Caffè, Grissinificio Feyles, Banda Musicale “Canonico Serra”, Pro Loco Santena, Fantolino Uova, Ires riso Gran Cavour, Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese, Enoteca Regionale Piemontese Cavour di Grinzane Cavour, Ristorante Andrea-Poirino, Distillerie Vincenzi, SERMIG Arsenale dell’Armonia di Pecetto.
La manifestazione è curata con la collaborazione di: Città di Torino e di Santena, Regione Piemonte, Fondazione Camillo Cavour di Santena e Associazione Amici Fondazione Camillo Cavour.
NOTA Il tempo che passa da Leone XIV a Leone XIII a Pio IX sembra lontano ma i temi dell’emigrazione, degli equilibri internazionali, del rapporto con la tecnologia e del lavoro restano sempre attuali. A Santena tutto l’anno si ragiona su ciò che hanno fatto i nostri antenati risorgimentali. Ci si interroga su come si è affrontata la questione sociale e l’emersione di nuovi interessi nella società, prima nell’Italia da unificare e poi nell’Europa unita. Su come nell’Ottocento la questione sociale scoppiata con la rivoluzione tecnologica e con la nascita delle industrie impose un profondo rinnovamento alla Chiesa e allo Stato. Sul ruolo assunto dai nuovi ceti emergenti –operai e imprenditori– che chiedevano non solo libertà di coscienza, non solo nuovi servizi pubblici e privati, ma di essere rappresentati negli organi di governo in cui si decidevano le tasse e la distribuzione della ricchezza prodotta. Un dato è certo. Il nuovo Stato di diritto di impronta laico liberale prendeva forma contestualmente allo stato sociale di stampo cattolico grazie al contributo determinante di Giulia e Tancredi di Barolo, Maria Dominici, Ferrante Aporti, Giovanni Bosco, Maria Mazzarello, Leonardo Murialdo, Giuseppe Cafasso, Giuseppe Cottolengo, Giuseppe Marello, Giuseppe Allamano, Francesco Faà di Bruno. Come si vede, nonostante la contrarietà di Pio IX, l’Italia unita nasceva grazie alla partecipazione attiva dei Cattolici, nei quali si collocavano il riformista Camillo Cavour e tanti suoi contemporanei.
“Sono Cattolico e voglio morire nella mia religione”. Così disse, nel 1856, a Ruggero Gabaleone di Salmour il nostro Camillo Cavour. Lo Statista che ha basato la sua azione politica sul principio di “Libera Chiesa in libero Stato”, sulla separazione dei poteri e sulla rappresentanza degli interessi sociali emergenti nella società, sulla necessità delle riforme. Significativa è la conclusione del suo editoriale, un vero e proprio manifesto del Riformismo, pubblicato sul primo numero de “Il Risorgimento” il 15 dicembre 1847 : “Facciamo sì che tutti i nostri concittadini, ricchi e poveri, i poveri più dei ricchi, partecipino ai benefici della progredita civiltà, delle crescenti ricchezze, ed avremo risolto pacificamente, cristianamente il gran problema sociale, ch’altri pretenderebbe sciogliere con sovversioni tremende e rovine spaventose”.
Nell’Ottocento l’incontro del Cattolicesimo con l’Illuminismo, la rivoluzione tecnologica, la crescita demografica, l’associazionismo e la Costituzione del 1848 determinarono un profondo cambiamento nella cultura e negli assetti sociali e politici. Protagonisti di quella stagione furono i Cattolici riformatori, tra i quali spiccavano Antonio Rosmini e Alessandro Manzoni: amici, interlocutori e collaboratori di Camillo Cavour. Nel 1861, il 27 marzo, a Torino, su proposta del conciliatorista Camillo Cavour, il Parlamento Italiano, in anticipo sul 1871 proclamò significativamente Roma –città eterna, repubblicana e imperiale, sede del Papato e dell’universalismo cattolico– capitale d’Italia.
A Santena, il 6 giugno, parlando del contributo dei cattolici all’Unità d’Italia si vuole andare oltre alla interpretazione del processo di unificazione realizzato solo da una ristretta élite di nobili e militari, con un popolo inerme e distaccato. Perché l’Italia Unita non è stata realizzata solo sui campi di battaglia o in ricchi salotti. Ma soprattutto nelle campagne, nelle piazze, nei commerci, nelle botteghe e nelle fabbriche in cui il popolo lavoratore e imprenditore produceva la ricchezza dello Stato utilizzata per realizzare scuole, ferrovie, esercito, strade, industrie, opere e servizi pubblici.
Pensandoci la storia si ripete. Oggi i Cattolici si trovano a fare i conti con un quadro complesso quanto quello del Risorgimento, dove pesano la rottura degli equilibri internazionali, la crisi dell’Unione Europea e la complessità del governo del Globo. Si parla di ieri per capire cosa fare adesso.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 2 giugno 2025