Santena, Tappa d’Italia. Puntata 266

SANTENA – 9 maggio 2021 – 4 giorni dopo la morte di Napoleone I, il Giro d’Italia oggi passa davanti alla tomba di Camillo Cavour. Intanto Telecupole fa una tre giorni, lunedì-martedì-mercoledì, ore 12, 30, sul patrimonio storico, agricolo e folcloristico di Santena. Intanto riapre il Castello Cavour. Auguri a Marco Boglione per la grossa gatta da pelare. Maggio prende il posto di mese pazzerello a marzo. 

Vista dai campi d’asparago la settimana è complicata come lo può essere anche una normale tappa di pianura del Giro d’Italia. La domanda è in forma e tira la corsa. L’offerta invece stenta a tenere il passo e sta in fondo al gruppo. L’influenza del clima quest’anno si fa sentire. La notte fa freddo. Quand’è così i germogli si guardano bene dal crescere in fretta. Perché la pianta d’asparago, dovendo perpetrare la specie, ragiona in modo diverso dai produttori e dai consumatori. Ed ecco che, se le condizioni climatiche non sono ideali, Lei rallenta il ciclo vitale, in attesa di temperature migliori.

La raccolta quest’anno è indietro. Si va, finora, con il freno tirato. La qualità è ottima, ma la quantità lascia a desiderare. In più sul ciclo della natura e del tempo adesso irrompono le nuove tecnologie. Quelle della moderna telefonia. WhatsApp, Facebook, SMS, Instagram, Satispay impongono ritmi scattanti, modificando le tradizionali relazioni. Risultato. Chi non prenota, oggigiorno rischia di andare in bianco.

Chi vuole mangiare asparagi buoni sa che tutto si gioca sulla freschezza del germoglio. Meno intervallo passa tra il momento della raccolta e quello del consumo, meglio è. Questo è il tempo zero. La volata con cui avviene questo passaggio è l’elemento in più che permette all’Asparago di Santena e delle Terre del Pianalto di essere competitivo nei confronti di quelli provenienti dal Sud Italia o dall’estero. Un fattore fondamentale che, abbinato alla qualità dei terreni, alle tradizionali abilità e alla qualità che le piccole aziende a conduzione famigliare sono in grado di garantire, fa la differenza. A ben pensarci non è nulla di nuovo. Tutto rientra nella tradizione. Perché già nei secoli e decenni scorsi, pur con mezzi meno veloci di trasporto e comunicazione, l’elemento di forza era la freschezza con cui l’asparago entrava nelle cucine dei Torinesi. Comunque, svoltata questa settimana, la situazione dell’offerta dovrebbe rientrare nella normalità tipica della metà della stagione.

Del resto questa prima parte di maggio ha sempre avuto connotati davvero singolari. Il passato lo insegna. Il 5 maggio è morto in mezzo all’Atlantico meridionale, sull’isola di Sant’Elena, Napoleone I. Successe duecento anni fa, nel 1821. Non ci fosse stato lui non solo la Francia, ma tutta l’Europa sarebbero diverse. Anche Santena non sarebbe la stessa. Vista la grande influenza esercitata dal Bonaparte sul sistema economico e sociale della città di Camillo Cavour. Basta pensare al ruolo avuto nel servizio al governo francese dai nobili locali, Benso di Cavour compresi. Per non parlare poi degli espropri dei beni religiosi. Dai quali dipese la nascita della “alta” borghesia santenese, alleata con la nobiltà.  Sorgeva allora l’alleanza tra nuove categorie portatrici di nuovi interessi che caratterizzerà la Restaurazione e il Risorgimento. Un periodo iniziato già durante l’età napoleonica. Evoluto dopo la fine del Bonapartismo. Cresciuto all’ombra della Santa Alleanza, per poi esplodere nel 1848. Nel “Quarantotto” l’emergere di nuove categorie sociali farà da innesco alla rivoluzione che sfocerà con l’affermazione, 160 anni fa, della prima fase del processo di Unificazione dell’Italia.  I simboli della Restaurazione a Santena sono la Cascina Nuova del Castello Cavour e la Cascina Mazzetta. La cascina Mazzetta, quella delle uova adesso chiusa e ridimensionata, è un esempio di ciò che accadde nel concreto nella società in conseguenza della Rivoluzione Francese. L’acquisizione da parte della famiglia di Ercole Cavaglià- Cavajà-Cavalià, Ercolin, della proprietà del Capitolo della Collegiata del Duomo di Chieri e della famiglia Tana segnò il passaggio all’alleanza tra nobiltà e alta borghesia tipica della Restaurazione. Un’associazione basata sulla conversione di questi ceti verso l’imprenditorialità nel settore dell’agricoltura e successivamente nel settore industriale, immobiliare e dei servizi.

E che dire poi dei giorni d’inizio della Seconda guerra d’Indipendenza, che iniziò il 27 aprile 1859? Quel geniaccio di Cavour, che in questi giorni sfreccia vestito di rosa in bicicletta tra le vie di Santena come un novello Filippo Ganna, la fece grossa. Così come i Russi avevano fermato i Francesi incendiando Mosca, stavolta gli Italiani del Regno di Sardegna bloccarono l’esercito austriaco con l’acqua. L’ordine era preciso: bisognava inondare artificialmente la pianura vercellese per impantanarli. Non era una novità. Già lo fecero nel 1672 i protestanti, barbetti, olandesi per fermare l’avanzata dell’esercito francese. Il coordinamento e la logistica fu affidata all’ingegner Carlo Noè e ai suoi tecnici. Ma l’operazione non sarebbe mai riuscita se a collaborare non ci fosse stata la popolazione locale che aiutò ad aprire le chiuse e a far le brecce negli argini, accettando i danni conseguenti all’inondazione delle terre.

Il contributo enorme dato dal popolo al Risorgimento fu riconosciuto da Camillo Cavour nel secondo discorso al Parlamento del 22 giugno 1860. Alla faccia di chi continua a dire che l’Unità d’Italia è stata realizzata da una piccola minoranza élitaria.

Intanto per il Castello Cavour inizia l’epoca del dopo Covid-19. Compito del Presidente Marco Boglione e della sua squadra è creare relazioni con il contesto torinese, piemontese e nazionale in cui inserire lo straordinario patrimonio culturale, paesaggistico, storico e turistico che gli eredi dei Benso hanno lasciato in dono alla Città di Torino e agli Italiani.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 9 maggio 2021